Le Refuge, la rete francese di rifugi per i giovani LGBT
Articolo di Jean-Paul Augier* pubblicato sul sito del mensile protestante Évangile et Liberté (Francia) il 16 maggio 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
In Francia il matrimonio omosessuale è stato introdotto nel 2013, ma il Paese sta vivendo una nuova ondata di omofobia (1). Secondo il rapporto annuale 2017 dell’organizzazione SOS Homophobie, gli atti di ostilità nei confronti delle persone omosessuali e transgender sono aumentati del 19,5% nel 2016. Ricordiamo che, all’epoca degli accesi dibattiti che hanno portato all’approvazione del matrimonio omosessuale, gli atti omofobi erano aumentati esponenzialmente (+27% nel 2012, +78% nel 2013). Purtroppo, l’odio nei confronti delle persone LGBT “persiste, si amplifica e mette radici sempre più profonde nella nostra società”, secondo le parole del rapporto. Un quarto delle vittime ha meno di 25 anni.
È proprio per compensare la mancanza di reazioni, da parte della politica, di fronte all’omofobia che tocca i giovani che è stata creata nel 2003 a Montpellier l’associazione Le Refuge, che in seguito si è diffusa in tutta la Francia metropolitana, nell’isola della Réunion e nella Guyana Francese.
Il suo scopo primario è evitare il suicidio dei giovani LGBT più fragili, fornendo loro “un’oasi di pace”, uno spazio di calore e aiuto professionale che permetta loro di ricostruirsi. Alcuni vivono male la loro omosessualità, quando addirittura non la negano, ma tutti sono stati vittime di violenze psicologiche e/o fisiche, a volte sin dall’infanzia, più spesso dopo il loro coming out di fronte alla famiglia o agli amici.
Molte di queste famiglie sono credenti, musulmane o cattoliche praticanti; c’è anche qualche famiglia evangelica conservatrice. Le Refuge è laico ma certamente non ostile alla religione; l’accompagnamento dei giovani LGBT credenti può comprendere l’intervento di personale religioso esterno.
Questi giovani sono testimoni di una grande violenza famigliare. Nabil, con le lacrime agli occhi, racconta di essere stato sequestrato con l’uso di candelotti lacrimogeni; per più di sette anni la sua famiglia non gli ha parlato, ha evitato di mangiare con lui, “era proprio come se non esistessi”. Anche Samuel testimonia dell’ostilità quotidiana dei suoi genitori: “Non avevo il diritto di mangiare con la mia famiglia, non avevo il diritto di fare la doccia, non avevo nemmeno il diritto di lavare le mie cose, avrebbero di gran lunga preferito un figlio normale”. Un giorno, in pieno inverno, suo padre lo caccia di casa: “Mi ha preso per il collo e mi ha messo alla porta; nevicava, non avevo cappotto, non avevo niente”. Romana, invece, è stata obbligata ad andarsene dal rifiuto di sua madre: “Non ti voglio più vedere. Non riesco più a guardare le tue foto di quando eri piccola” ha detto a sua figlia lesbica.
Le Refuge offre alloggio ai giovani LGBT, di cui moltissimi si sono trovati per strada, provati da quella vita senza fissa dimora: li conforta, li ascolta, combatte i loro sensi di colpa.
L’associazione è formata da professionisti e volontari: alloggia temporaneamente i giovani e fornisce loro assistenza medica, sociale, psicologica e giuridica; inoltre, accompagna le persone che vogliono cambiare sesso. Se una persona assistita vuole ritornare in famiglia, si cerca con essa una mediazione; se invece decide di rompere con l’ambiente famigliare e il luogo in cui vive, Le Refuge la aiuta a cercare un alloggio e un lavoro. Lo scopo del Refuge, in ogni caso, è che tutte le persone che vi transitano si ricostruiscano e facciano la pace con loro stesse.
Nel 2016 sono stati ospitati 229 ragazzi e ragazze dai 18 ai 25 anni, ma questo non basta: le domande crescono di continuo. L’associazione ha messo in funzione un telefono amico, completo di servizio SMS, attivo 24 ore su 24 per i giovani LGBT in difficoltà: nel 2016 hanno contattato il servizio 1094 persone.
Le Refuge interviene sempre più spesso nei licei, perché è attraverso l’educazione che l’omofobia e la transfobia possono regredire.
(1) Gli atti di omofobia avevano conosciuto una flessione dopo l’introduzione della legge, ma nel 2014 sono aumentati.
* Jean-Paul Augier è laureato in storia contemporanea. È impegnato in numerose associazioni, come Évangile et Liberté e il Museo del Protestantesimo nel Delfinato.