Le relazioni omosessuali: la parola ai teologi cattolici
Articolo pubblicato nel dossier “L’Eglise et homosexualitè” (Chiesa e omosessualità) del quotidiano cattolico La Croix (Francia) il 21 aprile 2018, pag.4, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Se per la Chiesa Cattolica la relazione tra due persone dello stesso sesso non può essere equiparata al matrimonio, questa mancanza non annulla ciò che ci può essere di buono in tali relazioni: lo dicono i teologi.
I teologi stessi non nascondono il loro imbarazzo di fronte a questa grande contraddizione: se si apre il Catechismo della Chiesa Cattolica, il suo insegnamento sulle relazioni omosessuali è molto chiaro; se invece ci si confronta con la complessa realtà delle persone e delle loro storie, tale dottrina (e le sue formulazioni perentorie, come “atti intrinsecamente disordinati”) diventa, per molte persone, assai meno evidente, se non inaccettabile, tanto più di fronte ai molti casi di incomprensione, sofferenza e rifiuto.
“La Chiesa non dice che gli atti omosessuali non abbiano né valore né importanza; su questo punto non si pronuncia, salvo definirli ‘disordinati’, o piuttosto ‘non ordinati’, come dice il testo originale in latino” sottolinea padre Dominique Foyer, professore di teologia morale all’Università Cattolica di Lilla, ricordando “l’idea centrale” del testo, secondo il quale “tali atti non sono in armonia con il disegno creatore di Dio”.
Il giudizio della Chiesa sugli atti omosessuali va posto nel contesto del suo insegnamento sulla sessualità e il matrimonio, perché è una conseguenza diretta della dottrina che considera centrali l’alterità e la fecondità; per la Chiesa, infatti, un rapporto sessuale è legittimo solo quando si inserisce all’interno di una relazione amorosa tra un uomo e una donna che vivono uniti da un legame istituzionalizzato e aperto alla procreazione: “Secondo questa visione, tutto ciò che non entra in questo schema va considerato ‘non ordinato’” sottolinea suor Véronique Margron, teologa morale e presidente della Conferenza dei Religiosi e delle Religiose di Francia; tale definizione, perciò, vale, a differenti livelli, per tutte le relazioni al di fuori del matrimonio, che siano eterosessuali o omosessuali.
Al di là di queste formulazioni, la Chiesa tiene a precisare che tutte le relazioni omosessuali soffrono di una mancanza: “La Chiesa non può avallare questa idea di indifferenziazione, ovvero l’idea che le relazioni omosessuali sarebbero equivalenti a quelle vissute nel matrimonio tra un uomo e una donna” afferma il teologo domenicano Jean-Marie Gueullette, professore all’Università Cattolica di Lione. Tuttavia, “affermare che esiste una mancanza non significa condannare le persone” aggiunge; a suo avviso, la concezione tomista del male come mancanza di bene può evitare certe chiusure: “Per san Tommaso il male non esiste, è privo di esistenza, in quanto ogni esistenza partecipa dell’essere di Dio. Esso è mancanza d’essere, ed è per questo che è fonte di sofferenza per l’uomo. Nell’uomo non esiste dunque una bipolarità tra atti buoni e atti malvagi, bensì un continuum tra atti più o meno buoni o più o meno affetti dalla mancanza di bene”.
Tale lettura teologica permette di prendere in considerazione il fatto che le persone omosessuali impegnate in una relazione stabile e fedele “possano vivere qualcosa di bello, che le fa crescere” aggiunge padre Gueullette: “Se la Chiesa, nelle relazioni omosessuali, non vede che la mancanza, chi non vive l’assoluta continenza concluderà che essa non ha niente da dire, quando invece potrebbe accompagnare queste persone verso una vita migliore”. “L’accompagnamento delle persone deve essere in grado di apprezzare le virtù all’opera nella relazione: la fedeltà, il reciproco sostegno, la volontà di fare il bene dell’altro…” aggiunge suor Véronique Margron.
Questa apertura alla possibilità di un accompagnamento etico, anche per le persone lontane dalla Chiesa, richiama l’atteggiamento di papa Francesco, che fin dall’inizio del suo pontificato è stato sempre piuttosto discreto sulle questioni di morale sessuale: seguendo il suo esempio, ora la Chiesa si focalizza meno sulla sessualità genitale, prende maggiormente in considerazione il concetto di relazione e cerca di far crescere la persona all’interno della situazione in cui si trova. È questo lo spirito dell’esortazione apostolica Amoris laetitia, la quale pone l’accento sulla pedagogia divina, come ci ricorda suor Véronique Margron: “Dobbiamo essere in grado di dire loro che Dio si fa loro compagno lì nella situazione in cui si trovano”.
Testo originale: Sur les relations homosexuelles, l’Eglise cherche ses mots