Chiesa cattolica e persone Lgbt. Il vescovo Zuppi e “il ponte da costruire”
Riflessioni di Matteo Zuppi*, Arcivescovo di Bologna, pubblicate su Avvenire del 20 maggio 2018
Un ponte da costruire (Marcianum Press, 2018), così è stata tradotta l’opera di padre James Martin, Building a Bridge. L’attenzione non può che cadere su entrambe le metà del titolo. Innanzitutto ‘ponte’, espressione molto amata da papa Francesco, che mette in comunicazione molto rispettosa, possibilmente empatica e piena di sensibilità, due realtà presenti nella nostra stessa Chiesa: i pastori e l’insieme variegato e complesso delle persone omosessuali, che padre Martin – come spiega nel testo – preferisce indicare con la sigla Lgbt.
Senza alcuna intenzione ideologica, ma solamente con la volontà di indicarle con il nome che queste stesse comunità si sono date. È un necessario passo per avviare una comunicazione rispettosa. È innegabile la varietà delle posizioni che le persone omosessuali esprimono riguardo alla loro stessa condizione, tra esse molte non condivisibili; e ancor maggiore è la complessità del loro vissuto in relazione alla fede in Dio, nella comunità cristiana o lontana da essa.
Gli insegnamenti della Chiesa circa la condizione delle persone omosessuali sono chiari e sinteticamente espressi nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Essi sono il punto di partenza per padre Martin, il quale non vuole in alcun modo metterli in discussione. Questi insegnamenti non sono stati seguiti da una prassi pastorale adeguata, che non si limiti solo all’applicazione fredda delle indicazioni dottrinali, ma faccia diventare queste ultime un itinerario di accompagnamento. Di frequente l’approccio è stato finora solo in rapida risposta alle sollecitazioni opportune e non opportune di gruppi e persone omosessuali, spesso solo per il loro contenimento, soprattutto credenti (pur con prospettive a volte molto differenti sono indicative le esperienze di gruppi di cattolici omosessuali, tra i quali l’esperienza di Courage e di altri gruppi ospitati in parrocchie o diocesi del nostro Paese).
Le parole di Papa Francesco in Amoris Laetitia ci sollecitano ad un allargamento della prospettiva che traduca in itinerari pastorali la dottrina di sempre. «Nei riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita» (n. 250). Come più volte ci ha ricordato Papa Francesco, nella pastorale siamo chiamati a non accontentarci della semplice applicazione delle norme morali («Un Pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni ‘irregolari’, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone», Amoris laetitia, n.305), optando piuttosto per un vero e paziente accompagnamento (Accompagnare, Discernere, Integrare…) alla comprensione e assunzione vitale del messaggio evangelico da parte di ogni persona, senza riduzioni, con una sapiente pedagogia della gradualità che, tenendo conto delle particolari circostanze di ciascuno, nulla tolga all’integrità della fede e della dottrina. Questo è l’opportuno esercizio del ministero della Chiesa come Madre e Maestra.
L’intento del libro è questo: aiutare a maturare un atteggiamento di comprensione e capacità di accompagnamento dei pastori nei confronti dei fratelli e sorelle omosessuali ma anche viceversa, perché specularmente c’è la tentazione di chiudersi o di assumere posizioni ideologiche. L’aspirazione del libro è aiutare l’anelito ad una vita evangelica dentro la comunità cristiana e coltivare una relazione pastorale che porti frutti per il Regno. Nessun autentico cammino di crescita spirituale e morale può prescindere dalla verità del Vangelo e della dottrina; ma la carità e la verità evangelica nella pastorale esigono la disponibilità e la capacità al dialogo. E allora sì, c’è un ponte ‘da costruire’ – per venire alla seconda metà del titolo – con questa significativa porzione del popolo di Dio, le persone Lgbt, pur nella loro variegata espressione ecclesiale. Il non far niente, invece, rischia di generare tanta sofferenza, fa sentire soli e, spesso, induce ad assumere posizioni di contrapposizione ed estreme.
Tale ‘costruzione’ è un’operazione difficile, in divenire, come bene lascia intuire la traduzione italiana. Ce lo ricorda ancora Papa Francesco, in due passi molto profondi di Evangelii Gaudium: «A coloro che sono feriti da antiche divisioni risulta difficile accettare che li esortiamo al perdono e alla riconciliazione, perché pensano che ignoriamo il loro dolore o pretendiamo di far perdere loro memoria e ideali. Ma se vedono la testimonianza di comunità autenticamente fraterne e riconciliate, questa è sempre una luce che attrae. […] Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dell’amore. Che buona cosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto! Sì, al di là di tutto!» (nn. 100-101).
Il libro di padre Martin, uno dei primi tentativi a riguardo, è utile a favorire il dialogo, la conoscenza e comprensione reciproca, in vista di un nuovo atteggiamento pastorale da ricercare insieme alle nostre sorelle e fratelli Lgbt. Come ha già ben detto il Cardinal Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita della Santa Sede, questo libro è «molto necessario» e «aiuterà vescovi, sacerdoti e operatori pastorali (…) ad essere più sensibili verso i membri Lgbt della comunità ecclesiale cattolica». Inoltre «aiuterà anche i membri Lgbt a sentirsi più a casa propria in quella che, dopo tutto, è anche la loro Chiesa».
* Prefazione di Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna, al libro di James Martin. Un ponte da costruire: Una relazione nuova tra Chiesa e persone LGBT, Marcianum Press, 2018.