Cosa resta in Francia della battaglia contro il matrimonio gay di Manifs pour tous?
Articolo pubblicato nel dossier “L’Eglise et homosexualitè” (Chiesa e omosessualità) del quotidiano cattolico La Croix (Francia) il 21 aprile 2018, pag.6, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Nel 2013 [i contrari alla legge sul matrimonio omosessuale] sono scesi in strada: molti degli ex manifestanti ritengono che la loro mobilitazione non sia stata vana, ma purtroppo hanno un malinteso pendente con le persone omosessuali. Hanno arrotolato gli striscioni, hanno riposto le magliette e tirato un bilancio. Cinque anni dopo l’adozione della legge Taubira (ndr sui matrimoni e sulle adozioni gay), i cattolici che hanno marciato nelle “manifs pour tous” (manifestazioni rivolte a tutti) non si pentono di essere scesi in strada, ma da allora le relazioni con le persone omosessuali non sono più quelle di prima.
Bénédicte, 35 anni, constata come questo conflitto abbia lasciato delle tracce profonde nei suoi amici omosessuali credenti, “che da allora non hanno messo più piede in chiesa”, e cita il caso del padrino di uno dei suoi tre figli. Secondo lei, all’epoca [dei dibattiti sulla legge] vennero compiuti eccessi da ambedue le parti: “Il nostro amico è rimasto molto ferito da certi discorsi. Si è sentito escluso dalla Chiesa”. Bénédicte, cattolica praticante, avrebbe voluto più dialogo e un maggiore rispetto e confessa di essersi sentita quasi obbligata a una scelta di campo: “Dato che ero cattolica, dovevo andare per forza alla manif pour tous. Da un lato, mi si mettevano in mano di punto in bianco dei foglietti perché li distribuissi, cosa che non avevo voglia di fare; dall’altro lato, alcuni amici omosessuali si sono rifiutati di vederci. È stato un momento molto delicato, e oltretutto, sul merito dell’argomento non c’è stato nessun dialogo”.
Anche Pierre, 56 anni, nonno di cinque nipotini, ha la sensazione che si sia fuggiti dal dialogo: “Allora si parlava molto di matrimonio omosessuale, ma non era assolutamente quello l’obiettivo della nostra battaglia. Tutto si è polarizzato attorno a quello, ma in realtà noi ci siamo mobilitati per i bambini, perché la famiglia rimanesse l’asse portante della società francese. Non si trattava certo di giudicare un orientamento sessuale, perché è un tema del tutto umano, sul quale la Chiesa non ha niente da dire, come io non sono tenuto a conoscere la sessualità degli altri fedeli. Tuttavia, la Chiesa assolve pienamente al suo ruolo quando prende posizioni etiche sulla maternità, la procreazione medicalmente assistita o la gestazione per altri” spiega Pierre, ormai impegnato nel movimento Sens Commun (Senso Comune), che si propone di difendere i “valori” tipicamente cattolici. Si rammarica che certe sfumature non abbiano trovato alcuno spazio [nei dibattiti]: “C’è stata tanta confusione, seminata da una rete di influenza dogmatica guidata dall’allora governo per squalificare ogni reale dialogo. Tuttavia, i cattolici vivono pienamente nel XXI secolo, da gran tempo hanno accettato il dialogo”.
Isabelle, 47 anni e madre di nove figli, approva: “Certamente abbiamo sentito commenti omofobi tra i ranghi cattolici, ma c’erano già prima. Per la prima volta si è parlato di omosessualità nella Chiesa e alla fine le persone omosessuali vi hanno trovato il loro posto”: per esempio, a Paray-le-Monial esistono ormai percorsi specifici per le coppie omosessuali, spiega la donna, vicina alla Comunità dell’Emmanuel [movimento di laici e consacrati vicino al Rinnovamento Carismatico, n.d.t.].
“I germi di una presa di coscienza, piantati all’epoca, sono germogliato” ribadisce Philippe de Roux, fondatore del movimento Poissons Roses (Pesci Rosa), decisamente a sinistra: “Fummo molto attenti a non essere inclusi nell’etichetta ‘Sta marciando la reazione’. Riunivamo personalità di ogni categoria e nessuno poteva sospettarci di omofobia; del resto, nei cortei c’erano anche persone omosessuali”. Secondo questo militante il governo di allora, con la sua intransigenza, porta la responsabilità della mancanza di un dialogo rispettoso, mancanza che ha pagato alle successive elezioni: “La legge è stata approvata, ma a quale prezzo! Il Partito Socialista è divenuto libertario. Quando un movimento politico non è capace di discernere le tematiche di giustizia sociale dietro questi obiettivi sociali, è incoerente, per questo la gente non l’ha più ascoltato”.
Testo originale: « Manif pour tous », le regret d’un débat tronqué