“Sconvolti”. Un viaggio nella realtà transgender
Dialogo di Giusi D’Urso del Gruppo Kairos* di Firenze con Roberta Rosin e Chiara Dalle Luche, autrici di “Sconvolti. Viaggio nella realtà transgender”
L’incontro con Roberta e Chiara, le autrici di “Sconvolti. Viaggio nella realtà transgender” (Alpes Italia, 2017, 110 pagine), è stata un’esperienza umana al pari della lettura del loro libro, quindi la mia intervista ha voluto lasciar spazio al loro percorso umano come formazione, come vissuto e come aspettative, rispetto a quanto scritto. Ne emergono innanzitutto le figure di due donne, poi di due psicoterapeute, che si fanno carico della sofferenza e della fragilità di situazioni sconvolgenti (come mette in evidenza il titolo). Un assumere il cui scopo è fare il bene dell’altro, e portare una testimonianza che apra una finestra di verità su un mondo spesso sconosciuto e soprattutto soggetto a pregiudizi.
Vorreste parlarci brevemente di cosa vi abbia spinto verso gli studi di psicologia e a specializzarvi in Psicologia Funzionale
Chiara Dalle Luche: “Mi sono iscritta alla Facoltà di Psicologia, perché negli ultimi anni di liceo linguistico, mi trovavo a leggere sempre più spesso articoli o libri di psicologia e neuroscienze. Mi sono resa conto che la strada che più mi confaceva era proprio quella dell’ascolto. Nonostante nel mio percorso di studi abbia incontrato difficoltà in alcuni esami, non ho mai pensato di smettere, né tantomeno ho pensato di arrendermi. Credo che come me, anche per la maggior parte degli psicologi si debba avere una sorta di vocazione che si sviluppa e si struttura nel corso della vita.
Mi sono avvicinata alla Psicologia Funzionale e quindi diventare una psicoterapeuta, dopo aver lavorato come Psicologa. Gli indirizzi di specializzazione sono molti e appena laureati ci si trova un po’ disorientati. Non riuscivo a decidermi, c’era sempre qualcosa a cui non sentivo di appartenere. Ho poi conosciuto la Scuola Europea di Psicologia Funzionale durante un workshop esperenziale a Padova e me ne sono innamorata. Un approccio che vede la persona nella sua interezza, dove una scrivania non mi separa dal paziente, anzi dove il contatto è fondamentale; non ho avuto dubbi: mi sono iscritta il giorno stesso. Ed è proprio a Padova che ho conosciuto Roberta che lavorava già da tempo come psicoterapeuta Funzionale a Padova, la sua città”.
Quanto il vissuto personale condiziona il vostro modo di rapportarvi alle persone che si rivolgono a voi (forse condizionamento non è il termine giusto, meglio parlare di aiuto)
Roberta Rosin: “Questa domanda apre un dibattito interiore che mi accompagna da anni. Comprendere quanto la vita e con essa la sofferenza delle persone che mi cercano per avere risposte, risentano delle mie esperienze di vita, del mio passato e del mio presente, è punto iniziale e di prossimità. E’ molto complesso, ma cercherò di tradurlo con semplicità. Innanzitutto credo che la sofferenza sia un ottimo coadiuvante alla comprensione di chi hai vicino, ma la vera risorsa come psicoterapeuta, è fare della propria sofferenza, tesoro. Non si tratta di un semplice trasferimento di soluzioni, ma di una capacità di comprensione dell’altro, che come persona diversa, con una storia diversa, ha da essere “guidata”, rispettandone non solo le capacità attuali, ma anche gli obiettivi a cui aspira.
Ecco quindi che pur vivendo una sofferenza apparentemente simile, il discrimine diventa “fare il bene dell’altro”, che giocoforza non è necessariamente sovrapponibile a ciò che io farei nella medesima situazione. Cambiare prospettiva, sguardo, punto di vista, vivifica la capacità terapeutica in modo da essere il più possibile oggettivi, sviluppando quelle Esperienze di Base del Sé che hanno reso difficoltoso il raggiungimento del proprio benessere.
Il training personale di cui anch’io ho beneficiato, e il conseguimento di una metodologia specifica e scientifica, qual è il Neo-Funzionalismo, ha permesso di situarmi in un luogo, dove la vicinanza con l’altro, non viene offuscata da questioni personali.
“Posso sentire il tuo dolore, ma questo non mi confonde”, questo lo chiamo essere amorevolmente vicini ai nostri pazienti. Tendo quindi a rispondere alla domanda “qual è il tuo bene” piuttosto che “cosa è giusto”. La Giustizia, in senso lato, non la considero questione umana, se non legata a leggi e ordinamenti, nonostante anche per essi, il paradigma della complessità, ne segni la sua precarietà dentro ad una costante evoluzione”.
Brevemente come gestite gli eventuali transfert e controtransfert
Chiara Dalle Luche: “Penso che ogni psicoterapeuta che abbia fatto una psicoterapia individuale personale, riesca a gestire sia i sentimenti del paziente, sia quelli del terapeuta nei confronti del paziente stesso, inoltre è importante che sia stata creata una buona alleanza terapeutica, presupposto fondamentale affinchè una psicoterapia possa portare un cambiamento”.
Quale è il percorso che vi ha condotte a “Sconvolti”
Roberta Rosin: “Spesso, durante le presentazioni del libro, questa domanda ritorna. La risposta, dalla mia prospettiva, rimane sempre la medesima: il dolore! Vivere la sofferenza delle persone transgender, non è esperienza nota a tutti, nemmeno ai miei colleghi. Il confronto, l’intervisione, è un momento per noi professionisti nutriente, ma l’esperienza ad oggi sulle tematiche legate all’identità di genere, la considero di nicchia. La fortuna di condividere con Chiara Dalla Luche questa realtà, da sempre è stata come acqua nel deserto e di questo ci siamo dissetate.
Dal nostro sconvolgente confronto è nata la mia proposta di scrivere non solo il vissuto di Andrea e Sara, ma di utilizzare un’esperienza così ricca sul piano umano per fare anche informazione, che Chiara, ha accolto con entusiasmo. L’introduzione del professor Paolo Valerio, presidente dell’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere); l’intervista a Regina Satariano, attivista del movimento transessuale e donna di grande spessore e lungimiranza, le risposte a margine alle domande che persone trans, famigliari e altri, pongono fin dal primo accesso nei consultori o ai professionisti esperti, esaltava un testo che, senza pretese di essere esaustivo, guardasse all’argomento del transgenderismo in modo multisfacettato: storico, clinico, emotivo, informativo e formativo. Sicuramente non è esauriente, ma l’intento era ed è di non tacere. Dal dolore convissuto al conoscere condiviso”.
Cosa vi proponevate, e vi proponete, con la sua stesura
Chiara Dalle Luche: “Sconvolti era e rimane un modo per poter far conoscere una tematica di cui ancora troppo poco si sa, una tematica su cui si fa molta confusione. Esistono ancora persone, e non poche, che non conoscono la differenza tra orientamento sessuale e identità di genere. Sono presenti ancora molti stereotipi che non permettono di avere un’apertura mentale tale da vedere che si sta parlando di persone che vivono e traducono una grande sofferenza.
La mia decennale esperienza al Consultorio di Torre del Lago è diventata un ulteriore fonte per mettere, nero su bianco, ciò che quasi quotidianamente vivo e di cui mi faccio, con l’equipe e con Roberta, nonostante abiti a Padova, portavoce. Con Sconvolti abbiamo scritto non solo le storie di Andrea e Sara, ma anche definizioni, perché pensare che si tratti di “cambiare sesso” (definizione errata ma viva nel pensiero comune) sminuisce ciò che ogni persona transgender deve veramente affrontare”.
Cosa vi ha lasciato umanamente il rapporto con Andrea e Sara
Roberta Rosin. “Conoscere Andrea, stargli vicino intimamente, mi ha permesso di individuare di quanti falsi Andrea è ricco il mondo. Concedersi alla verità, senza forzature, è l’insegnamento più alto che questa esperienza mi ha dato. Stargli vicino nelle richieste, nelle rabbie, nell’impossibilità di esprimersi in quanto maschio, ha aperto finestre su conoscenti attuali e del passato incatenati a ideologie ben predicate ma mal praticate. Riflettere sulla disonestà intellettuale e spirituale di alcune persone della mia vita, rimane il regalo che Andrea mi ha fatto.
Quando Andrea piangendo diceva “quanto mi piacerebbe essere come te Roberta, nato femmina e godere di questo…”, sussultavo prendendo a prestito le parole di Sant’Agostino “le lacrime sono il sangue dell’anima”. Un’altra traccia importante e viva che permane del nostro rapporto, è aver individuato l’importanza di saper aprire la richiesta; ovvero capire quando il bisogno diventa necessità e, il chiedere, unica possibilità che rimane. Sentire la fragilità come risorsa, abbandonarsi all’altro, farsi guidare senza pregiudizi semplicemente affidandosi, hanno aperto un varco al mio sentire che senza gli altri, il loro sguardo, il loro amore, la vita non ha senso”.
Cosa vi ha lasciato l’esperienza della scrittura di vissuti umani così forti
Chiara Dalle Luche: “Sconvolti, la nostra creatura, ci ha viste molto impegnate, anche perché non essendo scrittrici, ma psicoterapeute, l’intento non si riferiva solo al mero percorso terapeutico ma, sorprendentemente ci siamo trovate a fare i conti con situazioni contorcenti e sconvolgenti. Le emozioni forti, quando si lavora con la sofferenza dell’altro, sono sempre presenti, e con il nostro testo speriamo di averle almeno in parte trasmesse. Ogni giorno quando entra nella nostra stanza una persona che ci chiede di accompagnarla in questo percorso, ci sentiamo fortunate di poter fare un pezzetto di strada insieme”.
Pensate di ripetere tale esperienza, a mio giudizio estremamente utile per sensibilizzare su temi tanto condizionati da pregiudizi
Roberta Rosin: “In questo momento, come socie ONIG, il nostro impegno è quello di presenza costante ai Convegni, di diventar voce, oltre a dar voce. A novembre parteciperemo in forma attiva, al Congresso della WPATH (Word Professional Association for Transgender Health) a Buenos Aires, dove porteremo riflessioni sui percorsi svolti ad oggi con le persone transgender e su come la Psicologia Funzionale, coniughi un’attenta visione dell’uomo guardando a tutti i Sistemi Integrati che lo compongono. Anche il web e la pagina facebook del libro “sconvoltibook”, fa crescere qualche germoglio.
Ogni mese, nonostante per noi sia molto faticoso e dispendioso anche in termini di tempo, ci impegniamo a promuovere il libro, laddove ci pervenga una richiesta (Milano il 13 aprile, a Trento il 17 maggio, all’Università di Palermo l’8 giugno e a Paderno del Grappa il 6 luglio), con la presenza costante di persone che hanno vissuto la transizione, tentando di offrire spunti di questa realtà ancora troppa sommersa e per i più confusa. In una previsione futura, sentiamo l’obbligo di far conoscere queste tematiche, attraverso il nostro piccolo osservatorio, per uscire, se possibile, da luoghi comuni e stigmi”.