L’amore non conosce distinzioni. La benedizione di una coppia gay a Milano
Articolo di Paolo Fabbri, settimanale Riforma, 8 luglio 2011, p.12
Le 10 del mattino di domenica 26 giugno sono appena scoccate, Guido Lanza passeggia lungo la corsia centrale fra la lunga doppia serie di panche nella chiesa valdese di Milano.
Per chi lo conosce da anni, il suo atteggiamento è rigido, cammina quasi impettito, tradisce un certo nervosismo, teme forse che ci sarà poca gente ad accompagnarlo in un momento così importante della sua vita come un «sì» dichiarato di fronte a tutti: la comunità, amici al di fuori del mondo valdese, estranei, addirittura, forse, televisioni, giornali.
Sembra tutto irreale, anche se l’evento potrebbe avere un impatto mediatico di un certo respiro, essendo il primo caso della benedizione di una coppia omosessuale in Italia (dopo il pronunciamento del Sinodo 2010).
Forse è proprio questo che teme Guido, la presenza indiscreta dei media che rischiano di incrinare la delicata intimità di un rapporto d’amore, che si esprime con fermezza in un mondo in gran parte ostile.
Ciro Scelsi, seduto su una panca, osserva con maggiore rilassatezza l’andirivieni del compagno.
Non lo conosco abbastanza per immaginare i suoi pensieri, mi limito a osservare una leggera tensione dal modo in cui stringe la panca con una mano e una sostanziale serenità dallo sguardo fermo, venato di dolcezza.
La sala della chiesa, che non è piccola, si è andata man mano riempiendo; si vedono persone che vengono da altre comunità, altri sconosciuti; interpello qualcuno, altri li saluto e scopro che sono presenti perché sono amici dei due interessati, altri che vorrebbero seguire il loro esempio e parenti di questi.
Diventa palese, allora, che questa cerimonia ha assunto, nel mondo dei credenti gay e non solo, una rilevanza che va oltre il caso specifico.
Vedo Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Partito democratico, che questa tematica, anche per motivi personali, ha sempre trattato, poi vedo i primi giornalisti, i cameraman con le loro ingombranti attrezzature, altri con i microfoni a portata di mano: ci sono tutti gli ingredienti per un evento mediatico di un certo livello.
Guido è rigido come una statua, si guarda attorno, saluta, stringe le mani; sembra chiedersi: ma questi sono tutti qui per me e per Ciro?
Il presidente del concistoro, Samuele Bernardini, prende in mano la situazione con semplicità ma anche con adeguata fermezza; spiega i termini in cui possono muoversi e prendere foto o fare riprese, privati, giornalisti e operatori.
Il pastore Platone si è, nel frattempo, accomodato sul pulpito, la chiesa è stracolma con gente in piedi che riempie lo spazio in fondo; Giulio Piovani attacca il preludio d’organo di C. Ph. E. Bach.
Il saluto, come sempre cordiale e comunicativo del pastore, inizia il culto. La confessione di peccato è già un fatto significativo per molti, con la preghiera personale direttamente al Signore e l’inno 186 di Mendelssohn Bartholdy che la accompagna.
Dopo le letture bibliche, la Corale valdese dona un intermezzo musicale, a predisporre gli astanti all’ascolto della parola.
Guido e Ciro partecipano compunti: la loro emozione, però, traspare dalla intensa fissità degli sguardi.
Il sermone è su I Giovanni 3,18-24, e spiccano le parole: «Questo il suo comandamento: che crediamo nel Nome del suo Figliuolo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, com’Egli ce n’ha dato il comandamento».
L’amore in tutte le sue forme costituisce adempimento del gran comandamento di Gesù. Le parole vive del predicatore si associano perfettamente alla preghiera presentata da uno dei membri del gruppo Varco: «Siamo qui riuniti, all’ascolto della tua parola, che ci annuncia la tua grazia, la salvezza, il tuo amore paterno e materno.
Per troppi secoli, Signore, la Bibbia, frutto di autori ispirati e contenente la tua parola di vita, è stata strumentalizzata, impugnata per ferire, separare, per seminare odio.
Giustificare la violenza, pochi secoli fa addirittura la morte. La tua parola ci consola, ci illumina, ci edifica, attraverso una chiave di lettura senza la quale i testi biblici non riuscirebbero più a parlarci e sarebbero lettera morta… cioè che Tu, Signore, sei Amore.
Signore, oggi celebriamo davanti a Te il riconoscimento pubblico di un amore che Tu per primo hai benedetto, sostenuto e protetto e per il quale ti rendiamo grazie. L’amore che ci mostri ogni giorno, Signore, è quello vero, non conosce distinzioni di razza, di fede, di ceto sociale, di lingua, di orientamento sessuale, né di identità di genere.
Signore, Tu che sei nostro padre e nostra madre, apri il nostro cuore nella lettura della tua parola, per accogliere il messaggio di tuo figlio Gesù Cristo, che ci invita ad amarci gli uni gli altri, senza discriminazioni, di un amore gratuito e a cancellare, nel cuore di ognuno di noi, il pregiudizio derivato da cieco letteralismo, che insinua dubbi che genera esclusione e sofferenza, che scherma il nostro cuore dall’irrompente soffio dello Spirito Santo, che ci libera e consola. Illuminaci, o Dio, con la luce del tuo amore. Amen».
Queste parole così intense e accorate ci aprono al momento clou dell’incontro: la benedizione dell’amore di Guido e Ciro, che si sono giurati reciprocamente e intendono ora riaffermarlo, ricevendo la benedizione del Signore invocata da un suo ministro.
L’atmosfera è carica di tensione, l’emozione si percepisce come l’elettricità quando sta per scoppiare un temporale, che, però, non scoppia.
La pastora Anne Zell, che per prima, sette anni fa, ha fatto da guida spirituale a Guido e Ciro, assistendoli nell’idea di sollevare il problema della benedizione di una coppia omosessuale davanti a un Sinodo, per ottenere un pronunciamento che tracciasse una via nuova, una via che ora è aperta con la delibera sinodale recente, con la delicatezza, la dolcezza e la sensibilità che la caratterizzano, chiama Guido e Ciro, li guarda con un sorriso e impone le mani sopra le loro teste, invocando la benedizione di Dio sul loro amore e sulla loro vita in comune.
Dall’alto della balconata che ospita l’organo, la voce stupenda di Roberto Balconi, ormai ben conosciuto nel mondo musicale europeo, si leva limpida, stupenda nell’Eternal source of light divine di Haendel, ad aggiungere commozione a commozione a siglare un momento destinato a restare nella memoria e nella storia della comunità valdese di Milano e non solo.
Si è appena spento l’amen cantato a chiusura del culto che il postludio d’organo viene sopraffatto; si scatenano infatti le telecamere, i flash, le interviste e scoppia un applauso fragoroso, spontaneo, lungo, sentito. Auguri Guido e Ciro, vi siamo grati di essere con noi.