“Tuo, Simon”: oggi il romanticismo al cinema è omosessuale
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Articolo di di Gabriele Niola pubblicato sul sito di GQ Italia il 1 giugno 2018
Per la prima volta nella storia del cinema una commedia adolescenziale mainstream racconta un amore omosessuale senza clamori. Ci voleva un film pienamente convenzionale per fare una rivoluzione. Appartenere a un genere (l’high school movie americano) essere un film ad alta produzione proveniente da una major (la 20th Century Fox) e diretto a un pubblico mainstream, fa di Tuo, Simon, una rivoluzione.
Fino a oggi di film sugli amori omosessuali ne abbiamo visti tantissimi ma quasi sempre nel circuito del cinema d’autore o comunque pensati per un pubblico adulto. Erano film che avevano come prima caratteristica l’essere storie gay in tutto e per tutto.
Tuo, Simon invece è il classico film su una storia d’amore idealizzata al liceo, sulle difficoltà del crescere e del relazionarsi a parenti, bulli, amici e insegnanti, solo che il protagonista è gay e l’amore raccontato è per un altro uomo.
Come fa notare gay.it: “Simon è un adolescente qualunque, non veste alla moda, non ha poster di Lady Gaga in camera, non beve, non fuma, è timido e impaurito” non è insomma caratterizzato dal fatto di essere omosessuale, non ha i tratti stereotipici che spesso questi personaggi assumono al cinema e non grida da ogni parola o movimento la sua preferenza sessuale.
È un personaggio come altri, dotato di problemi che non si limitano al mondo omosessuale ma che da lì partono. La questione del film infatti è il suo desiderio e la sua paura legati al dichiararsi apertamente omosessuale, intrecciati con una storia d’amore epistolare (via email) che sta intrattenendo con un ragazzo che non conosce ma che frequenta la sua scuola. Inizia così un viaggio alla sua ricerca fatto di diversi tentativi di approccio in forma di commedia a soggetti che crede possano essere il ragazzo misterioso in questione.
La conquista di Tuo, Simon non arriva però all’improvviso ma è il punto di arrivo di un processo molto lungo di trasformazione del cinema romantico, oggi terreno di conquista dell’amore omosessuale o dei cineasti omosessuali.
Le storie d’amore popolari, storicamente raccontano l’amore contrastato, ed esistono sempre meno contrasti all’amore omosessuale. Per centinaia d’anni la letteratura ha maturato la mitologia per la quale il massimo del romanticismo si esprime quando due persone vogliono amarsi ma il mondo intorno a loro glielo impedisce. Da Romeo e Giulietta in avanti (ma pure prima!), gli innamorati si scontrano contro qualcosa che si frappone tra loro, qualcosa di stupido, retrogrado e ingiusto che crea la difficoltà che mina l’amore ed esalta il romanticismo. Prima le differenze di famiglia, poi quelle di classe (la popolana e il ricco), poi ancora quelle di razza (Indovina chi viene a cena?) e di religione, ma in un mondo che va verso la tolleranza è sempre più difficile raccontare storie mainstream in cui due ragazzi di buona famiglia, come sempre sono i protagonisti dei film mainstream, non dovrebbero stare insieme o siano costretti a nascondersi.
Non stupisce quindi che il cinema romantico si rifugi nel passato, quando le regole erano più rigide, o nell’amore omosessuale, ancora oggi un tabù, ancora oggi plausibilmente contrastato dalla società. Brokeback Mountain in questo fu pionieristico (e Ang Lee, omosessuale, è un grandissimo regista romantico), ma anche più recentemente Carol di Todd Haynes (omosessuale) racconta l’amore tra Cate Blanchett e Rooney Mara in un mondo che non lo può tollerare e non fa che complottare direttamente o indirettamente per tenerle lontane.
Anche dimenticando registi dei decenni passati come Rainer Werner Fassbinder o Pedro Almodovar, i più attenti ai sentimenti e più inclini a raccontare storie sentimentali di oggi sono gay dichiarati come Xavier Dolan, Luca Guadagnino o Andrew Haigh (autore di Weekend). E per quanto le storie melodrammatiche siano sempre più in calo e una rarità rispetto ai decenni passati, quelle poche che esistono vengono da cineasti omosessuali (Greg Berlanti, regista di Tuo, Simon, non fa eccezione), di certo non gli unici con la sensibilità necessaria ma a quanto pare gli unici oggi che abbiano conosciuto bene quei sentimenti e quella difficoltà nel poter amare che questi film raccontano.