Il prete-psicologo Anatrella, che curava i gay, è stato stato allontanato dal ministero per abusi sessuali
Intervista di Jérôme Cordelier a padre Philippe Lefebvre pubblicata sul sito del settimanale Le Point (Francia) il 5 luglio 2018, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
È una decisione simbolica quella appena presa dal nuovo arcivescovo di Parigi, che ha fatto il suo ingresso lo scorso 7 dicembre 2017. Monsignor Michel Aupetit ha proibito a monsignor Tony Anatrella, sospettato di abusi sessuali, di esercitare il ministero sacerdotale, confessare, esercitare qualsiasi accompagnamento spirituale, esercitare l’attività di terapeuta e intervenire pubblicamente in qualsiasi modo.
Anatrella, sacerdote e psicoterapeuta influente, è stato una figura importante della Chiesa negli anni ‘80 e ‘90. È stato consultore [canonista incaricato di esprimere pareri su questioni di fede e disciplina, n.d.r.] in due consigli pontifici Vaticani (quello sulla famiglia e quello sulla salute) e autore di numerosi libri sulla sessualità degli adolescenti. Oggi Anatrella ha 77 anni e da molto tempo conduce una vita ritirata. È ufficialmente destituito e messo al bando dalla sua comunità.
Da anni era sospettato di violenza sessuale. Nel 2006 vennero spiccate tre denunce contro di lui, che però non portarono a nulla: in due casi i fatti erano ormai prescritti, nel terzo il magistrato decise che “non sussistevano gli elementi costitutivi di reato”. Molte delle vittime si rivolsero allora alla Chiesa e nel 2016 venne fatta partire un’inchiesta canonica, ovvero interna all’istituzione, su richiesta di monsignor André Vingt-Trois, il predecessore di Michel Aupetit alla testa dell’arcidiocesi di Parigi; oggi la decisione.
Una decisione che padre Philippe Lefebvre aspettava da lunghissimo tempo. Philippe Lefebvre è un domenicano francese che da tredici anni insegna teologia all’università svizzera di Friburgo ed è stato il primo a suonare l’allarme su Anatrella. Per anni, è il caso di dire, ha predicato nel deserto. Intervistato dal settimanale Le Point, non nasconde la sua soddisfazione e la sua collera.
Come ha reagito alla decisione di monsignor Aupetit?
Padre Philippe Lefebvre: Sono soddisfatto, evidentemente. È un risultato insperato. Ma al tempo stesso, che orrore! Che collera! Questo caso lo vivo dal 2006. All’epoca scrissi un articolo teologico che contestava alcuni punti del pensiero (di Anatrella). In molti lo lessero, e proprio in quel momento saltarono fuori alcuni giovani che mi confidarono di essere stati abusati nel corso delle sue sedute di “terapia corporale”. Questi giovani li ho incontrati e ascoltati a lungo, posso assicurare che le loro testimonianze non possono essere messe in dubbio. Assieme ad un sacerdote francese avvisai immediatamente sette vescovi francesi, scrissi anche due lettere al presidente della Conferenza Episcopale di Francia, monsignor Georges Pontier, senza ottenere alcuna risposta (la seconda lettera, una raccomandata con ricevuta di ritorno, mi tornò indietro senza essere aperta).
Nulla accadde, o forse sì: quando il mio nome apparve sui giornali, le intimidazioni contro di me si moltiplicarono. Per esempio, un vecchio amico, che non vedevo da molto tempo, mi consigliò, su richiesta di un monsignore del Vaticano, di fare attenzione, perché Tony Anatrella non era un prete qualunque. Non mi minacciarono direttamente, ma ero inquieto.
Era parola contro parola. All’epoca, Tony Anatrella era molto potente…
Sì, ma già tredici anni fa, ve lo posso assicurare, in tutte le diocesi si sapeva che persona fosse Anatrella. È stato coperto dal silenzio dei potenti, da un’omertà organizzata. Mi sono ritrovato ad essere il bersaglio dei siti Web che si rifanno alla tradizione, che esprimono un odio brutale. Un responsabile ecclesiastico mi ha recentemente confidato che Anatrella smosse mari e monti per farmi cacciare dalla mia facoltà di teologia, per fortuna invano. Molti non smettevano di dire che attaccavo la Chiesa, ma io credo di attaccare ciò che distrugge la Chiesa. Oggi continuo a insegnare teologia a Friburgo e sono impegnato in molte attività all’interno della Chiesa.
È sollevato che la verità sia alla fine venuta a galla?
È un bene che monsignor Aupetit abbia preso questa decisione, però non ci sarà un processo, non si pagherà nessuna riparazione alle vittime, alcune di loro non si riprenderanno più dai trattamenti subiti da parte di una persona che aveva la doppia autorità di sacerdote e analista.Oggi Anatrella ha 77 anni e per almeno trent’anni ha esercitato le sue famigerate terapie corporali, nell’impunità più totale. È su questo che ora bisognerebbe riflettere seriamente.
Questo non è l’unico caso di abusi sessuali da parte di sacerdoti in Francia e la Chiesa se ne sta occupando sempre più in prima persona. La decisione di monsignor Aupetit è un segno di progresso in questo senso?
Sì, è innegabile. Sappiamo che la prima dichiarazione da parte di una vittima [di Tony Anatrella] è stata fatta vent’anni fa, a monsignor Lustiger; ci sono voluti quindi tre arcivescovi di Parigi perché il caso fosse risolto, o perlomeno perché fosse preso qualche provvedimento.
È stato monsignor Vingt-Trois a dare avvio alla procedura…
Sì, nel 2016, e perché non poteva fare altrimenti. Ma il 23 novembre 2006, quando già molte vittime avevano cominciato a parlare, monsignor Vingt-Trois inviò una lettera circolare a tutti i sacerdoti di Parigi in cui assicurava a Tony Anatrella “la nostra stima, la nostra amicizia e la nostra preghiera”. Poi si è stupito di non ricevere alcuna deposizione da parte sua, quando non aveva fatto nulla per favorirla. Perché la diocesi, nell’ottobre 2017, ha rilanciato un’inchiesta preliminare quando il vescovo ausiliario de Moulins-Beaufort aveva già effettuato un’ottima istruttoria nel 2016? Anatrella è stato protetto a lungo, come Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo [prima che Benedetto XVI li condannasse pubblicamente e li sanzionasse, nd.r.].
Testo originale: Abus sexuels dans l’Église : « Tony Anatrella a été couvert par une omerta organisée »