Condannato per abusi sessuali Anatrella, prete e psicoterapeuta che voleva curare l’omosessualità
Articolo di Eletta Cucuzza pubblicato su Adista Notizie n° 27 del 21 luglio 2018, pagg.6-7
Interdetto dal ministero sacerdotale, dalla confessione e dall’attività terapeutica lo “psicanalista della Chiesa”, mons. Tony Anatrella, oggi 77enne, sospettato di abusi sessuali su suoi giovani pazienti in “cura” per omosessualità, protestandosi «totalmente innocente dei fatti» ascrittigli, ha presentato ricorso per «ottenere l’annullamento degli effetti di tale decisione », ovvero la sospensione della “reprimenda” (così nel Diritto Canonico), resa nota a inizio luglio, comminatagli dall’arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit. Sanzione non sufficiente secondo tre degli accusatori, che incoraggiano il titolare della diocesi parigina «a completare la sua decisione iniziale»: deve chiedere al sacerdote sotto accusa di «riconoscere i fatti» e predisporre «misure di riparazione», «necessarie» perché a loro sia «riconosciuta la situazione di vittime». Ha abusato della loro «fragilità» – scrivono nel memorandum consegnato all’arcivescovo – perfino traendone «un profitto finanziario».
I fatti di cui è accusato Anatrella risalgono ad una decina di anni fa. Ricostruiva la vicenda un comunicato dell’arcivescovato parigino nel febbraio 2017, dando in quella circostanza notizia dell’istituzione, a maggio 2016, di una commissione diocesana di indagine, specificandone la necessità. «Nel 2006 – spiegava l’arcidiocesi – padre Tony Anatrella è stato accusato per via mediatica da suoi ex pazienti per pratiche che sarebbero state utilizzate nel quadro della sua attività professionale come psicoanalista». «Accuse anonime», precisava il comunicato. Motivo per cui, proseguiva, la diocesi «ha incoraggiato queste persone ad uscire fuori dall’anonimato, a mettersi in contatto personalmente con la diocesi di Parigi e presentare denuncia alla giustizia». La commissione in effetti «ha ricevuto tutti coloro che lo desideravano. Ha anche ascoltato padre Anatrella» e stilato un rapporto presentato nell’autunno scorso all’arcivescovo (allora il card. Vingt-Trois), che procedeva ad ottobre ad «aprire un processo canonico», segnalandone l’apertura al Procuratore di Parigi. Le conclusioni del processo canonico hanno fornito a mons. Aupetit gli elementi per la “reprimenda” resa nota ad inizio luglio.
Omosessualità e gender, “orrori di oggi”
Più di 10 anni son passati, dunque, dalle prime denunce (Adista, nel n. 82 del 2006 ha pubblicato la particolareggiata testimonianza di uno degli abusati, Daniel Lamarca, sotto il titolo “La mia dolorosa terapia con Tony Anatrella”). In mezzo c’è l’insuccesso (per sopraggiunta prescrizione) di tre denunce sporte alla giustizia civile per «aggressioni sessuali» e, più significativo per i fedeli cattolici, l’imbarazzo dell’istituzione ecclesiale. Perché il monsignore (titolo concessogli come onorificenza) Tony Anatrella è stato per anni interprete e portavoce delle teorie omofobiche vaticane (è suo il commento che ha corredato l’Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica “circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri”, pubblicato sull’Osservatore Romano il 29 novembre 2005; v. Adista nn. 86/05 e 79/06).
Teoria del gender e omosessualità sono sempre stati i target del sacerdote, come dimostra la sua produzione saggistica. La presentazione, nel 2015, di due suoi libri, La teoria del gender e l’origine dell’omosessualità (2015) e Il regno di Narciso e l’omosessualismo (2014), entrambi pubblicati dalla San Paolo, è stata occasione per un’intervista al sacerdote, sugli argomenti del suo impegno editoriale, pubblicata dal quotidiano della Cei Avvenire (28/02/2015). In essa emerge il suo quadro ideologico. Il sacerdote spiega che «noi pretendiamo di costruire la società sulla base delle pulsioni più elementari, senza tenere conto della differenza sessuale maschile- femminile, noi costruiamo un’ideologia completamente sganciata dalla realtà». «Si rischia – avverte – di creare le condizioni per un’immaturità diffusa della società. E se la società si “infantilizza”, va incontro ad un inevitabile arretramento e si disgrega. Quindi la convivenza sociale diventerebbe più difficile per tutti. Ci si illude di costruire libertà e invece si apre la strada al totalitarismo». Il «gender», secondo Anatrella, «è l’arma più efficace per destabilizzare le famiglie perché, sulla base di un falso egualitarismo, frutto di un femminismo malinteso, pretende di escludere l’uomo da qualsiasi decisione in merito alla maternità»; «è il preludio per far passare autentici attentati sociali, come la cosiddetta “pianificazione familiare”, cioè la cultura dell’aborto come mezzo di controllo delle nascite, imposta con la forza economica dei grandi organismi internazionali».
Per quanto riguarda la sua attività di psicoterapeuta, il sacerdote racconta di aver incontrato tanti ragazzi vissuti con genitori omosessuali, nei quali ha riscontrato particolari fragilità. Un dato «inconfutabile», dice, «al di là delle statistiche di parte. I ragazzi che hanno avuto come modello genitoriale due persone dello stesso sesso rischiano di crescere con un’identità confusa e presentano un diffuso disagio psicologico. È come se la loro psiche fosse di fronte a un’antinomia difficilmente componibile. E la mia non è una posizione ideologica. L’ho costruita sulla base dell’osservazione diretta, in tanti anni di consulenza psicanalitica». E poi, per chi «si sente a disagio con il proprio orientamento sessuale», «l’accompagnamento psicanalitico può risultare molto utile. Nella mia esperienza quarantennale ho seguito decine di casi. Non si può generalizzare. Esistono diverse forme di omosessualità e ogni individuo presenta situazioni e storie specifiche».