La violenza. Rivolta contro gli altri o contro se stessi
Riflessioni di Agnès Adeline-Schaeffer* pubblicate sul sito Protestants dans la Ville (Francia) il 13 novembre 2014, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Rivolta contro gli altri o contro se stessi: la violenza è il segno di un conflitto che evoca l’idea di distruzione, con l’uso deliberato della forza fisica o della potenza delle armi. Essa implica altri comportamenti negativi, come la brutalità, il furore, la collera, l’aggressività… nei gesti o nelle parole. La violenza può anche essere provocata da catastrofi naturali. Quale che sia la sua origine, la violenza inquieta, perché può portare alla morte o causare dei traumi che compromettono l’equilibrio e il benessere. La violenza fisica, infatti, ha delle conseguenze morali e psicologiche sulla persona che la subisce, ma esistono anche le violenze psicologiche e morali, che derivano da parole, gesti e atteggiamenti, senza violenza fisica. Anch’esse provocano dei danni, spesso più profondi perché più insidiosi.
Bisogna però anche riconoscere il senso positivo della violenza, come forza vitale originaria. La parola violenza viene da una radice indoeuropea che designa la vita, bios-biazomai, che ha originato le parole latine violentia e vis, che evocano al tempo stesso la forza del vento, l’ardore del sole, il rigore dell’inverno, la foga del carattere e il vigore della vita. Questa violenza permette di superare molte prove, di uscire dalle impasses e di ritrovare l’equilibrio vitale.
La Bibbia parla della violenza in modo realistico, come una delle caratteristiche inevitabili dell’umanità: essa però annuncia anche un mondo senza violenza (Apocalisse 21:4) come ideale del mondo compiuto inaugurato da Cristo.
* Agnès Adeline-Schaeffer è pastora della Chiesa Protestante Unita di Francia e cappellana al carcere femminile di Versailles.