Fede e omosessualità: luci ed ombre di un documento comunque importante
Articolo di Mauro Castagnaro* tratto da Acqua di fonte n.53, dicembre 2009, pp.6-7
Fede e omosessualità. Assistenza pastorale e accompagnamento spirituale, (a cura di Valter Danna – Ufficio per la Pastorale della Famiglia Arcidiocesi di Torino, Effatà editrice, Torino, 2009).
Questo libro intende proporre alcune riflessioni nell’ambito della pastorale per offrire ai pastori e agli operatori un orientamento pratico che aiuti ad accompagnare le persone omosessuali con uno sguardo rispettoso e amico. (dalla IV di copertina)
1. è il primo documento di una diocesi italiana sull’argomento;
2. è un testo serio, anche con alcune finezze, e utile per la pastorale;
3. è frutto di un confronto con omosessuali credenti (I guadagno metodologico);
4. appare espressione un dialogo condotto con lealtà, buona fede e credito reciproco: si percepisce lo sforzo di tener conto, partendo da posizioni distanti, dell’altro, di trovare un vero punto di incontro (II guadagno metodologico); ha “carattere sperimentale” sul un tema “ancora aperto alla ricerca”, per cui “le indicazioni del testo sono aperte alla discussione e alla verifica esperienziale” (p.4-5), quindi è un “documento aperto” (III guadagno metodologico).
Criticità:
1. nel merito il testo risulta attraversato da tensioni e qualche contraddizione, quasi che le due parti (gli esponenti dei gruppi di omosessuali credenti e i rappresentanti della diocesi, ma potremmo dire l’esperienza e il magistero) siano partite da punti molto distanti e abbiano cercato un punto di incontro senza però mettere in discussione i punti di partenza, quasi vi fossero legati come a un capo di un elastico
2. così, per esempio, la constatazione che la persona omosessuale si senta rifiutata dalla Chiesa è di volta in volta ricondotta all’immagine distorta che i mass media danno degli insegnamenti del Magistero, all’impreparazione della comunità ecclesiale e all’incomprensione della reale posizione del Magistero da parte dell’omosessuale, se non da un pregiudizio verso la Chiesa (p.25-27-31- 49). Non si prende neppure in considerazione che sia propria la posizione del Magistero, per quella che è, a creare rifiuto;
3. e resta irrisolta la questione circa la possibilità di una stabile vita di coppia omosessuale (v. fallimenti riguardo alla castità – p.50; non giustificare la pratica omosessuale – p.53);
4. Altri punti deboli appaiono:
a) una rappresentazione approssimativa della teoria/cultura di genere e una banalizzazione della teologia femminista e della proposta di “depatriarcalizzazione del cristianesimo” (p.13-14); il discorso richiederebbe molte pagine, ma basti richiamare che la cultura del gender è qui ridotta all’idea che “l’essere uomo o donna è determinato totalmente dalla cultura”, mentre essa rivela come ogni società trasforma il fatto biologico della differenza sessuale in prodotto dell’attività umana e organizza la divisione dei compiti spettanti a ogni sesso;
b) pur essendo condivisibile il modo prudente in cui viene affrontato il legame tra “omosessualità e matrimonio” (p.43-45), ci sono alcuni passaggi poco chiari o che lasciano perplessi: che significa “aiutare la persona a controllare le tendenze omosessuali non solo in funzione dei problemi familiari e della situazione sociale, ma facendo leva sul vero amore scelto fra i coniugi, aiutando a rinforzarlo e rinnovarlo per poter affrontare le diverse difficoltà”?
Se non si mette “in dubbio il legame affettivo che ha unito queste coppie” (difficile qui sottrarsi al pensiero di quanto invece sia messa in dubbio la possibilità di un legame affettivo tra due omosessuali!), è realistico e onesto puntare alla continuità del vincolo matrimoniale?
c) È curioso che in un’auspicabile “atmosfera calda e serena” gli omosessuali possano far emergere solo “angosce, difficoltà, delusioni, paure, solitudini, vergogna, senso di colpa” (p.49) e non anche “desideri, trepidazioni, gioie (magari per essersi innamorata/o o aver incontrato un partner)”? Non c’è qui forse un’idea unicamente dolorista della condizione omosessuale?
d) Appare infondata e semplicemente discriminante l’idea che l’essere omosessuale sia “incompatibile col ruolo esplicito di educatore” (p.32), così come saranno “comprensibili”, ma non giustificabili né da assecondare le “ansie dei genitori nei confronti di animatori o catechisti dichiaratamente omosessuali” (p.32).
Qui sembra si scivoli di nuovo verso l’invito al nascondimento. Altro sarebbe mettere i genitori e tutte/i nella condizione di superare i propri pregiudizi;
e) Infine, un passaggio pienamente condivisibile, ma del tutto inattuato: è, infatti, verissimo che “un aiuto che può dissipare le paure e i pregiudizi (sic v. sopra) dell’omosessuale è la decisa condanna di qualsiasi forma di discriminazione, ingiustizia, emarginazione, pregiudizio, violenza fisica e psichica nei confronti delle persone omosessuali” (p.53), già richiesta dalla Congregazione per la dottrina della fede ne “La Cura pastorale delle persone omosessuali”.
Tuttavia mai si è alzata in Italia la voce di un vescovo per condannare esplicitamente uno dei quasi quotidiani atti di violenza contro gli omosessuali e anzi l’impegno dei vertici della Chiesa italiana sono stati rivolti a evitare l’approvazione di aggravanti per i reati con motivazioni omofobe.
In conclusione, direi che questo documento è davvero prezioso e meriterebbe fosse inviato a tutti i vescovi italiani e diffuso nelle comunità ecclesiali.
Esso porta al massimo l’apertura pastorale possibile senza mettere in discussione postulati magisteriali la cui ridiscussione credo sia però ineludibile se si vuole andare avanti.
* Mauro Castagnaro, giornalista già redattore del Servizio informazione America latina (Sial), è membro della redazione di Missione Oggi ed ha curato per Noi siamo Chiesa i volumi “Il posto dell’altro”, “Dopo il matrimonio” e “Confessione addio?” tutti pubblicati dall’editrice La meridiana.
Argomento collegato: Un sussidio pastorale dalla diocesi di Torino per l’accoglienza degli omosessuali di Gustavo Gnavi tratto dal mensile Tempi di Fraternità, giugno 2009