Molti cristiani si preoccupano di più del genere delle persone che si amano che dell’amore che vivono
Articolo del reverendo Gilbert H. Caldwell* pubblicato sul sito Many Voices (Stati Uniti), liberamente tradotto da Lisa V.
Ho attraversato un periodo caratteristico della storia del matrimonio americano, quello nel corso del quale numerosi furono i cristiani che giudicarono negativamente le coppie interetniche anziché parlare sulla purezza del loro amore e del loro affetto. Oggi molti cristiani si preoccupano di più del genere delle persone che si amano che dell’amore che queste persone nutrono l’una per l’altra.
Nonostante i riferimenti alla biologia possano risultare più appropriati quando si parla di genere che quando si parla di razza, io mi chiedo: dove si può andare a ricercare la teologia in quegli individui che affermano “l’amore, se condiviso da persone dello stesso sesso o provenienti da gruppi etnici differenti, non è autentico”?
Mentre scrivo queste parole, mi viene in mente la prima lettera di Giovanni, 1:1a: “Guardate l’amore che Dio ci ha donato, tutti noi dovremmo essere chiamati figli di Dio”.
Diversi cristiani sostengono con orgoglio e vanità di essere credenti; tuttavia, il fatto di essere contrari alle unioni civili li rende del tutto inconsapevoli e ciechi agli occhi di Dio, in quanto la loro attenzione è in particolar modo rivolta al genere inteso come “costruzione biologica“, del tutto opposta alla concezione teologica dell’amore.
Nel 1939 Cole Porter scrisse in una canzone, che dovrebbe essere cantata da tutti coloro che ostacolano il matrimonio tra persone dello stesso sesso: “Cos’è ciò che noi chiamiamo amore? Questa cosa buffa che noi chiamiamo amore? Chi può risolvere il suo mistero? Perché mai dovrebbe prendersi gioco di me? Un giorno meraviglioso ti ho visto lì. Mi hai rubato il cuore e lo hai gettato via. Ecco perché mi rivolgo al Signore nell’alto dei cieli, cos’è quello che noi chiamiamo amore?”.
Siamo soliti pensare che chi dichiara di essere costantemente in connessione con Dio comprenda anche il suo amore, quell’amore che noi tutti condividiamo; eppure, le loro parole in merito fanno intendere che, in fin dei conti, non ne hanno la minima idea.
* Il reverendo Gilbert H. Caldwell è pastore emerito della United Methodist Church. Attualmente vive ad Asbury Park, nel New Jersey. Attivista della Massachusetts Unit of the Southern Christian Leadership Conference (SCLC), ha partecipato al movimento a favore dei diritti civili in ogni parte della nazione. Nel 2000 ha organizzato, insieme ad altri collaboratori, la RMN Extension ministry United Methodists of Color for a Fully Inclusive Church (UMOC), un’organizzazione che si impegna alla totale integrazione delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) in ogni aspetto della Chiesa e della società.
Testo originale: When Love Gets Lost in the Shuffle