Che tempi! Cosa dovrebbe fare la Chiesa di fronte ai suoi Viganò?
Articolo di Raniero La Valle pubblicato sul blog chiesadituttichiesadeipoveri.it il 30 Agosto 2018
Care amiche ed amici, che cosa dovrebbe fare una Chiesa di tutti e soprattutto dei poveri dopo aver ricevuto una lettera come quella di mons. Viganò? Si potrebbe pensare che dovrebbe prendere il lutto e vestire di sacco, entrare in depressione, temendo per la propria sorte, perché chi mai si prenderebbe una Chiesa così?
E perfino potrebbero i giovani trovarvi nuovi motivi per disinteressarsi della religione ed evitare le chiese, e gli osservanti distogliersi dal pregare, e magari le vergini smettere di essere vergini e le sposate farsi sterili. Invece la Chiesa di tutti Chiesa dei poveri reagisce con immensa gioia a questa offesa.
Certo, si accorge di avere avuto un pessimo Nunzio a Washington, ossequioso e zelante in carriera, e poi sfrenato delatore e forse calunniatore con tanto di nomi e cognomi, quando dismesso e lasciato a casa sua. Ma a parte questo, che meraviglia! Si capisce bene infatti la disperazione di quanti, fuori e dentro la Chiesa istituita, vorrebbero a tutti i costi fermare papa Francesco perché smetta di annunziare il Vangelo, e così restino solo le Curie, i catechismi, i libri penitenziali, i santi inquisitori, le scomuniche tra i cristiani, i crocefissi nelle scuole e i rosari agitati nelle piazze.
Vuol dire che davvero il Vangelo è annunziato di nuovo, arriva direttamente da laggiù, dalla Galilea, e perciò questi sono tempi bellissimi, straordinari: perché se il Vangelo è annunziato i poteri del mondo sono perduti. Ieri, nel tempo della tetraggine, sembrava che tempi così nemmeno ci si potesse sognare di viverli.
E invece tutto è chiaro, perfino già scritto: beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia, rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli, così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi; un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
Perciò la Chiesa di tutti Chiesa dei poveri è felice, ed ancora più sta alla sequela del Vangelo e di papa Francesco che con la forza e l’autorità del ministero petrino (osannato, finché innocuo, anche dagli antipapa) lo annuncia.
Certo, è venuta alla luce la condotta forse più devastante nella Chiesa, la pedofilia come massimo esempio di sfruttamento ed abuso dei forti sui deboli, e l’omosessualità come condizione umana irrisolta e pregiudicante i rapporti di vita nel corpo ecclesiale; ma ormai la Chiesa è uscita dall’omertà, si è decisa a combattere questa battaglia a viso aperto, e papa Francesco ne garantisce la sincerità e il rigore, fino a condannare i vescovi colpevoli, deporre i conniventi e togliere la porpora anche al cardinale più potente
E c’è pure un provvidenziale risvolto positivo, pedagogico ed ecclesiologico, di questa angustia divampata nella Chiesa di oggi: è la scoperta della Chiesa terrena, nella sua debolezza e infermità, con i suoi preti arrancanti e i suoi ambasciatori infedeli; non una Chiesa iperbolica nella sua figura di Sposa incontaminata di Cristo, ma una Chiesa verosimile, nella sua realtà di carne umana di Cristo, che come lui è serva e ministra, mandata a lavare i piedi all’Europa e al mondo, vaso di misericordia, Chiesa incidentata e in uscita, ma proprio per questo da doversene prendere cura ed amare.
Con i più cordiali saluti