Il cammino pastorale della diocesi statunitense di San Jose nell’accoglienza dei cattolici LGBT e dei loro familiari
Articolo di Jessica Fromm pubblicato sul sito del settimanale Metroactive (Stati Uniti) nel novembre 2009, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Un sacerdote con barba e paramenti verde chiaro solleva un calice adorno dei colori dell’arcobaleno durante la preghiera eucaristica, in cui consacra il pane e il vino per il sacramento della Comunione. Lo circondano una dozzina di persone che si tengono la mano attorno all’altare, in una cappellina fiocamente illuminata della parrocchia cattolica di san Martino di Tours a San Jose [in California].
“In alto i nostri cuori” dice il sacerdote.
“Sono rivolti al Signore” risponde all’unisono la congregazione.
“Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.”
“È cosa buona e giusta.”
È la Messa di Emmaus, l’unico ritrovo autorizzato dal vescovo di San Jose per i cattolici gay e le cattoliche lesbiche. È un incontro tranquillo e in tono minore, tenuto ogni sabato sera dietro le vetrate di questa cappellina che vede uomini e donne, mediamente anziani, ritrovarsi in un luogo protetto, che assiste le persone LGBT cattoliche della Silicon Valley assieme alle loro famiglie. Durante l’omelia, il sacerdote parla della lotta per accettarsi, chiede ai suoi parrocchiani di pregare per chi non li capisce e li esorta a evitare la frustrazione qualora non venissero accettati dalle persone care. Dietro al sacerdote, dietro le vetrate che vanno dal pavimento al soffitto, si possono vedere le file dei banchi nella chiesa vuota e buia.
Il mattino seguente, domenica, c’è un diverso tipo di Messa in una umile parrocchia di periferia nella parte sud di San Jose. La parrocchia, dedicata a santa Giulia Billiart, è sita sulla fascia pedemontana [della contea di Santa Clara] ed è circondata da villette a schiera. In questa chiesa poco appariscente non ci sono statue grandiose, né vetrate colorate. [La domenica mattina] la Messa è festosa ed è seguita da una grande folla composta di gente varia, ma soprattutto da famiglie. Il parroco, padre Jon Pedigo, alla Messa delle 11.30 guida i canti liturgici assieme a un gruppo di adolescenti. Canta a pieni polmoni accompagnandosi con un pianoforte di tutto rispetto e schiacciando i pedali con le sue Birkenstock.
La lettura di oggi è il racconto di Bartimeo, un mendicante cieco che gridò a Gesù di avere pietà, anche se la gente di Gerico cercava di zittirlo. Passeggiando tra i banchi pieni di anziani, bambini, adolescenti, famiglie e coppie omosessuali, padre Pedigo espone la storia che forma la base della sua omelia: “Il problema di Bartimeo non era l’essere cieco, ma il vero peccato era la cecità della gente attorno a lui, che ci vedeva benissimo. Chi ci vede bene, vede il colore della pelle, la classe sociale, l’età, il sesso, il peso, l’orientamento sessuale, il livello culturale etc. Non vi vedono per come siete realmente. Quelli che facciamo tacere, perché così ci fa comodo. Abbi pietà di me! Quelli i cui compagni di vita ci mettono in imbarazzo, perché non sta bene. Abbi pietà di me! Nel mio cuore, credo che siamo alle porte di un grande risveglio globale. Credo che, mentre le alte sfere della politica ecclesiale si preoccuperanno solamente di ritoccare superficialmente la tradizione cristiana, scivolando così sempre più nell’irrilevanza, avverrà un rinascimento di una fede cristiana più ‘radicale’, che andrà cioè alla ‘radice’”.
Da molti anni la diocesi (californiana) di San Jose è una delle diocesi cattoliche più gay-friendly di tutti gli Stati Uniti, ma pochi lo sanno, e molti cattolici di San Jose preferiscono che non si sappia. Grazie al vescovo emerito Roland Pierre DuMaine e all’attuale vescovo Patrick Joseph McGrath, la diocesi da più di vent’anni può offrire un ministero specifico per le persone LGBT cattoliche, operando lontano dai riflettori. Ora, i leader cattolici progressisti e altri fedeli della diocesi stanno tentanto di aggiornare questo ministero. Padre Pedigo e la sua parrocchia sono un punto di riferimento per i cattolici omosessuali della Silicon Valley e il suo staff pastorale sta considerando la proposta di istituire un ministero LGBT ancora più incisivo e diretto e di aiutare in questo senso altre parrocchie.
Alla luce del discorso del presidente Obama a Human Rights Campaign e delle vicende della legge sul matrimonio omosessuale nel Maine, sempre più cattolici americani auspicano che la Chiesa cattolica dialoghi sui temi dell’omosessualità e del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Anche se i diritti gay non sembrano la priorità della Chiesa, alcune parrocchie progressiste stanno partendo dal basso per accogliere tutti alla mensa del Signore, a prescindere dalla razza, dalle condizioni economiche e dall’orientamento sessuale, eppure il Vaticano continua a sostenere che il matrimonio omosessuale è una delle maggiori minacce moderne alla morale e che l’omosessualità è una condizione “intrinsecamente disordinata”, in nulla diversa dall’alcolismo. Le persone LGBT cattoliche devono lottare per farsi accettare persino nella regione di San Francisco, dove forse c’è più tolleranza e comprensione che in qualsiasi altro luogo.
I pochi sacerdoti che riconoscono la comunità LGBT non si sentono di pubblicizzare il loro ministero. Molti temono rappresaglie da parte dei cattolici conservatori se andranno a rompere loro le uova nel paniere, come è accaduto con il vescovo di Oakland Salvatore Cordileone, che si è opposto al matrimonio omosessuale in California. In passato anche l’arcidiocesi di Washington DC ha minacciato un taglio ai servizi sociali da lei finanziati, se la giunta del Distretto avesse legalizzato il matrimonio gay (ndr attualmente la corte suprema ha legalizzato in tutti gli Stati Uniti il matrimonio gay). Un ulteriore ostacolo all’accettazione sarà il prossimo convegno della Conferenza Episcopale Statunitense, che si riunirà a Baltimora per rivedere il suo piano pastorale, intitolato Il matrimonio. L’amore e la vita nel piano divino. Se verrà approvata, questa dichiarazione ufficiale seppellirà definitivamente ogni ipotesi di matrimonio omosessuale per la Chiesa Cattolica, che diventerà così l’istituzione religiosa più anti-LGBT degli Stati Uniti.
Testo originale: Gay Catholics Come Out