Parole che feriscono. Quando i vescovi parlano delle persone omosessuali senza conoscerle
Articolo di Jessica Fromm pubblicato sul sito del settimanale Metroactive (Stati Uniti) nel novembre 2009, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Uno degli obiettivi che la Conferenza Episcopale Statunitense ha fissato nel 2010 è la “difesa del matrimonio”, che è stato uno dei principali temi di discussione nella sua assemblea generale. Lo sviluppo del documento Il matrimonio. L’amore e la vita nel piano divino fa parte di una serie di iniziative per promuovere e rafforzare il matrimonio in un’epoca in cui metà delle unioni eterosessuali è destinata a naufragare.
Una bozza del documento è filtrata sul Web (prima della sua approvazione). Secondo questa dichiarazione ufficiale, le unioni omosessuali sono uno degli sviluppi più problematici della cultura contemporanea: “[Il matrimonio omosessuale] ferisce l’intrinseca dignità di ogni essere umano e il bene comune della società. Il suo riconoscimento legale sotto molti punti di vista è una minaccia alla struttura stessa della società e colpisce la fonte da cui la società e la cultura provengono e che esse devono servire”. Il matrimonio omosessuale non ha niente a che vedere con i diritti civili: “Oggigiorno, chi vuole che le varie relazioni omosessuali siano riconosciute legalmente parla spesso di non discriminazione, pari opportunità, uguaglianza e diritti civili. Tuttavia, non è ingiusto opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, perché il matrimonio e le unioni omosessuali sono realtà essenzialmente differenti. Negare lo status sociale e legale del matrimonio a forme di convivenza che non sono e non possono essere sponsali non si oppone alla giustizia, al contrario, è la giustizia che lo richiede”.
Quando pochi giorni dopo [era il 3 novembre 2009] gli elettori del Maine hanno votato per abrogare la legge sul matrimonio omosessuale, la Conferenza Episcopale ha immediatamente diffuso una lettera che lodava la scelta dell’elettorato, fortemente sostenuto dalla Chiesa: “Proteggere il matrimonio tra un uomo e una donna non ha niente a che fare con la negazione dei diritti fondamentali, anche se spesso è così che viene posta la questione” ha affermato l’arcivescovo di Louisville [nel Kentucky], Joseph E. Kurtz, subito dopo il voto. Dopo aver lodato la scelta degli elettori del Maine di negare a gay e lesbiche il diritto di sposarsi, ha sottolineato che la Chiesa “lotta per i diritti fondamentali di tutti, incluse le persone omosessuali” e “deplora ogni ingiusta discriminazione contro le persone a tendenza omosessuale”.
Molti cattolici omosessuali ritengono che questa contraddizione nella Chiesa sia dovuta a un deficit di comunicazione. C’è un enorme abisso tra chi stabilisce le leggi religiose (i vescovi e il Vaticano) e le varie realtà della cultura contemporanea che i parroci devono affrontare ogni giorno: “Penso che i vescovi vivano del tutto separati dalla cultura in generale, e in particolare da gay e lesbiche. A chi si rivolgono per avere informazioni? Nella Chiesa Cattolica, nessuna donna e nessuna persona apertamente omosessuale scrive documenti, e questa è una delle ragioni per cui i vescovi sono così distanti. È come se, negli ultimi anni, stiano rendendo sempre più difficile a se stessi ascoltare le storie delle persone omosessuali in carne e ossa”.
Secondo Bill Welch, membro storico della Emmaus Community (Comunità Emmaus) ed ex presidente della sezione di San Jose di DignityUSA, l’organizzazione nazionale delle persone LGBT cattoliche, molte persone omosessuali cattoliche della sua zona non sono ansiose di sapere a cosa porterà il voto nel Maine: “La gente è stanca delle parole ‘intrinsecamente cattivo’ e ‘oggettivamente disordinato’. Dicono ‘Non voglio più ascoltare queste cose. Chi se ne frega, sbarazziamocene’. In occasione del referendum californiano sul matrimonio omosessuale, non hanno intervistato nessun gay cattolico e nessuna lesbica cattolica, quindi nessuno ha idea di cosa pensino e da dove vengano le loro opinioni. È la stessa situazione di questa lettera pastorale”.
Testo originale: Gay Catholics Come Out