Censura o non censura?
Riflessioni di Jean-Marie de Bourqueney* pubblicate sul sito Protestants dans la Ville (Francia) il 7 dicembre 2014, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Come protestante, per di più liberale, sono allergico all’idea stessa di censura. La libertà è un dovere, un’esigenza, un modo di essere. La censura è l’alleato oggettivo del dogmatismo. Chi ha il diritto, in nome di cosa e di chi, di proibirmi di pensare? Chi potrebbe, in nome di una prudenza essenzialmente conformista, limitare l’audacia del mio pensiero? Quale Chiesa potrebbe, in nome della sua contestabile tradizione, inquadrare la mia lettura e la mia ermeneutica biblica? Quanti pensieri originali, creativi, convincenti, in una parola geniali, sono scomparsi dalla nostra memoria e dalla storia in nome della censura? La censura è il braccio armato dell’ordine, mentre la libertà è la penna del pensiero. Vade retro, censura… io ti combatterò con tutta la forza del mio pensiero e della mia vita.
E tuttavia… Quando vedo che al giorno d’oggi, in nome del rifiuto della censura, tutto può essere detto, pensato, filmato, visto, ascoltato, allora mi dico che forse stiamo sbagliando strada. Ognuno può pensare quello che vuole, si dice. Ma bisogna che sia un pensiero, con l’esigenza e la costruzione di un pensiero. Invece una semplice opinione, spesso del resto composta di idee prefabbricate e di espressioni povere, passa per un pensiero. Bisogna “essere se stessi”, bisogna “essere autentici”… Ma si può essere autenticamente cretini… e anche autenticamente carogne!
Allora mi dico che l’autocensura dovrebbe essere una coniugazione della ragione. Quando vedo che oggi l’ambiente letterario è dominato da un’opera indecente, una “testimonianza di verità” di un’omicida, mi dico che talvolta l’autocensura dovrebbe essere una coniugazione dell’eleganza. Quando vedo che, giorno dopo giorno, i media ci mostrano a ripetizione i volti irriconoscibili delle vittime della barbarie ignobile di crudeli imbecilli, mi dico che l’autocensura dovrebbe essere una coniugazione del pudore e del rispetto.
In una parola, aborro la censura, ma l’applicherei sempre a me stesso, senza lasciare che qualcuno lo faccia al posto mio. Solo per eleganza e umanità.
* Jean-Marie de Bourqueney è pastore della Chiesa Protestante Unita a Parigi-Batignolles. Partecipa alla redazione e alla direzione di Évangile et Liberté. Si interessa soprattutto di dialogo interreligioso e teologia del processo.