Eccellenza ecco il nostro cammino di genitori cattolici con un figlio gay
Testo di Casey e Mary Ellen Lopata tratto dal loro libro Fortunate Families: Catholic Families with Lesbian Daughters and Gay Sons (Famiglie fortunate: famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay), Trafford Publishing, 2003, capitolo 10, pp.74-78, liberamente tradotto da Diana
Len e Molly Szumiloski hanno allevato i loro tre figli nella migliore tradizione cattolica: Messa settimanale (o anche più sovente), osservanza infallibile delle festività, gruppi giovanili cattolici e scuola regolare di catechismo per i ragazzi, tutta la famiglia coinvolta nella vita di parrocchia. Conoscevano le stagioni dal calendario liturgico, non da quello civile. La loro non era la famiglia perfetta: erano abbastanza intelligenti da sapere che tale perfezione è un mito. Affrontavano le stesse sfide della maggior parte dei genitori, ma poi capitò di affrontarne una in più: vennero a sapere che uno dei loro figli era gay. La lettera seguente, indirizzata a un vescovo che era stato loro parroco, esprime chiaramente la lotta angosciante che alcuni genitori vivono quando vengono a sapere che un/a figlio/a è gay/lesbica; tuttavia, lo scopo della lettera non è quello di raccontare una litania di sofferenze, bensì trasmettere un messaggio di gratitudine.
30 ottobre 1997
Buongiorno Vescovo, spero che si ricordi di me: anni fa Lei era nostro parroco a San Giuseppe e io ero presidente della locale Unione di Credito. Abbiamo avuto alcune discussioni sul mio ruolo di presidente. Sincere congratulazioni, anche se in ritardo, per la Sua nomina a vescovo. Lei è sempre nelle nostre preghiere per la forza e la saggezza che mette nel Suo impegnativo incarico.
Mia moglie Molly e io siamo pieni di gioia e felicità per la recente presa di posizione dei vescovi cattolici degli Stati Uniti e vogliamo esprimere la nostra gratitudine non solo a Dio, ma ad ogni vescovo, e poiché La conosciamo, volevamo farlo in modo personale.
Penso che possa apprezzare maggiormente la nostra rinnovata gioia cristiana se Le do qualche informazione su di noi. Molly e io facciamo quotidianamente la Comunione. Io sono lettore regolare alla Messa feriale e, una volta al mese, a quella domenicale. Siamo entrambi ministri eucaristici, con un ministero speciale nelle case di riposo locali, dove effettuiamo un servizio settimanale di Comunione per i pazienti. Facciamo anche parte del programma della Confraternita della Dottrina Cristiana della nostra parrocchia. Le ricordo anche che sono stato quattro anni dai Gesuiti al Holy Cross College. Le racconto questi fatti solo per farLe conoscere l’alto livello della nostra spiritualità, in quanto ci è capitato un fatto che ha cambiato profondamente le nostre vite, drammaticamente e in modo permanente: il nostro terzo figlio ci ha comunicato di essere gay.
Questa è stata per noi una “mazzata”. La nostra fede è stata scossa alle radici. Era come se il nostro mondo stesse crollando. Ci sentivamo cadere senza controllo nel più profondo degli abissi, con un senso di solitudine e completo abbandono. Continuavamo a chiedere a Dio perché ci aveva fatto questo, perché ci stava punendo, perché ci aveva abbandonati. Ci sentivamo in colpa, come se avessimo fatto qualcosa di sbagliato. Eravamo sicuri che la dottrina della Chiesa ci avrebbe detto che il nostro amato figlio, premuroso, sensibile, pieno di talento e profondamente spirituale, era un peccatore con un’anima nera, condannato alla dannazione eterna. Ci sentivamo obbligati a una scelta disperata tra la nostra Chiesa, che amavamo come parte integrante della nostra vita, e nostro figlio, che amavamo come un dono prezioso di Dio. Ci sentivamo colpevoli perché amavamo nostro figlio, e pensavamo che Dio si sarebbe arrabbiato con noi per questo amore. Questo conflitto ci ha lacerato per parecchi anni, ha messo a dura prova il nostro matrimonio e mi ha portato a una lunga e profonda depressione.
Abbiamo portato a lungo questo pesante fardello senza riuscire a parlarne con nessuno, mantenendolo nel nostro cuore come un segreto. Sapevamo molto bene che cosa dice il Catechismo, così sentivamo che era inutile andare da un prete, che sicuramente non avrebbe fatto altro che citare quello che già sapevamo a memoria! Poi scoprimmo PFLAG (Parents, Families and Friends of Lesbians and Gays), il gruppo di supporto di genitori di figli gay/lesbiche. Andammo a parecchi incontri e, sebbene lì trovassimo aiuto, ci dava fastidio che non fosse permessa la preghiera, o citare Dio! Volevamo (avevamo bisogno di) qualcosa di più. Desideravamo, speravamo di trovare un giorno, in qualche modo, sollievo all’interno della nostra fede.
Poi, come un raggio di luce nelle tenebre, leggemmo che i vescovi cattolici americani avevano scritto una lettera pastorale: Sempre nostri figli (Always our Children). Monsignore, Lei non ha idea dell’effetto che questa lettera ha avuto su di noi! Non potevamo credere che la nostra Chiesa, che ci aveva abbandonati in un mare di solitudine e peccato, ora ci stava raggiungendo per donarci consolazione e sollievo dalla profonda depressione in cui eravamo sprofondati. Quella lettera “ha rotto il ghiaccio” per noi. Ora sentivamo di poter andare dal nostro parroco per discuterne. Scoprimmo allora che uno dei suggerimenti della lettera, di iniziare con gruppi cattolici di sostegno… nella nostra diocesi era già possibile. Il gruppo di sostegno si chiama Ministero della Famiglia di Gay e Lesbiche Cattolici. Come eravamo spiritualmente lieti di poter andare a un gruppo di sostegno dove si poteva pregare e chiedere l’aiuto di Dio! Che bello sapere che tutti i genitori cattolici del PFLAG potevano frequentare un gruppo di cattolici, che la Chiesa non li abbandonava a un gruppo laico! Questo gruppo sponsorizza ritiri per genitori cattolici di figli gay/lesbiche. Molly e io subito ci siamo iscritti a questo ritiro, molto emozionati, perché potevamo trovare aiuto all’interno della nostra Chiesa!
Monsignore, non posso dire quanto la lettera pastorale e il ritiro spirituale, insieme, abbiano cambiato le nostre vite. Hanno rafforzato la nostra fede, riacceso la luce, riempito d’amore i nostri cuori, ci hanno portato la pace, rinnovato la fiducia che la nostra Chiesa sia l’unico posto in cui andare quando sembra che la vita ci abbia giocato un brutto tiro. Al ritiro abbiamo scoperto che molti altri genitori devoti e sinceri hanno passato periodi dolorosi come il nostro. Ognuno ha raccontato il proprio percorso di fede, sempre diverso, secondo la propria esperienza particolare. Sentire come lo Spirito Santo ha lavorato coi genitori ci ha fatto comprendere che non eravamo soli e che Dio non ci ha abbandonati. Che grande sostegno abbiamo ricevuto al ritiro, rafforzato dall’immenso amore mostrato nella lettera pastorale per noi e per gli altri cattolici spiritualmente affamati, alla ricerca di aiuto da parte della Chiesa.
La bellezza di questa esperienza consiste nel fatto che tutto è avvenuto all’interno della nostra fede, e non in un gruppo laico, immersi nella dottrina cattolica, con le preghiere e gli inni, ponendo l’enfasi sui comandamenti di Gesù: “Amatevi l’un l’altro”, “Non giudicare se non vuoi essere giudicato”, “Tutto quello che farai al più piccolo fra gli uomini, è come fosse fatto a me”.
Terminare il ritiro con una Messa, con tutti noi uniti a celebrare l’Eucarestia, è stata un’esperienza così bella e spiritualmente edificante! Ci è stato chiesto di portare al ritiro una foto di nostro figlio gay o nostra figlia lesbica; sono state collocate su un tabellone di fronte all’altare durante la Messa, con la speranza che la Grazia che scaturisce dal sacrificio della Messa vada ad esaudire le nostre intenzioni speciali. Sollevare lo sguardo e vedere durante la Messa la foto del nostro bel figlio, amato dai fedeli cattolici invece di essere condannato, è stata un’esperienza del tutto nuova. Non mi vergogno a dire che per molti anni non ho pianto di gioia, ma quel giorno l’ho fatto. Abbiamo lasciato il ritiro col peso del mondo sollevato dalle nostre spalle e con uno spirito rinnovato.
La seconda parte del Catechismo relativa all’omosessualità, che tratta del peccato degli atti sessuali al di fuori del matrimonio eterosessuale, è stata citata e chiarita, sia al ritiro che nella lettera pastorale, ma entrambi hanno dato rilevanza alla prima parte della dottrina della Chiesa, che ci chiede di mostrare amore, compassione e comprensione come avrebbe voluto Cristo, e di non discriminare e nutrire pregiudizi. Com’è spiritualmente bello essere in accordo coi comandamenti di Cristo! E in conclusione, non dovrebbe essere questo il modo di trattare TUTTI coloro che pensiamo di essere peccatori, e tutti i tipi di peccato? Il messaggio di Dio è semplicissimo: Ama tutte le Sue creature, e lascia il giudizio a Lui!
La lettera pastorale indirizzata ai genitori cattolici come noi ci pare che riconosca lo straziante dolore emotivo e mentale attraverso cui siamo passati e il nostro bisogno di consolazione da parte della Chiesa. Il contenuto della lettera mostra veramente una guida e un amore cristiano, non solo per noi, ma anche per i nostri figli omosessuali. Credo fermamente, sono convinto che azioni come la lettera pastorale ci facciano avvicinare più strettamente a coloro che lottano per comprendere il loro orientamento sessuale, presente in loro senza che lo abbiano scelto, e che si sentono rifiutati, soli e discriminati. Sono convinto che lo Spirito Santo l’abbia guidata nel Suo lavoro. Grazie, grazie, GRAZIE!
Mia moglie e io continueremo a ricordare Lei e gli altri pastori nelle nostre preghiere. Preghiamo perché continuiate a mantenere questi criteri nelle vostre decisioni: “Cosa farebbe Cristo in tale situazione? Quale risposta riflette meglio il suo amore?”. Preghiamo anche perché lo Spirito Santo vi guidi nel condurre il vostro gregge, specialmente in questi difficili periodi di cambiamenti (o si tratta piuttosto di crescita, più che cambiamenti?). Infine, preghiamo che lo Spirito Santo ci renda chiara la differenza fra quanto è inaccettabile e quanto è accettabile nel nostro cammino di fede.
Grazie per il tempo dedicato a leggere la mia lettera, e ancora grazie per l’amore che ci avete dimostrato. Speriamo che i nostri sentieri si possano ancora incontrare qualche volta, da qualche parte. Ma nel frattempo, Dio vi benedica!
Sinceramente in Cristo
Len e Molly Szumiloski