“La stessa strada”. Venti cristiani LGBT, una macchina da presa e la Francigena
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Intervista di Innocenzo Pontillo al filmaker Marco Mura
Venti cristiani LGBT in cammino lungo la via Francigena per raggiungere Roma. Sono loro i protagonisti del documentario La Stessa Strada, opera prima del giovane filmaker sardo Marco Mura che ci offre un’intensa testimonianza su quanti cercano di coniugare la loro fede con il proprio orientamento omosessuale. Un viaggio intimo e solare attraverso le vite di quei cristiani LGBT che sentono di voler restare nella loro Chiesa, nonostante le difficoltà che vivono.
Nel loro cammino, sullo sfondo degli antichi borghi e degli splendidi paesaggi toscani e laziali, questi novelli pellegrini vedranno crescere la loro reciproca amicizia, troveranno molte porte aperte, vivranno qualche dolorosa chiusura e saranno affiancati da alcuni eccezionali compagni di viaggio, tra cui alcuni sacerdoti. Sino al loro arrivo in Vaticano dove, a sorpresa, riceveranno il saluto da una persona speciale. Ma proviamo a conoscere meglio il giovane documentarista autore di La Stessa Strada.
Marco come è nata la tua passione documentaristica?
Ricordo, da bambino quando dissi a mia madre: «Io da grande voglio lavorare in tv!», intendendo, come ruolo, lo stare dietro le quinte. Infatti ho sempre avuto la passione di realizzare video. Avere la telecamera in mano mi fa sentire a mio agio, non posso farne a meno.
Col tempo, quando questa passione si è trasformata in lavoro, ho sentito sempre più una sorta di responsabilità per ciò che facevo: i miei video dovevano cercare di lasciare qualcosa nello spettatore, dovevano trasmettere un messaggio o spiegare qualcosa. Nel documentario, che sia giornalistico o di altre tipologie, ho visto lo strumento ideale.
Come nasce l’idea del tuo documentario su questo pellegrinaggio LGBT?
Devo essere sincero: grazie a Davide, il mio compagno. Infatti, è proprio grazie a lui se sono venuto a conoscenza della realtà dei gruppi di cristiani Lgbt. Ho sempre percepito il mondo religioso, in particolare quello cattolico, come un posto dove non ci fosse spazio per le persone Lgbt che desideravano vivere sé stessi per come sono, senza annullarsi.
Così ho pensato che questa realtà andasse raccontata. Per prima cosa, sul mio canale YouTube pubblicai due interviste molto semplici in merito, ma certo non potevano essere sufficienti. Quando poi un gruppo di cristiani Lgbt decise di organizzare questo pellegrinaggio, pensai che fosse un’occasione da non perdere, doveva essere mostrato e raccontato.
Quali difficoltà ti ha posto realizzarlo in movimento, ma anche cosa ti ha colpito in questo cammino che hai seguito?
Camminare per tanti chilometri, con lo zaino, due chili di telecamera e varia attrezzatura video è stato abbastanza difficile. Poi come se non bastasse, proprio durante il viaggio, ebbi diversi problemi tecnici con la camera che usavo, ma la storia era troppo importante e andava raccontata a tutti i costi. Allo stesso tempo, la difficoltà più grande era forse la stanchezza che camminare e riprendere tutto il giorno comportava. Ma era una stanchezza bella, una stanchezza utile.
Per ciò che concerne gli aspetti che mi hanno colpito durante il cammino, uno fra tutti è quello della testimonianza che il gruppo che seguivo portava con sé. Ho conosciuto delle persone eccezionali, tutte con un desiderio di testimoniare la felicità di poter essere sé stessi davanti a tutti, ma soprattutto davanti alla loro famiglia: la Chiesa. Ho visto una fede sincera, vissuta con umiltà, con amore. Credo che queste persone, intese come cristiani Lgbt, siano da considerare una ricchezza per la Chiesa. E poi, ovviamente, i paesaggi che abbiamo percorso erano qualcosa di meraviglioso!
Cosa ti auguri rimanga a chi guarderà questo documentario?
Da una parte, spero che ogni persona che guarderà questo documentario possa farlo suo, possa cioè vedere in esso aspetti che io stesso posso non aver pensato mentre lo realizzavo. Che possa anche portare a “distrarsi”, dopo aver sentito una frase o visto qualche immagine, e pensare alla realtà della propria vita.
Ma soprattutto, ed è questo forse quello che più mi preme, spero che questo documentario possa lasciare un sentimento di speranza e di fiducia alle persone Lgbt cristiane che ancora vivono con difficoltà la propria condizione, che ancora faticano a conciliare la propria fede e la propria affettività. Se anche solo una persona potrà sentirsi un po’ meno sola, allora questo documentario avrà avuto senso realizzarlo.
Il documentario “La stessa strada” sarà disponibile, dal 7 ottobre 2018, sul canale YouTube di Marco Mura