Il Sinodo sui giovani: la chiesa al bivio
Articolo di Luigi Sandri pubblicato in “Trentino” del 1 Ottobre 2018
I giovani, le loro speranze, le loro attese, le loro sfide alla Chiesa saranno il grappolo di problemi che, da posdomani al 28 ottobre, saranno affrontati dall’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi che, convocati dal papa a Roma, dovranno misurarsi con una situazione molto diversificata, a livello mondiale, e consapevoli che alcune risposte pur sempre martellate dal magistero ecclesiastico sono accolte da una parte dei giovani, ma sempre più respinte, o del tutto ignorate, da un’altra parte.
Il tema ufficiale del Sinodo – “Giovani, la fede e il discernimento vocazionale” – è esposto con l’ovattato linguaggio ecclesiastico; non deve, però, trarre in inganno. Esso, parlando di “vocazione”, non intende affatto solamente quella religiosa o sacerdotale; al contrario, l'”Instrumentum laboris”, il testo-base dal quale partirà la discussione dell’Assemblea, esorta i giovani a scegliere con responsabile discernimento la loro “vocazione”, sia essa quella religiosa o quella matrimoniale. Ambedue considerate belle, e degne di essere vissute.
Naturalmente, rimane una strettoia: il Sinodo è “sui” giovani, ma non “dei” giovani. L’Assemblea, infatti, è episcopale, anche se potrebbero farne parte alcuni pochi “laici”. Nell’istituzione sinodale, per quanto aggiornata pochi giorni fa da Francesco, le donne, le “madri”, non sono presenti ora, né è previsto che lo siano nel futuro. Solo i “padri” sinodali decidono. Ma l’assenza, nella Chiesa cattolica romana, di un’Assemblea rappresentante l’intero “popolo di Dio” – tanto esaltato dal Concilio Vaticano II – è una debolezza strutturale che pone non pochi problemi teologici, pastorali ed ecclesiali.
Un tentativo di rendere i giovani, ragazzi e ragazze, in qualche modo protagonisti, lo si è fatto nel marzo scorso quando il papa ha convocato a Roma per sei giorni, per una riunione pre-sinodale, trecento giovani, di molti paesi, mentre altri quindicimila sono stati collegati online attraverso Facebook e in altri modi.
Nel loro documento conclusivo questi testimoni sollevavano anche problemi tabù: “Noi, giovani della Chiesa, chiediamo alle nostre guide di parlare con una terminologia concreta su argomenti scomodi, come l’omosessualità e il dibattito sul gender, riguardo i quali i giovani già liberamente discutono senza alcuna inibizione. Alcuni percepiscono la Chiesa anche come ‘antiscientifica’… La Chiesa dovrebbe anche prendersi cura delle tematiche ambientali, in particolar modo del problema dell’inquinamento. Desideriamo anche vedere una Chiesa solidale e protesa verso coloro che lottano nelle periferie, verso chi è perseguitato e chi è povero”.
L’imminente Assemblea, dunque, ha di fronte a sé due strade: ripetere cose dette tante volte, che però bypassano risposte che stanno a cuore a moltissimi giovani; oppure addentrarsi nei temi difficili, per dare indicazioni che osino mettere infine in discussione normative – soprattutto sulla sessualità – sempre ripetute ma, forse, né evangelicamente fondate né eticamente così certe.