Più misericordia sul sesso e ascolto: prime proposte al Sinodo sui giovani
Articolo di Giovanni Panettiere pubblicato su quotidiano.net il 15 Ottobre 2018.
La Chiesa aggiorni il suo insegnamento sulla sessualità, coinvolga i ragazzi nella riforma delle strutture ecclesiali, istituisca un nuovo ministero dell’ascolto e, sul piano del dialogo ecumenico, si impegni perché Pasqua possa essere celebrata dai cristiani di ogni confessione (cattolici, ortodossi e protestanti) nello stesso giorno. In attesa dell’esito della seconda tornata dei lavori all’interno dei gruppi ristretti del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, sono queste le proposte salienti emerse dai report relativi al primo confronto in seno ai 16 circoli minori nei quali sono suddivisi, per lingua di appartenenza, i 267 partecipanti all’assise.
Le trentadue pagine di relazioni tengono conto del confronto sulla prima parte dell’Instrumentum laboris, la bozza di lavoro dell’assemblea da cui scaturirà il documento finale. La riflessione si è quindi concentrata sulla condizione attuale delle nuove generazioni. Ragazzi immersi in un mondo globalizzato e secolarizzato (un’occasione più che un male per la maggioranza dei circoli), dove gli adulti spesso non fungono da modello, ma si riducono a imitare figli e nipoti (la figura paterna è quella più in crisi), la fede è sempre meno trasmessa di generazione in generazione e, pur se si assiste a una crescente sete di spiritualità fra i giovani, tanti di loro si allontano dalla Chiesa o restano comunque indifferenti al suo messaggio.
Le parole chiavi per invertire la rotta si chiamano “ascolto” ed “empatia”, termini che rimbalzano dai report dei circoli italiani a quelli di lingua spagnola, passando per i cenacoli inglesi. Tipo l’Anglicus C, che incoraggia, per bocca dell’invitato speciale all’assise, il priore della comunità ecumenica di Taizé, frérè Alois Löser, l’introduzione nella Chiesa di un “ministero per l’ascolto”. Di un coinvolgimento delle nuove generazioni alla riforma delle strutture ecclesiali parla, invece, l’Hispanicus A. In parte fuori dal coro il gruppo Anglicus D – moderato dal presidente dei vescovi statunitensi, il cardinale conservatore Daniel DiNardo –, preoccupato del fatto che con l’enfasi posta sul listening “non si comprometta o sottovaluti l’autentica missione di insegnamento della Chiesa”.
La riflessione dei presuli non ha evitato poi argomenti di stretta attualità. A partire dal fenomeno migratorio, che, se, da un lato, vede migliaia di giovani del Terzo mondo, spinti “dal miraggio dell’Occidente”, sottovalutare le conseguenze del lasciarsi alle spalle i loro Paesi di origine, dall’altro, ingenera in Europa “il pericolo xenofobia” (Gallicus A). Allarma i padri sinodali anche la crescita di nuove forme di religiosità fondamentalista e intollerante che “rendono più che mai necessaria l’educazione dei giovani al rispetto dell’altro, al dialogo fra credenti e non credenti e in ambito interreligioso ed ecumenico” (Italicus B). Da qui l’appello per un rilancio del cammino di unità dei cristiani che porti, in un futuro prossimo, alla celebrazione nello stesso giorno della solennità di Pasqua (Gallicus A).
Ricca è stata la dialettica sull’incidenza del web nella vita dei ragazzi, sempre più (iper)connessi. La richiesta di una maggior sistematicità in materia, nell’ottica di una stesura ottimale del documento finale, si accompagna a un giudizio sospeso tra luci e ombre sulle opportunità di Internet. Permane comunque la consapevolezza, evocata da più circoli, che le opportunità offerte dalla Rete non sono ancora alla portata dei giovani di tutto il mondo.
La fuga dei ragazzi dalla Chiesa è sviscerata in chiave eziologica dai vescovi di lingua tedesca (Germanicus). Sul banco degli imputati finiscono così “l’incompatibilità apparente tra una moderna visione scientifica del mondo e la fede, in secondo luogo, le questioni direttamente o indirettamente legate alla sessualità” e da ultimo “l’apparente o spesso confermato collegamento tra la religione, da
un lato, e la violenza, dall’altro”. Sulle questioni attinenti al sesso e all’affettività è costante nei report dei gruppi ristretti la richiesta di un cambio di passo. “La Chiesa è chiamata ad aggiornare il suo insegnamento su questi temi, nella consapevolezza di essere serva della misericordia di Dio”, incalzano i vescovi del Gallicus B. L’accompagnamento dei giovani nella vita affettiva e sessuale avvenga “con limpidezza, profonda umanità ed empatia”, gli fa eco l’Italicus B, il cui relatore è l’arcivescovo liberal Bruno Forte, protagonista, allo scorso Sinodo sulla famiglia, del tentativo (fallito) di promuovere una pastorale più aperta verso le coppie omosessuali. Tedeschi e austriaci, invece, chiedono di enfatizzare, in vista di un approfondimento e di un orientamento antropologico su questa dimensione della vita, “la qualità delle relazioni umane”. Curioso l’appello dell’Hispanicus A per una riflessione sulla fase del “corteggiamento”.
Più prudenti i vescovi del gruppo A in lingua inglese che lamentano l’assenza nell’Instrumentum laboris di una sottolineatura del valore della castità, “buono e possibile da raggiungere per i ragazzi”. Dal canto loro i componenti del Gallicus A, si mostrano preoccupati di sostanziare il nesso tra Sinodo della famiglia e assise sui giovani a cui si accenna nell’ordine del giorno dei lavori: per questo rivendicano la necessità di ribadire che la famiglia è un’unione fra un uomo e una donna con entrambi i coniugi aperti alla vita.
All’Anglicus A si deve infine la riflessione più accorata su quello che resta il convitato di pietra del sinodo: lo scandalo della pedofilia nel clero. Anche se non si risparmiano critiche a una società che alle volte vuole “teste sopra il piatto”, si afferma a gran voce l’urgenza per la Chiesa di recuperare “la fiducia” dei giovani, quella che, scrivono i vescovi di lingua inglese con una metafora efficace, “si acquisisce lentamente a piedi e si perde in sella ad un cavallo”. Fatta questa premessa, segue l’appello, condiviso da altri circoli, affinché il sinodo sia l’occasione giusta per intavolare il vertice di febbraio tra il Papa e i presidenti delle conferenze episcopali che avrà al centro proprio il tema degli abusi sui minori. Senza trust anche l’invocata riforma dell’insegnamento sul sesso, la richiesta diffusa di una revisione dei cammini d’iniziazione cristiana, così come la lettura non pregiudiziale della diffusione del web fra le nuove generazioni rischiano di non bastare. Quei giovani, che si cerca di recuperare alla Chiesa, potrebbero decidere di restare fuori. Lontano dal sagrato. E, quel che è peggio, per sempre.