Floricultori spirituali
Riflessioni del reverendo Roberto Rosso* pubblicate sul sito della Comunione Unitariana Italiana il 27 ottobre 2018
Cari amici,
(I) Un famoso politico in un recente comizio ha fatto la seguente affermazione: “Le leggi vanno fatte con emozione e sentimento”. Sebbene sia chiaro e condivisibile a una prima analisi ciò che si intenda, se si approfondisce l’idea un pochino, l’iniziale ovvia adesione potrebbe risultare più problematica, per delle ragioni che vorrei discutere con voi.
(II) Un adagio kabbalistico dice che le emozioni sono ancelle a servizio di un Principe: se il Principe è buono, allora esse sono buone, se il Principe è malvagio, allora esse sono malvagie. Le emozioni e i pensieri di per sé non sono buone o cattive, lo diventano se sono guidate dall’amore o dall’odio; così come il mare di pressapochismo, odio e ignoranza che sembra aver invaso il mondo non può essere legittimato dal fatto di essere sostenuto da un milione di persone. Una cazzata sostenuta un milione di volte resta una cazzata.
(III) E mi è venuto in mente un commento alla famosa frase del Maestro: “Il Sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il Sabato” (Mc 2:27). Al fine della nostra discussione, possiamo dedurre da questo verso due cose molto semplici:
1) Il fatto che possa essere derogata una regola per ragioni di forza maggiore non significa che la regola non ci sia, che possiamo fregarcene bellamente e ricordarci di essere credenti, financo di essere UU, quando ci conviene, salvo poi dimenticarcene quando ci fa comodo. Non dobbiamo far diventare regola la deroga e dobbiamo essere consci del fatto che, dal concedersi di derogare una volta, al concedercelo cento volte, il passo è molto breve.
2) Ma soprattutto, nelle intenzioni del Maestro c’era indubbiamente l’idea di una regola fatta per l’uomo, affinché quest’ultimo, attraverso di essa, potesse crescere spiritualmente. Usare quelle stesse parole del Maestro per avvallare comportamenti di incuria, pigrizia e ignoranza significa tradirne profondamente il messaggio.
(IV) Ma prima ho menzionato gli UU. Condivido la critica di Ale e Law nei recenti sermoni. L’approccio UU è splendido, per certi versi l’unico concepibile, purché resti centrato sulla crescita morale e spirituale dell’individuo; è eccezionale e meritorio pensare che, antropologicamente, ciascuno abbia da coltivare un proprio tesoro, che frutterà un prodotto spirituale unico, che concorrerà ad arricchire il giardino spirituale che già qui ed ora può essere a beneficio di tutti. È splendido pensare che il ministro e la congregazione siano responsabili del prodotto solo in misura in cui lo siano del processo che ad esso conduce. Ma la responsabilità del processo non può essere demandata. Se si comincia a derogare all’impegno, ciò che nasce, e può essere come il modo più bello e autentico di vivere la spiritualità, diventa il più pericoloso, un paravento comodo per trovare facile legittimazione ai propri difetti e alla propria pigrizia. È come se noi fossimo i floricultori di questo giardino e avessimo la responsabilità di coltivare un prato fiorito di tanti colori e tante specie. Questa responsabilità tuttavia non è demandabile. Deve essere chiaro a tutti che la libertà di scelta su quale seme far fiorire non può essere un avvallo a starcene a pancia all’aria, né l’accettazione inerme di alcuni pseudofiori, la cui presenza nel giardino manda alla malora tutto il prato. Vediamo gli errori di cui abbiamo parlato da un punto di vista UU, evidenziando tre precise fattispecie:
1. Chi ce l’ha coi neri, coi marocchini, con i rumeni, con gli ebrei, con gli omosessuali e con gli juventini per partito preso non è UU. È un razzista/classista che non fa parte della nostra tradizione. Noi siamo contrari ai delinquenti, a quanti devastano il giardino spirituale, impedendone una serena fruizione a tutti, a quanti insegnano apatia e odio, creando giovani virgulti dal fare discutibile. Delinquenti e teste di quiz ce ne sono ovunque, farne una questione di razza, di censo, di classe sociale o di appartenenza è una gran stupidata di cui non vogliamo essere colpevoli.
2. Chi pensa di avere la verità in tasca, chi è animato da un’ansia evangelizzatrice, chi vuole spasmodicamente convincere l’altro di avere ragione, senza sapere che quest’ansia in ultima analisi rivela che egli stesso non è troppo convinto di quello che afferma, non è UU.
3. Ma anche chi sceglie di non coltivare la propria dimensione spirituale e sociale in alcun modo non è UU. I sedicenti atei razionalisti votati al nichilismo passivo, i sedicenti uomini di buon senso (ma in realtà falliti e rancorosi), che tra una bestemmia e l’altra snocciolano massime di vita carche di risentimento, benché siano molto di moda, non sono UU.
(V) In ultima analisi, cosa possiamo dire del rapporto tra ragione ed emozioni? Che non sempre il calcolo razionale promuove un comportamento spirituale, ma altrettanto, non sempre le emozioni portano a risoluzioni accettabili, e ne sono un esempio i nostri tempi, in cui l’odio è padrone dei cuori, cosi come l’ignoranza lo è dei cervelli. Entrambi i prodotti dell’attività umana, ragione ed emozioni, possono servire Prìncipi diversi, sta a noi sforzarci per servire quello che porta a un prato ricco ed armonioso.
Ma la nostra analisi ci dice anche un’altra cosa dell’animo umano: che ognuno di noi è incline, suo malgrado, ad uscire dal seminato dei buoni propositi, io stesso, io per primo. Non sempre ciò che mi sembra razionalmente giusto è anche emozionalmente accettabile, non sempre ciò che mi sembra emotivamente ineccepibile è anche razionalmente accettabile. Cosa devo fare allora? Guardarmi dentro spesso, attraverso la pratica della meditazione o della preghiera, e confrontarmi spesso, nella congregazione ad esempio, per snidare e cacciare quei sentimenti e quei pensieri che il vivere stesso quotidiano mi propone, come spazzatura e carie spirituale. Nessuno di noi è santo o esente da sporcizia spirituale, è un traguardo per noi inarrivabile, che non possiamo imporci, ma ciascuno di noi è responsabile di come smaltisce la propria sporcizia spirituale e degli atti che compie per tenere pulita la propria anima.
Allora facciamolo quest’uomo, capace di essere responsabile della crescita armoniosa del giardino spirituale.
Nasè Adam [Facciamo l’Uomo]
Amen. Rob
* Roberto Rosso, laureato in filosofia e psicologia, ha fondato nel 2004 la Comunione Unitariana Italiana.