Il presepe, la laicità e la religione
Riflessioni di André Gounelle* pubblicate sul blog del mensile protestante Évangile et Liberté (Francia) il 7 gennaio 2015, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Il presepe contraddice la laicità? Bisogna proibirlo nei luoghi pubblici, da cui sono per legge esclusi i simboli religiosi? Interpellato da alcuni liberi pensatori, un tribunale ha così sentenziato. Alcuni hanno reagito denunciando un’antireligiosità intollerante e totalitaria. Chi ha preso posizione in questa controversia, sia per il sì che per il no, è d’accordo nel considerare il presepe un simbolo religioso.
Io non ne sono del tutto convinto. Secondo me il presepe non appartiene al campo della religione, ma a quello del foklore. Il presepe rende più bella (o più brutta, a seconda dei casi) una festa culturale dominata dalla celebrazione della luce e della famiglia, illustra una leggenda che ha un tenue rapporto con i racconti biblici e nessun rapporto con il Credo, che non dice nulla di Dio e della fede.
Che i liberi pensatori non distinguano tra religione e folklore non mi stupisce: per molti di essi la religione non è altro che folklore; che nemmeno i cristiani distinguano le due cose, invece, mi addolora. Se difendono il presepe, come è loro diritto, non dovrebbero però farlo in nome della religione. Mi viene anzi da pensare che, se c’è un posto in cui il presepe è fuori luogo, quel posto è la chiesa: non per assolutismo o eccessivo purismo, ma perché oggi, nel nostro mondo, è essenziale che il cristianesimo si dissoci dal folklore con il quale viene troppo spesso confuso.
* André Gounelle, pastore, professore onorario all’Istituto protestante di teologia di Montpellier, è autore di numerosi libri e collaboratore di Évangile et Liberté da 50 anni.