Il tuffo. Il suicidio disperato di un ragazzo gay
Brano tratto dal libro di Leroy Aarons, Prayers for Bobby: a mother’s coming to terms with the suicide of her gay son* (Una Preghiera per Bobby: una madre si confronta col suicidio del suo figlio gay), HarperCollins Publishers (Stati Uniti), 1995, capitolo 1, libera traduzione da Diana
27 Agosto 1983 (Portland, Oregon, Stati Uniti). Bobby Griffith lasciò il bar verso mezzanotte e si avviò verso il centro di Portland, superando gli uffici e gli attici con decorazioni che recavano ancora l’impronta di un altro secolo. Era una notte calda, ma nuvolosa di fine agosto 1983. Biondo, con gli occhi verdi, alto 1 metro ed 82, muscoloso, indossava una camicia leggera a quadretti e dei pantaloni verdi da lavoro e camminava con passo deciso e veloce. A un passante sarebbe sembrato un ragazzo che rincasava dopo aver passato la serata fuori.
Si diresse su una collina e su un pianoro che tagliava la Interstate 405, la principale arteria nord/sud di Portland. Da questo punto si poteva vedere la maggior parte della città allineata sulle due rive del fiume Willamette. Le luci brillavano tremolanti in primo piano lasciando spazio alle zone d’ombra delle case in cui gli abitanti di Portland dormivano. Il rumore costante del traffico autostradale faceva da contrappunto alla notte silenziosa.
Bobby si avvicinò al cavalcavia di Everett Street. Giunto sul ponte, poteva vedere il traffico che scorreva sulla Interstate 405 per poi scomparire sotto la volta di cemento. Nell’aria si percepiva l’odore del diesel e della benzina.
A cosa stava pensando? Forse esprimeva il desiderio silenzioso, più volte ripetuto nei suoi diari, di sollevarsi, di librarsi verso il cielo, allontanandosi per sempre. Forse la famigliare oscura depressione lo avvolse, strangolando in lui ogni speranza.
“La mia vita è finita, per quanto mi riguarda”, scriveva nel suo diario esattamente un mese prima. “Odio vivere su questa terra…penso che Dio debba provare una sorta di autocompiacimento osservando le persone affrontare gli ostacoli che getta sul loro cammino…Odio Dio per questo e per la mia merdosa esistenza”.
Doveva aver visto il grande autotreno avvicinarsi al cavalcavia di Couch street aveva programmato il salto. Bobby fece un salto all’indietro, improvviso e senza sforzo, sparì oltre la ringhiera. L’autista cercò di sterzare, ma inutilmente.
Due testimoni riferirono più tardi di aver pensato dapprima ad uno scherzo. Si affrettarono verso la ringhiera aspettandosi di vedere Bobby penzolare. No. Bobby era precipitato per circa 7 metri direttamente davanti all’autotreno che aveva trascinato il suo corpo per 4 metri sotto il cavalcavia.
L’urto gli aveva strappato i vestiti spargendoli sull’autostrada. Sotto il suo corpo i paramedici trovarono una banconota da due dollari e 77 centesimi in moneta. Il medico legale disse in seguito che Robert Warren Griffith, di età 20 anni e due mesi, era morto all’istante per gravi lesioni interne.
* Da questo romanzo è stato tratto, nel 2009, il film per la televisione Prayers for Bobby (Una Preghiera per Bobby) che, come il libro, è basato sulla storia vera di Bobby Griffith. Il film, ancora inedito in Italia, è stato interpretato da Sigourney Weaver ed è disponibile in rete sottotitolato in italiano.