Tempo di GMG per molti giovani cristiani LGBT e non solo
Riflessioni di Irene Agovino
Mentre ero a Madrid nel 2011 (nella più contestata delle Giornate Mondiali della Gioventù) pensavo alla mia vita e al mio rapporto con la fede. Studiavo Storia alla triennale – primo anno – e da poco avevo ripreso il mio rapporto con il Signore. Avevo una storia lesbica molto intensa che è durata parecchio: ero felice. Riguardando, a distanza di otto anni, quei giovani etero o gay, trans o cisgender che partecipano a questa Giornata Mondiale della Gioventù (ndr La XXXIV GMG si terrà a Panama dal 22 al 27 gennaio 2019) mi sorgono tante riflessioni.
In primis penso che la chiesa di Francesco ci metta tutta sé stessa affinché i ragazzi siano consapevoli che essere credenti significa anche essere credibili e non è semplice, perché siamo umani e peccatori.
Siamo e dobbiamo essere aperti ad una visione nuova, non dogmatica, essenziale, ma è anche necessario essere militanti, come lo intendevano i primi cristiani, testimoniare in una parola.
Da quando Francesco è Papa – e il Papa è uguale anche se si chiamasse Benedetto – noi sappiamo che molte porte sono state aperte. E ci tengo a precisarlo, anche se i media spesso fanno finta di niente: la Giornata Mondiale della gioventù non è solo un’occasione di casino, ma di amicizia in Cristo, nel ritorno al suo Cuore.
Auguro a questi giovani di ascoltarsi e ascoltare, di non stare al balcone- per citare la GMG del 2013 – di impegnarsi e di mettersi in discussione. Sempre.