Alla XXX Settimana di Teologia Pastorale di Madrid si dialoga con i cattolici LGTB sui “cambiamenti nella Chiesa”
Articolo di Elena Magariños pubblicato sul sito della rivista cattolica VIDA NUEVA Digital (Spagna) il 30 gennaio 2019, libera traduzione di Dino
“Da molto tempo la famiglia è cambiata, a volte è stata la Chiesa (cattolica) a non voler vedere questo cambiamento“. E’ con queste parole che Margarita Benedicto, vicepresidente dell’associazione di cristiani e cristiane LGTBI (Lesbiche, Gay, Trans, Bisex, Intersessuali) di Madrid (Crismhom) ha iniziato il suo intervento nella tavola rotonda ‘Alcuni spazi in cui affiorano segni del nuovo’, tenutasi il 30 gennaio (2019), nel quadro della XXX settimana di Teologia Pastorale organizzata dall’Instituto Superior de Pastoral (Istituto Superiore di Pastorale cattolica), che si sta svolgendo nell’Auditorium Angel Herrera (di Madrid).
Pepa Toores, che ha svolto il ruolo di conduttrice della tavola rotonda, ha evidenziato le parole di Papa Francesco in cui si fa notare che “la realtà è sempre più importante dell’idea e questo è applicabile alla famiglia“. Ed è proprio la famiglia, come nucleo sociale e spazio dell’intimità personale, il luogo in cui si trovano queste piccole “sementi del nuovo”.
La famiglia non è più ciò che era in passato, né quella cristiana né quella non credente, ha detto la Benedicto, “adesso il padre non è quello che garantisce il sostentamento né la madre quella che se ne sta in casa a mettere al mondo tutti i figli che Dio vuole“.
Con l’obiettivo di rendersi consapevole di quali sono i segni del tempo, la Chiesa “è chiamata a riscoprire le novità” e a stabilire “nuovi legami con la spiritualità“, così come ha rimarcato Ana Maria Schlutter, maestra zen e creatrice del centro zen per laici Betania. “La ricchezza della spiritualità è che viviamo in un mondo dalle tante diversità“. Legami che, nelle parole di Francesco, devono raggiungere anche le periferie: quelle fisiche ma anche quelle spirituali.
Praticare la misericordia e il discernimento
“Una vita senza profondità non è ben vissuta“, ha affermato Luis Angel Redondo, parroco della piccola località di Saldana (Palencia). “Più che guardare dobbiamo ascoltare“, ha ricordato, “ma farlo in un modo pieno di fiducia e con tenerezza evangelica, realizzando delle comunità che hanno il sapore di una famiglia“.
In questo senso la Benedicto ha evidenziato che la Chiesa “è un’istituzione che ha sempre avuto una posizione preferenziale nei confronti degli emarginati, ma che non ha mai saputo aver empatia con la sofferenza delle persone LGBTI“, e questo rende necessario “un cambiamento nella Chiesa“.
“In questi ultimi tempi i progressi si realizzano nell’accoglienza delle persone a livello individuale” ha detto la Benedicto. “In molte occasioni Francesco ha fatto riferimento alla misericordia e anche al discernimento“, che non è altro che “cercare la verità partendo dall’interno di se stessi” e questo “si può applicare pefettamente all’ascolto delle persone di questo gruppo e le loro famiglie, vedere come vivono la loro libertà, sapere cosa essi dicono di se stessi”.
“Allontanati dalla Chiesa”
E avviene che “tutte queste persone, pur vivendo queste realtà, non smettono di credere in Dio”, ma si sentono “rifiutati dalla comunità” e pertanto “allontanati dalla Chiesa“. E’ un cammino molto doloroso, ma la maggior parte di queste persone “si aggrappano alla loro convinzione e scoprono dentro di sé che Dio li ama comunque essi siano“, ha spiegato.
La Benedicto ha tuttavia segnalato che “talvolta a causa della dottrina che rifiuta di riconoscere che queste persone sono figlie di Dio e possono essere sante senza negare la propria identità, esse hanno continuato a nascondersi“, e ciò evidenzia “una grande ipocrisia da parte della Chiesa, nella quale le persone omosessuali di fatto sono presenti” e che si serve dell’ideologia di genere “come arma rivolta ad eludere il dialogo“.
Testo originale: Los Cristianos LGTBI de Madrid piden “cambios en la Iglesia”