Essere cristiano e omosessuale in Francia. I risultati di una recente ricerca
Articolo tratto da hypotheses.org (Francia), 2 maggio 2011, liberamente tradotto da Dino
La terza seduta del seminario di studio “Genere e Religioni” ha avuto luogo martedì 24 aprile (2011). E’ stata tenuta da Martine Gross (CEIFR-EHESS), che ha presentato una relazione dal titolo “Essere cristiani e omosessuali in Francia” (Être Chrétiens et Homosexuel en France), basata su uno studio condotto qualche anno fa e pubblicato nel 2008 sulla rivista Sociétés contemporaines (vol. 71, n°3, p 67-93).
L’esposizione, accompagnata da una presentazione powerpoin (disponibile qui), è durata circa un’ora, poi è stata seguita da una discussione con le otto persone presenti.
Il seminario, segnalato da altri siti internet, ha accolto in questa occasione alcune persone gay e lesbiche, appartenenti a varie associazioni cristiane come David et Jonathan, Hommes et Femmes en Eglise (Uomini e Donne in Chiesa), offrendoci la possibilità di un accesso diretto al vissuto degli “omosessuali cristiani che vivono in Francia”.
Lo studio ha preso in considerazione la posizione della Chiesa che per lo più condanna l’omosessualità, a causa del fatto che essa sarebbe nociva per la famiglia e la società. Pertanto in Europa gli omosessuali non possono avere un’esistenza piena, e tanto meno veder benedette le loro unioni, in quanto tali.
La vergogna e la colpevolezza spesso sono il destino dei cristiani che si scoprono omosessuali.
Lo studio dunque ha molto insistito sul concetto di “dissonanza cognitiva” sviluppato da Festinger (1957), poiché l’essere contemporaneamente omosessuale e cristiano sembra una contraddizione.
Oltre ad essere rari, gli studi francesi fatti in precedenza (Buisson-Fenet 1999 Tamagne) si occupano poco del vissuto delle persone interessate, e benché quelli anglosassoni lo facciano, i cattolici rimangono all’ombra dei protestanti e degli anglicani.
La ricerca è stata svolta in tre direzioni: una raccolta di testimonianze, un’inchiesta tramite questionario e alcune interviste.
Il questionario, in particolare, è stato messo a punto da Andrew Yip (2002) e adattato al contesto francese che è in prevalenza cattolico.
Hanno risposto 311 uomini e 84 donne (omosessuali). L’analisi dei dati raccolti dimostra una popolazione di età compresa tra i 16 e i 70 anni, con titolo di studio elevato, impegnata in un’attività lavorativa, dotata di buone risorse economiche e con la residenza distribuita in comuni di varia grandezza.
Il 65% della popolazione intervistata prega ogni giorno. Essa si divide in due gruppi quasi uguali quanto al fatto di frequentare oppure no una parrocchia.
Del 56% che lo fanno, tre quarti partecipano attivamente alle sue attività. Il 44% che non va più in chiesa lo fa soprattutto a causa dei discorsi negativi della Chiesa riguardo all’omosessualità.
Il 67% di costoro si trova completamente a proprio agio con la sua sessualità, il 13% dice che la sua fede si è indebolita e il 2% che l’ha persa, pur ritenendosi ancora cristiano. Il 5% di coloro che frequentano una parrocchia si sono uniti ad una chiesa inclusiva (protestante), che accoglie favorevolmente gli omosessuali.
Questi ultimi sono soprattutto giovani che sono a loro agio con la propria sessualità, molto partecipativi, spesso militanti.
Il 56% di chi va in parrocchia frequenta una chiesa tradizionale, e più partecipa (e due terzi di loro vi dedicano molto tempo) più la trova benevola.
Il 67% dei cristiani intervistati ha vissuto male la scoperta della propria omosessualità, e il 41% dice che la sua sessualità costituisce una sfida alla sua fede.
Rispetto agli altri cristiani che frequentano i luoghi di culto, gli omosessuali che in Francia si trovano in accordo con la Chiesa cattolica, sono in numero maggiore, e in particolare lo sono spesso per quanto riguarda la sessualità procreativa, il matrimonio eterosessuale come ideale, ma sono meno critici, rispetto alla Chiesa, riguardo all’omosessualità, al divorzio e all’aborto.
Rimangono affiliati alla chiesa/Chiesa (secondo l’interpretazione degli intervistati) malgrado le critiche che possono fare ad essa.
Per ridurre questa dissonanza cognitiva, gli omosessuali cristiani hanno la possibilità di mettere in atto sette diverse strategie:
1- la rinegoziazione identitaria (abbandonare la religione o reprimere la propria omosessualità),
2- la compartimentazione (con i cristiani fingersi cristiano non omosessuale, e omosessuale tra gli altri simili),
3- l’evitamento (non andare più in chiesa, conformarsi ai discorsi, ecc) 4- far evolvere la Chiesa dall’interno,
4- ricontestualizzare e reinterpretare i testi,
6- organizzarsi una religione personale, valorizzazione di una fede autentica e sincera a scapito degli errori dell’istituzione,
7- aderire ad una chiesa inclusiva (di cristiani che accolgono gli omosessuali, che è diversa dalle “chiese gay”), fatto che comporta una reale conversione dato che le chiese inclusive sono protestanti e la maggior parte degli omosessuali francesi che vi aderiscono è di educazione cattolica.
Infine, per risolvere questo conflitto interiore, le soluzioni rimangono soprattutto disertare i luoghi di culto oppure frequentare , anche partecipando, una parrocchia mettendo da parte la propria omosessualità, o al contrario svolgendo una militanza.
Questo studio ha avuto un seguito, il confronto con la situazione britannica, nonostante i dieci anni di scarto tra le due inchieste.
Ne risulta in particolare che i Francesi tendono a criticare meno dei Britannici i discorsi che condannano l’omosessualità.
Durante la discussione che ha fatto seguito all’esposizione di questi dati, ci siamo resi conto delle numerose strade che sono state aperte da questo studio e che meriterebbero di essere approfondite:
1- la scarsa risposta delle donne e delle lesbiche, così come la loro scarsa adesione alle associazioni, o la loro volontà di partecipare, senza dubbio sottomesse a una doppia discriminazione, in quanto donne e in quanto omosessuali,
2- l’atteggiamento anticristiano o anche antireligioso di un gran numero di gay (come di gran parte delle femministe), che porta gli omosessuali cristiani a comunicare e a trovare dei punti in comune con gli eterosessuali cristiani,
3- l’accettazione dell’omosessualità parallelamente con la partecipazione alla chiesa,
4- la storia dell’integrazione (o “politica di riavvicinamento”) degli omosessuali alla Chiesa.
RISPOSTE AL QUESTIONARIO
Dati tratti dalla ricerca “Être chrétien et homosexuel en France” curata da Martine Gross del Centre d’ Études Interdisciplinaires des Faits Religieux. La Slide, in francese, con i dati completi può essere consultata cliccando qui
Tutte le sessualità sono create da Dio e devono essere accettate allo stesso modo
p=1,7% (Significativo)
Tra quanti vanno in chiesa: Non sono d’accordo: 81 (38%) – Sono d’accordo 134 (62%)
Non vanno in chiesa: Non sono d’accordo 43 (26%) – Sono d’accordo 122 (74%)
Un rapporto sessuale deve essere potenzialmente procreativo
p=1,5% (Significativo)
Tra quanti vanno in chiesa: Non sono d’accordo 194 (89%) – Sono d’accordo 24 (11%)
Non vanno in chiesa: Non sono d’accordo 160 (96%) – Sono d’accordo 7 (4%)
I rapporti omosessuali sono incompatibili con i principi cristiani
p=0,7% (Molto significativo)
Tra quanti vanno in chiesa: Non sono d’accordo 187 (83%) – Sono d’accordo 37 (17%)
Non vanno in chiesa: Non sono d’accordo 155 (92%) – Sono d’accordo 13 (8%)
Il matrimonio eterosessuale è l’ideale di ogni vita sessuale intima cristiana
p<0,1% (Molto significativo)
Tra quanti vanno in chiesa: Non sono d’accordo 147 (67%) – Sono d’accordo 73 (33%)
Non vanno in chiesa: Non sono d’accordo 145 (86%) – Sono d’accordo 24 (14%)
Un cristiano bisessuale dovrebbe optare per l’eterosessualità
p<0,1% (Molto significativo)
Tra quanti vanno in chiesa: Non sono d’accordo 177 (82%) – Sono d’accordo 39 (18%)
Non vanno in chiesa: Non sono d’accordo 160 (95%) – Sono d’accordo 9 (5%)
L’aborto è incompatibile con la fede cristiana
p<0,1% (Molto significativo)
Tra quanti vanno in chiesa: Non sono d’accordo 123 (56%) – Sono d’accordo 95 (44%)
Non vanno in chiesa: Non sono d’accordo 123 (74%) – Sono d’accordo 43 (26%)
IMPEGNO NELLA VITA DELLA CHIESA
– Il 67% di coloro che frequentano la chiesa hanno vissuto male la scoperta della loro omosessualità
– Per il 41% l’omosessualità rappresenta una sfida alla sua fede
– La tensione è meno forte per coloro che partecipano attivamente alla vita della parrocchia
Valutazione dell’impatto della propria sessualità sulla propria fede cristiana
– Rinforza la mia fede cristiana
Partecipano alla vita della parrocchia 81 (43%)
Non partecipano alla vita della parrocchia 15 (25%)
– Indebolisce la mia fede cristiana
Partecipano alla vita della parrocchia 10 (5%)
Non partecipano alla vita della parrocchia 7 (11%)
– Costituisce una sfida alla mia fede cristiana
Partecipano alla vita della parrocchia 62 (33%)
Non partecipano alla vita della parrocchia 28 (46%)
– La mia sessualità è un’espressione della mia fede
Partecipano alla vita della parrocchia 36 (19%)
Non partecipano alla vita della parrocchia 11 (18%)
– Totale
Partecipano alla vita della parrocchia 189 (100%)
Non partecipano alla vita della parrocchia 61 (100%)
VISIBILITA’ O INVISIBILITA’
A che punto è conosciuta nella vostra parrocchia la vostra omosessualità?
Per niente
– Va in chiesa 68 (40%)
– Partecipa alla vita della parrocchia 51 (35%)
– Non partecipa alla vita della parrocchia 36 (65%)
In parte
– Va in chiesa 63 (37%)
– Partecipa alla vita della parrocchia 65 (45%)
– Non partecipa alla vita della parrocchia 14 (25%)
Completamente
– Va in chiesa 26 (15%)
– Partecipa alla vita della parrocchia 29 (20%)
– Non partecipa alla vita della parrocchia 5 (9%)
Totale
– Va in chiesa 171 (100%)
– Partecipa alla vita della parrocchia 145 (100%)
– Non partecipa alla vita della parrocchia 55 (100%)
Bibliografia indicativa:
GROSS M. (2008), “Être homosexuel et chrétien en France”, Sociétés contemporaines, 71, no. 3, p. 67-93.
BUISSON-FENET H., “De la Dissonance à L’Esprit Critique: Sur Quelques Façons D’Être Clerc et Homosexuel,” Social Compass 46, no. 1 (1999), p. 80.
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Testo originale: Etre Chrétien et Homosexuel en France
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