Quale futuro per le donne diacono nella chiesa cattolica?
Articolo di Rita Ferrone pubblicato su praytellblog.com il 16 gennaio 2019, libera traduzione di finesettimana.org.
Ho partecipato al simposio su Il futuro delle donne diacono alla Fordham University ieri sera. La sala era piena. In effetti avevano dovuto respingere diverse richieste di biglietti già da settimane dato che avevano esaurito i posti molto velocemente. Persone provenienti da tutto il mondo chiedevano di partecipare all’evento, così lo hanno trasmesso in streaming. La registrazione è salvata su Salt and Light Media. Vi invito a guardarla.
Penso di parlare a nome di molti quando dico di essere stata al contempo sorpresa e delusa del fatto che le due persone che avevano fatto parte della commissione papale hanno annunciato fin dall’inizio che non potevano dire nulla della relazione della commissione, salvo che l’avevano redatta e che si trovava sulla scrivania del papa.
Era decisamente frustrante. Penso che molte delle persone presenti si aspettavano di venir via con almeno qualche informazione e qualche conoscenza degli sforzi della commissione papale – non una relazione completa, ma almeno un’idea rispetto a quello che era stato il loro lavoro e a che cosa erano arrivati. Non abbiamo avuto nulla di questo.
Per un simposio che era stato pubblicizzato come il primo discorso pubblico di persone che avevano fatto parte di quella commissione, era decisamente un fallimento. Avrebbero potuto dire il 99% di quello che hanno detto sulle donne diacono anche prima che la commissione papale fosse riunita. Certo, abbiamo saputo che la professoressa Zagano stava a Casa Santa Marta, che ha visitato biblioteche, che ha parlato a vescovi e metropoliti nei corridoi; abbiamo saputo che il cibo era buono. Ma non era quello il motivo per cui eravamo andati ad ascoltarli.
Ciò detto, l’evento è stato informativo in termini generici. Se qualcuno non fosse stato ancora esperto sull’argomento, la serata ha fornito un’introduzione sulle questioni fondamentali riguardo alla storia e alla teologia del diaconato, relativamente all’applicazione al tema dell’ordinazione femminile. Questi temi sono stati discussi in maniera chiara e con competenza. La narrazione della professoressa Zagano dei primi resoconti della Congregazione della Dottrina della Fede (quello che non fu mai pubblicato, e quello che lo è stato) e il modo in cui ha inquadrato il resoconto della commissione papale nel contesto della domanda fatta dalla Madre Superiora a papa Francesco, ha fornito una cronologia solida e importante per comprendere come si è arrivati a questo punto in termini di progresso istituzionale della discussione.
Durante la discussione sono venuti alla luce alcuni fatti che non sono molto ben conosciuti ad un pubblico americano. Per esempio, padre Pottier ha menzionato il fatto che ci furono tre interrogazioni riguardo alle donne diacono inviate al Vaticano dai vescovi tedeschi durante il pontificato di Giovanni Paolo II, ma che la risposta che ne ebbero non corrispondeva alla domanda posta. La risposta era stata: le donne non possono essere preti. Ma non era quella la domanda! (Sembra che il sospetto che il diaconato sia in realtà un cavallo di Troia per introdurre “di nascosto” le donne al presbiterato abbia influito sulla discussione).
Effettivamente, la distinzione tra presbiterato e diaconato è stata un elemento chiave nello stabilire l’attuale considerazione della possibilità di ordinare donne diacono. L’atto di Benedetto XVI di cambiare i canoni 1008 e 1009 per dichiarare una differenza tra diaconato e presbiterato dimostra che la Chiesa sta già attuando un processo di allentare gradualmente il “cursus honorum” dell’approccio agli Ordini Sacri – un approccio che dà per scontato che il diaconato è essenzialmente una tappa transitoria sul cammino verso il presbiterato. I diaconi permanenti sposati sono serviti come esempio stabile che i diaconi possono essere diaconi per tutta la vita. Questi fatti hanno aperto la porta alla considerazione di donne diacono senza un’automatica ammissione alla loro ordinazione come preti.
L’ “unità dei Sacri Ordini”, ha sostenuto la professoressa Zagano, non consiste nel seguire il cursus honorum, ma piuttosto nel rappresentare Cristo. Poiché preti e diaconi rappresentano Cristo in modo diverso, ognuno deve essere considerato per se stesso, ha concluso. Pochi sosterrebbero che le donne non possono rappresentare “Cristo servo”.
Padre Pottier ha dato diversi contributi alla discussione. In primo luogo, e questo è stato molto importante, è stato capace di offrire una prospettiva storica. L’impatto del Grande Scisma sul modo in cui la teologia dei sacramenti si è sviluppata in Occidente è stato uno dei suoi temi. Ha sottolineato l’importanza della Riforma Gregoriana nel XII secolo nel dar forma al nostro modo di riflettere a fondo sui problemi dell’ordinazione in Occidente. Ha anche fatto notare che ci sono stati più di 800 libri e articoli scritti sulle donne diacono in anni recenti: le cose stanno cambiando dato che la ricerca su questo argomento è cresciuta.
La gente non può più semplicemente ripetere a pappagallo in maniera semplicistica l’opinione diffusa che “le donne non sono mai state ordinate”. Sono anche stata colpita dalla sua analisi del problema globale della collaborazione maschio-femmina all’interno della Chiesa (cosa che è emersa nel dibattito successivo agli interventi).
Padre Pottier, oltre ad essere teologo e storico, è anche uno psicologo che ha uno studio insieme ad una collega professionista donna. L’inclusione di donne nel ministero ecclesiale non è una questione di complementarietà, ha detto. Non è, ha spiegato, che “tu puoi fare qualcosa che io non posso fare e io posso fare qualcosa che tu non puoi fare”. “Sono più uomo quando sono con una donna”, la presenza e la cooperazione dell’uno con l’altra valorizza i doni di entrambi, uomini e donne. Mi sembra che questo sia davvero un modo nuovo e intrigante di inquadrare la questione.
Suor Donna Ciangio ha introdotto una componente relativa al ministero pastorale contemporaneo e una certa urgenza nel procedere, descrivendo e citando pensieri di laici nella sua parrocchia e di partecipanti ad uno gruppo di studio pilota che lei ha diretto sul tema delle donne diacono. Nella sua parrocchia, per esempio, lo staff pastorale chiede regolarmente ai nuovi parrocchiani che cosa, o se c’è qualcosa, che li trattiene dall’abbracciare pienamente la fede. La risposta data più frequentemente è l’esclusione delle donne dalla leadership e dall’incarico di predicare.
Quando Suor Donna ha chiesto ad alcuni laici che cosa pensano dell’idea delle donne diacono, essi hanno detto che pensavano che le suore che lavorano in posizioni di staff pastorale fossero già diacone! L’esperienza del gruppo di studio ha rivelato che più le persone arrivavano a capire la storia, divenivano sempre più sconvolte per il fatto che noi non ordiniamo diacone le donne. Significativo è stato anche il fatto che nessuno ha riferito di aver riscontrato confusione tra diaconi e preti a livello parrocchiale. Il diaconato permanente è ben consolidato; ognuno sa chi è un diacono e chi è un prete. Le risposte che lei ha citato hanno avuto molta risonanza per le persone presenti, ma la relazione era di tipo aneddotico e non rappresentava uno studio ampio.
Nel complesso, si respirava un’atmosfera di ottimismo. Benché nessuno fosse sicuro di ciò che sarebbe successo dopo, le persone che intervenivano non sembravano eccessivamente pessimiste. Chiaramente, i conferenzieri hanno mostrato molta speranza nella possibilità che papa Francesco si muoverà in una direzione favorevole al ripristino del diaconato femminile e hanno fiducia nel fatto che lo farà al momento giusto.
Padre Rosica, il moderatore, ha riassunto come segue tre delle cose da ricordare:
- Richiamando i racconti della resurrezione dei vangeli, ha citato: “Alcune donne ci hanno sconvolti”. In questo modo, ci ha ricordato la luce evangelica di cui le donne sono state le portatrici fin dall’inizio – tanto di cappello alla testimonianza di Phyllis Zagano.
- “La storia è la grande maestra”, ha anche detto, facendo eco alla presentazione di padre Bernard. Non dovremmo aver paura di imparare dalla storia.
- “Il problema comincia in parrocchia” è stata la sua osservazione finale, confermando il contributo di suor Donna del punto di vista dei laici.
David Gibson, direttore del Centro di Fede e Cultura, che ha promosso l’evento, ha avuto anche lui una riflessione importante quale “ultima parola”. Si chiedeva se il semplice fatto che stiamo discutendo oggi di questo problema con tale vivo interesse suggerisce che sotto papa Francesco stiamo “ripristinando una chiesa di servizio” in tanti modi diversi.