Il Logos a Sodoma. Riflessioni di metodo sull’analisi simbolica e la percezione della sessualità omosessuale
Sintesi dell’articolo del teologo Michael Brinkschröder*, Il Logos a Sodoma. Riflessioni di metodo sull’analisi simbolica e la percezione della sessualità omosessuale, a cura di Antonio De Caro, 16 novembre 2011.
La riflessione sulla differenza fra sesso (identità biologica) e genere (identità culturale e sociale) risale al filosofo ebreo ellenistico Filone di Alessandria (ca. 15 a. C.–50 d. C.).
Ad esempio, in un brano de virtute (19-21) egli nota che alla differenza fisica fra uomini e donne corrispondono, nella legge mosaica, diverse funzioni e ruoli sociali, benché questo sia un aspetto culturale e non naturale, come nel caso dell’abbigliamento, che deve rigorosamente marcare la distinzione fra maschile e femminile.
Esistono, dunque, in ciascuno dei due sessi, caratteristiche biologiche e caratteristiche non dovute alla natura. Anatomia e fisiologia della riproduzione sono aspetti naturali, mentre abbigliamento e stile di vita dipendono dalle convenzioni sociali e culturali, che però, sostiene Filone, seguono assai da vicino le differenze naturali.
Distinguere nettamente il maschile dal femminile serve ad attribuire compiti specifici a ciascun genere, che quindi è chiamato a cooperare in modo peculiare e complementare all’organizzazione sociale. Per questo Filone si serve della metafora dell’edificio e delle pietre che lo compongono: rimuoverne una o alcune dal disegno complessivo equivale a togliere stabilità all’insieme.
Uomini effeminati e donne mascoline rischiano, secondo Filone, di destabilizzare l’ordine sociale come voluto dalla legge mosaica, e pertanto meritano la pena di morte: ciò rivela peraltro che, secondo Filone, occorre esercitare una forte coercizione per impedire deviazioni dalle norme diffuse.
Va notata l’analogia fra la metafora edilizia adoperata da Filone e la moderna teoria del genere che parla di costruzione dell’ordine basato sulle differenze sessuali.
In realtà, però, la teoria del genere persegue un obiettivo opposto, quello cioè di sganciare i ruoli sociali dal condizionamento sessuale.
Per Filone la costruzione culturale è fondata sulla natura, mentre per la teoria del genere, a partire dagli anni ’80, è essenziale distinguere il sesso dal genere come costruzione culturale teoricamente modificabile.
2. La determinazione del genere
La calcolata retorica di Filone non è però esente da contraddizioni, che possono venire alla luce grazie al pensiero queer sorto negli anni ’90. Esso si configura come un’evoluzione della differenziazione fra sesso e genere, poiché pone l’accento sulla percezione psichica dell’identità.
Come viene determinato il genere di un’altra persona? Esso dipende da numerosi criteri. Nella vita quotidiana, in cui le parti genitali sono perlopiù coperte, l’assegnazione ad un genere dipende da caratteri sessuali secondari, mentre il contrario avviene alla nascita.
Se gli organi genitali, alla nascita, non permettono di individuare immediatamente il sesso, si ricorre a dati ormonali, genetici o endocrinologici, utili a stabilire il genere biologico.
Esso è il primo criterio per stabilire il genere di una persona, anche se lo studio dei casi di transessuali e transgender ha rivelato che il sesso biologico non è decisivo.
In alcune culture persone dal sesso biologico maschile vengono trasformate dalla società in persone di genere femminile (tramite l’abbigliamento, lo stile di vita, la professione, persino il matrimonio). Ne deriva che sesso e genere si intrecciano e si influenzano intimamente a vicenda; allo stesso modo, non sono separabili il genere e la vita sessuale.
Ma, oltre al sesso biologico e al genere sociale, vi è la percezione psichica dell’identità, che spesso tende a coincidere con i primi due aspetti, ma può anche lasciar spazio a diverse rappresentazioni, consce o inconsce. Alla rappresentazione interiore dell’individuo si aggiunge anche quella collettiva.
Il pensiero queer porta quindi alla luce tutte le componenti che possono determinare l’identità di genere di una persona, al di là della costrizione operata dalla tradizione.
Questa prospettiva ha anche delle conseguenze riguardo la percezione della sessualità omosessuale.
Dal momento che diversi testi religiosi considerano l’omosessualità come un tabu, la rappresentazione dell’omosessualità o viene censurata o avviene in forma scenico-simbolica.
3. Una decostruzione della virtù
Un secondo passo di Filone può fornire lo spunto per illustrare un altro metodo del pensiero queer, la decostruzione, che mira a dimostrare le contraddizioni di un sistema considerato assoluto e chiuso.
In De Abrahamo 101s. Filone si sforza di dimostrare che, a dispetto dei generi grammaticali, alla virtù va riconosciuto uno status maschile, poiché essa, come l’elemento maschile nel matrimonio, è in grado di generare spiritualmente, mentre lo spirito deve essere assimilato al genere femminile, poiché si limita a concepire i frutti della virtù.
Dunque Filone, mentre tenta di fondare anche nell’ordine morale la stessa struttura (generazione grazie ai due distinti sessi) del mondo naturale, incorre in una contraddizione, poiché la virtù possiede una “identità” maschile ma un’apparenza (linguistica) femminile, è un androgino.
4. Logocentrismo fallico nella riflessione sulla religione
Sia nella visione di Filone, sia nel cristianesimo, il Logos possiede un profilo maschile, poichè incarna la virilità trascendente e la trascendenza del maschile, come si evince dall’idea del logos spermatikos, di origine stoica.
Fu Giustino il martire a trasferire nel pensiero cristiano la filosofia stoica del Logos, su cui si fondarono poi i dogmi cristologici.
Il Logos preesiste alla creazione, si è manifestato storicamente nei patriarchi e nei profeti, ma anche in alcuni eccellenti uomini pagani, e soprattutto si è incarnato e rivelato pienamente in Gesù Cristo. Logos indica comunque anche la Parola di Dio e il testo della Sacra Scrittura, come pure quell’ideale di razionalità assoluta cui aspirano in età moderna la scienza e la filosofia.
Il Logos è quindi, nello stesso tempo, oggetto e metodo di conoscenza. Può essere utile, a questo proposito, l’analisi simbolica, praticata da Freud per l’interpretazione dei sogni.
Nel simbolo di concentrano molte sfumature: anche il Logos può essere esplorato come simbolo, dotato di molti significati.
Spesso sia l’esperienza religiosa che la conoscenza scientifica sono state rappresentate come un processo generativo che trova il suo archetipo nell’unione sessuale: incontrare Dio o conoscere la verità sono stati immaginati come processi in cui l’anima umana concepisce e genera interiormente e quindi assume un ruolo femminile.
Associando le due prospettive, si può parlare di “logocentrismo fallico” (L. Irigaray).
5. Il Logos cristiano contro i pederasti
Secondo Giustino il Logos costituisce un secondo Dio, immanente, chiamato dalla Bibbia “Signore”. È il caso di Gen. 19.24, in cui il Signore distrugge Sodomia e Gomorra sotto una pioggia di fuoco e zolfo.
È il Logos che visita prima Abramo alle querce di Mamre, e poi Lot a Sodoma, e che quindi subisce le minacce sessuali dei sodomiti: il Logos è dunque nello stesso tempo vittima, giudice e vendicatore.
Secondo Taziano, allievo di Giustino, il Logos tende a generare nelle anime i frutti del bene, am viene ostacolato dai demoni, fra cui rientrano le divinità pagane.
Il Logos è emanazione di Dio, riflesso della sua sapienza creatrice, generato in modo puro e senza mescolanza: per cui la castità, secondo Giustino, è il comportamento che più si addice ai cristiani, in contrasto con la sensualità degli dei pagani e del paganesimo.
6. Generare in Cristo?
Il Logos si pone quindi contro ogni sorta di pratica sessuale ritenuta disordinata, quindi anche contro l’omosessualità. Ma il sistema etico è davvero così coerente e senza incrinature?
Paolo (1Cor. 4.15) afferma di avere generato dei figli spirituali in Cristo: ciò adombrerebbe una sorta di rapporto omosessuale fra l’apostolo e il Maestro. A questo proposito l’esegesi tradizionale spiega la metafora paterna in riferimento alla fondazione della comunità di Corinto, che l’apostolo continua ad educare nella fede.
Altri interpreti accentuano tuttavia l’aspetto realistico di questa metafora, in cui il Vangelo svolgerebbe la funzione del seme; la riproduzione vegetale o animale funge da immagine concreta dei processi spirituali.
“Generare in Cristo” sarebbe una espressione simile a quella che usa Platone nel Simposio, “generare nel bello”, che indica il processo dell’innalzamento spirituale proprio tramite l’amore fra due uomini.
In Platone l’amore fra due uomini genera “nel bello” virtù e nobili imprese, in Paolo l’amore per Cristo porta alla generazione di nuovi cristiani.
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* Michael Brinkschröder, nato nel 1967, è un teologo cattolico e sociologo che vive a Monaco (Germania). E’ fondatore del “Gruppo di lavoro sulla teologia gay“ e per molti anni curatore della rivista “Werkstatt Schwule Theologie“.
Ha scritto la sua tesi di dottorato sulle radici bibliche della omofobia Cristiana: “Sodom als Symptom. Gleichgeschlechtliche Sexualität im christlichen Imaginären – eine religionsgeschichtliche Anamnese“ (Sodoma some sintomo. Omosessualità nell’immaginario Cristiano – Una anamnesi storico-religiosa, Berlino/New York 2006).
I volontari del progetto Gionata ringraziano l’autore per aver concesso l’autorizzazione a tradurre e pubblicare in italiano l’abstract di un suo lavoro.
Testo originale: Der Logos in Sodom. Methodische Überlegungen zur Symbolanalyse und zur Wahrnehmung gleichgeschlechtlicher Sexualität (file pdf)