Essere omosessuali in Turchia. Tra nascondimento e discriminazione
Articolo tratto da gaymiddleeast.com (Medio Oriente), 22 giugno 2011, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
In Turchia si è spesso costretti a celare la propria sessualità ai datori di lavoro, agli ufficiali civili e alle proprie famiglie per paura della violenza e del pregiudizio, secondo un nuovo rapporto di Amnesty International del 21 giugno 2011.
I crimini legati all’omofobia, incluse le aggressioni violente e gli assassinii, sono frequenti ma largamente ignorati dalle autorità.
Le transgender sono particolarmente a rischio di essere aggredite, dice il rapporto, che mette in luce la discriminazione subita da lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) in un paese in cui non sono stati messi all’opera provvedimenti in tal senso.
Amnesty International chiede ufficialmente alle autorità turche un emendamento alla costituzione che proibisca la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere. Dovrebbero essere messe in cantiere delle leggi che proteggano gli LGBT dalla diffusa discriminazione, inclusa quella da parte dei responsabili dei servizi sanitari e dell’istruzione, quella in famiglia e sul posto di lavoro.
[…] Andrew Gardner, che si occupa della Turchia per conto di Amnesty International, dice: “Il pregiudizio pervasivo contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender in Turchia e la paura dell’ostracismo e delle violenze significano che molti si sentono obbligati a celare il loro orientamento sessuale, anche in famiglia.
Le dichiarazioni omofobiche da parte dei rappresentanti del governo hanno incoraggiato la discriminazione contro i singoli. Invece di ripetere i fallimenti passati, il nuovo governo deve rispettare e proteggere i loro diritti in parole e azioni.
È responsabilità di tutti i partiti in Parlamento assicurare che qualsiasi nuova composizione della costituzione turca bandisca la discriminazione sulla base della sessualità o dell’identità di genere.
Una legislazione completa che si opponga alla discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere è un dovere – e dovrebbe arrivare il più presto possibile.
In ogni caso, le autorità devono anche mostrare la volontà politica di combattere la discriminazione dimostrando che le pubbliche manifestazioni di omofobia sono inaccettabili.”
Il rapporto di 50 pagine di Amnesty rivela anche come le transgender in particolare possano subire abusi.
Delle 104 donne transgender che hanno risposto ad un sondaggio condotto dall’organizzazione di solidarietà LGBT Lambda Istanbul nel 2010, più dell’89 per cento ha detto di essere stata in passato vittima di violenza fisica da parte della polizia.
Le ammende arbitrarie comminate dagli ufficiali di polizia contro le transgender che portano avanti la loro vita quotidiana equivalgono ad una sistematica vessazione e punizione dovuta alla loro identità di genere. Coloro che si rivoltano contro questa pratica possono subire minacce e violenze da parte della polizia.
Dice Andrew Gardner: “Impossibilitate a trovare lavoro, le transgender sono spesso costrette al mercato illegale del sesso, dove per di più vengono vessate dalla polizia.
Sono anche il bersaglio preferito dei crimini legati al pregiudizio, eppure la questione rimane per lo più ignorata dalle autorità.”
Gli LGBT vengono anche discriminati quando rimangono vittime di crimini violenti. Solo per il 2010 le associazioni LGBT hanno documentato 16 omicidi di persone uccise presumibilmente per via del presunto orientamento sessuale o dell’identità di genere.
Molti reati di stampo omofobico non vengono riportati, e quando lo sono non vengono registrati come reati. Solitamente non si indaga sulle motivazioni e in molti casi i responsabili non vengono assicurati alla giustizia per le deficienze delle indagini e dei procedimenti giudiziari.
Numerose leggi, pur non esplicitamente discriminatorie, vengono applicate dal sistema giudiziario in modo che siano fonte di discriminazione.
Di fronte all’inazione del governo, le associazioni di solidarietà LGBT sono le uniche che cercano di combattere tali abusi. In realtà queste stesse associazioni hanno subito cause legali intentate dalle autorità che mirano alla loro chiusura, e altri attacchi discriminatori al loro diritto di espressione e di associazione.
Andrew Gardner aggiunge: “Le associazioni di solidarietà LGBT hanno bisogno di protezione e rispetto. È ora che i politici escano allo scoperto e le sostengano apertamente.”
Testimonianze
Eylül è una transgender ventiquattrenne, lavoratrice del sesso di Eskişehir e membro fondatore del network locale di attivisti LGBT.
Il 1 febbraio 2010, alle 21.30 circa, ricevette una telefonata da un uomo che si presentava come cliente, ma che all’arrivo a casa sua lei riconobbe come l’uomo accusato di violenze e furti a danno di altre transgender e uomini gay.
Gli chiese di andarsene ma l’uomo rifiutò, e dopo molte minacce di violenza, Eylül venne violentata. Fece una denuncia penale e venne inviata al dipartimento di medicina forense per un accertamento fisico e psicologico.
Il 17 febbraio 2011 riferì ad Amnesty International che un’altra transgender, lavoratrice del sesso, era stata aggredita dallo stesso uomo con un coltello, rimediando sei punti allo stomaco.
Ahmet Yýldýz, un ventiseienne apertamente gay che viveva con il suo partner a Istanbul, venne ucciso il 15 luglio 2008 di fronte a casa sua, in quello che molti credono essere un delitto “d’onore”.
Nei mesi precedenti l’omicidio Ahmet aveva ricevuto minacce dalla sua famiglia. Fece una denuncia penale contro la famiglia e chiese protezione.
Dopo il delitto, emerse che non fu dato seguito alla denuncia e che il pubblico ministero la trasferì ad un altro ufficio, con il pretesto che essa ricadeva nella giurisdizione del distretto limitrofo, dove fu ignorata.
Gli attivisti considerano le azioni delle autorità come inefficaci nel contrastare la violenza omofobica.
Il partner di Ahmet disse ad Amnesty International che le indagini penali non vennero portate avanti soddisfacentemente – gli indizi non vennero considerati e il padre, il principale sospettato, non venne interrogato.
Asil, un omosessuale di 21 anni da Smirne, ha riferito ad Amnesty International di avere subito abusi verbali, reclusione in isolamento, minacce di violenza ed esami medici umilianti e discriminatori prima di poter essere esentato dal servizio militare.
In Turchia, tutti gli uomini tra i 18 e i 40 anni sono tenuti al servizio militare obbligatorio.
Non essendoci un servizio civile alternativo, ed essendo i gay a rischio di violenza nell’esercito, molti ricorrono al provvedimento discriminatorio che permette loro di esserne esentati con il pretesto che il loro orientamento sessuale rappresenta un “disordine psicosessuale”.
Testo originale: Turkey – Amnesty report reveals widespread discrimination against LGBT people