Ci sarà mai una parola definitiva nella chiesa cattolica su sacerdoti gay e abusi sessuali?
Articolo di Francis DeBernardo* pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 25 febbraio 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Due giorni fa ho scritto che sembrava che al summit (ndr in Vaticano sugli abusi sessuali) si stesse discutendo dell’idea, più volte smentita, secondo cui i sacerdoti gay sono la causa degli abusi sessuali.
Le prove sono nel fatto che in nessuno dei resoconti scritti o orali del summit è saltato fuori l’argomento, e quando i giornalisti hanno tirato fuori quella teoria durante interviste e conferenze stampa, questa è stata veementemente rigettata. Due media, il [quotidiano] New York Times e il [settimanale gesuita] America, hanno fatto le loro ricerche sull’argomento e hanno sviluppato importanti conclusioni.
In un articolo del New York Times intitolato “Il non-argomento di cui si parla di più in Vaticano? L’omosessualità” i giornalisti Elisabetta Povoledo e Jason Horowitz affermano che, sebbene la questione dei sacerdoti gay non fosse in agenda al summit, è stata comunque discussa: “Le opinioni contrastanti sull’omosessualità nella Chiesa sono emerse quasi come una distrazione, nonostante gli organizzatori e i partecipanti abbiano invitato a più riprese a concentrare la discussione sulla pedofilia”.
Sebbene l’argomento sia stato discusso in via non ufficiale, non sembra che la maggioranza dei vescovi intervenuti veda un collegamento causale tra i sacerdoti gay e gli abusi: quando qualcuno lo ipotizza, molti vescovi sono pronti a rifiutarlo.
Il New York Times cita l’arcivescovo di Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, presidente delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea: “[Hollerich] ha detto che alcuni vescovi continuano a indicare l’omosessualità come causa degli abusi perché ‘certa gente ha determinate idee in testa e non si riesce a fargliele cambiare’ […] Lui e altri vescovi avevano provato a far cambiare loro idea […] Dice Hollerich: ‘Ho detto loro che il Primo Ministro del mio Paese è omosessuale, ma non si sognerebbe mai di molestare dei bambini”.
Tre prelati non convocati al summit hanno rilanciato la crociata contro i sacerdoti gay con alcune dichiarazioni rilasciate alcuni giorni prima dell’incontro.
Il cardinale statunitense Raymond Burke e il cardinale tedesco Walter Brandmüller hanno scritto una lettera aperta ai partecipanti al summit per chiedere di mettere fine alla “congiura del silenzio” che circonda “la piaga dell’agenda omosessualista”.
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che lo scorso agosto ha invitato papa Francesco a dimettersi, ha avuto anch’egli qualcosa da dire, come riporta il New York Times: “[Viganó] ha detto che è molto opportuno che il summit si sia aperto il giorno della festività di san Pier Damiani, un monaco dell’XI secolo che ha combattuto il ‘peccato di sodomia’ che dilagava nella Chiesa […] (Alcuni storici della Chiesa però affermano che questo santo forse non è il modello migliore da invocare, visto che tacciò di immoralità una principessa bizantina che aveva introdotto la pratica di mangiare con la forchetta)”.
Altri, come il vescovo guatemalteco Gonzalo de Villa y Vásquez, ritengono che la questione sia ancora aperta: ”Penso che sia legittimo chiedersi se esista o meno un collegamento tra l’omosessualità e gli abusi”.
Il corrispondente nazionale (del settimanale carrolico) America, Michael O’Loughlin, ha fatto un ottimo lavoro di raccolta delle più importanti dichiarazioni di questi giorni in un articolo intitolato “Nonostante le pressioni esterne si è parlato poco di omosessualità al summit sugli abusi”.
O’Loughlin cita l’arcivescovo di Malta Charles Scicluna, personaggio centrale del summit. Scicluna ha detto chiaramente che non c’è collegamento tra abusi e sacerdoti gay: “’Generalizzare un’intera categoria di persone non è mai legittimo. Abbiamo dei casi singoli, non categorie di persone’ ha detto l’arcivescovo di Malta, uno degli uomini di punta del Vaticano nella lotta contro gli abusi sessuali […] Rispondendo alla domanda di un giornalista sul perché non si stesse discutendo di omosessualità, Scicluna ha affermato che l’omosessualità e l’eterosessualità sono ‘condizioni umane’ e che ‘non predispongono al peccato’ […] ‘Non mi permetterei mai di indicare una categoria [di persone] che avrebbe una [speciale] tendenza al peccato’ ha poi aggiunto”.
O’Loughlin riporta poi il punto di vista di un sopravvissuto omosessuale agli abusi [clericali] che l’anno scorso ha incontrato il Papa che gli avrebbe detto “Dio ti ha fatto così” riferendosi al suo orientamento sessuale: “Juan Carlos Cruz, un sopravvissuto cileno agli abusi che ora vive negli Stati Uniti, dice di rigettare ogni tentativo di scaricare la colpa sui sacerdoti omosessuali […] ‘Questa è una crudele menzogna, molto lontana dalla realtà. Come gay, e come gay cattolico, vi posso dire che ci sono dei gay non molto buoni, e ci sono dei gay davvero meravigliosi. Ci sono eterosessuali malvagi, e ci sono eterosessuali fantastici, ma l’omosessualità e l’eterosessualità non sono la causa della pedofilia’ ha detto Cruz”.
L’unica religiosa e l’unica africana a parlare al summit è stata suor Veronica Openibo SHCJ, una sorella nigeriana membro della Società del Santo Bambino Gesù e membro della direzione dell’Unione Internazionale Superiore Generali, la quale ha sottolineato il fatto che anche le ragazze sono vittime dei preti molestatori.
L’articolo di America riporta anche le parole dell’arcivescovo di Philadelphia Charles Chaput, secondo il quale “i predatori omosessuali hanno un ruolo molto grande nella maggior parte dei casi di abuso a noi noti”.
Il vescovo di Providence nel Rhode Island, Thomas Tobin, dal canto suo, ha twittato che uno dei fattori in gioco in questa crisi sono “le fazioni gay all’interno della Chiesa”. L’articolo, d’altro canto, riporta le decise obiezioni del cardinale Blase Cupich al collegamento tra sacerdoti gay e abusi sessuali.
Il New York Times cita anche un mio articolo in cui sostenevo che la teoria dei sacerdoti gay “è stata smentita” e auspicavo che “venga rilasciata una dichiarazione papale definitiva e ufficiale sul tema”.
Più volte durante le conferenze stampa ho cercato di interrogare i portavoce vaticani sul mancato dibattito a proposito dell’omosessualità, ma non sono riuscito a farmi notare dai moderatori in quelle conferenze molto affollate e intense.
Secondo O’Loughlin il Papa ha fatto un riferimento di sguincio al tema durante il discorso di chiusura del summit: “Anche papa Francesco sembra voler smentire il collegamento tra omosessualità e abusi. Durante il discorso di chiusura del summit ha affermato che l’abuso di minori ‘è sempre il risultato di un abuso di potere’. Ha poi chiesto ai vescovi di ‘essere superiori alle dispute ideologiche e alle prassi giornalistiche che sovente sfruttano, per interessi diversi, le tragedie vissute dai più piccoli”.
L’interpretazione di O’Loughlin è interessante, ma bisogna anche dire che il Papa dovrebbe esprimersi in modo meno ambiguo su certi temi spinosi. Alla furia che si sta abbattendo sui sacerdoti gay bisogna opporre una reazione più decisa.
In un’intervista che ho rilasciato ad America ho detto a O’Loughlin che, dopo aver passato alcuni giorni al summit, sono giunto a credere che “nessuno in Vaticano si beve la teoria dei sacerdoti gay come causa degli abusi”. Ne sono ancora convinto, ma va anche ricordato che numerosi vescovi e opinionisti cattolici questo collegamento lo vedono, per quanto fragile appaia, nonostante il parere contrario di moltissimi prelati, incluso il Papa.
Sappiamo bene che il motto Roma locuta; causa finita est (Roma ha parlato, il problema è risolto) non è mai definitivo. La discussione continua.
* Francis DeBernardo lavora per New Ways Ministry dal 1992, prima come volontario poi, a partire dal 1994, come membro dello staff; dal 1996 è direttore esecutivo. Propone iniziative riguardanti cattolicesimo e tematiche LGBT nelle parrocchie, nelle diocesi, centri conferenze, università e comunità religiose in tutti gli Stati Uniti. È autore del libro Marriage Equality: A Positive Catholic Approach (Il matrimonio omosessuale. Un punto di vista positivamente cattolico). È redattore e autore di Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie e opinioni sulle tematiche LGBT nella Chiesa Cattolica. Suoi articoli sono apparsi nelle riviste The National Catholic Reporter, Commonweal, The Advocate e The American Catholic. È stato l’oratore di punta alla conferenza su religione e tematiche LGBT tenutasi al primo World Pride di Roma nel 2000; è intervenuto anche alla conferenze interfede in occasione del World Pride di Londra nel 2012.
Testo originale: The Last Word on Gay Priests and Clergy Sexual Abuse?