Essere omosessuali e cristiani ad Alessandria. In prigione senza passare dal via
Testimonianza inviataci da Claudio di Gabriel Forum
Non sapendo da dove iniziare, ho deciso di partire dall’inizio. Non so se la mia storia sarà di aiuto a qualcuno che si troverà a leggerla, ma di certo sarà per me un’ulteriore analisi di conoscenza.
Sono Claudio, ho 46 anni, sono di Alessandria e sono siciliano di nascita. Cosa voglia dire essere omosessuali e Cristiani in provincia non lo so ancora con precisione e certezza. La città è abbastanza aperta rispetto ad altre province ad accogliere movimenti omosessuali, ma non accompagnati da percorsi di credo religioso. Ho accettato da talmente poco tempo il tutto, che ancora mi chiedo come sarà.
La cosa certa è che omosessuale probabilmente lo sono sempre stato fin da bambino, ma l’ho sempre negato. Lo ero e lo sono, non per stereotipi quali giocare con le bambole, o mettersi i vestiti di mia madre ed i tacchi: tutti dicevano che da bambini era normale e che sarebbero stati solo episodi, ma per il fatto di avere una sensibilità molto marcata. Amavo solo ciò che era arte: musica, danza, recitazione e cucina. Ero e sono sempre stato un bambino particolarmente emotivo, anche se molto aperto e socievole.
Il fatto di essere grasso non mi aiutava particolarmente: spesso ero preso in giro e di mira: “grasso, frocio, busone, cupio in piemontese, sono state parole con cui spesso sono stato chiamato e bullizzato e che risuonano spesso nella mia testa”. Piangevo in privato e maturai il desiderio di affermarmi sempre individualmente. Scelsi dunque, di non fare sport di squadra ma sempre individuali, ed un gioco che particolarmente mi appassionò e al quale mi dedicai fu Ping-pong.
Andavo spesso a giocare nella mia parrocchia con un mio caro amico d’infanzia. Un giorno alla fine di una partita un signore che frequentava spesso l’oratorio, inizio a bullizzare me e il mio amico perché eravamo grassi. Mi infilo l’indice ed il pollice in bocca lungo l’arcata dentale. Io ero molto spaventato. Avvicinò il suo corpo alla mia bocca e con le dita simulò l’atto sessuale, cosa che fece dopo anche con lui. Noi scappammo via correndo, e di quell’episodio non solo non ne parlammo mai a casa, a scuola, ma neanche tra di noi. L’unica volta che io accennai l’argomento, mi fece capire che, se ne avessi parlato avrebbe negato tutto. Avrebbe detto che era un’invenzione della mia fantasia, così decisi di sotterrare questo ricordo, per sempre! Non ci pensai più, fino a poco tempo fa: quando rimuovo lo faccio seriamente!
Dimagrì e feci molto sport e da fervente praticante cattolico divenni quasi ateo e ribelle. Oramai la mia immagine era diventata un’ossessione.Troppe volte mi avevano fatto sentire sbagliato. L’unica soluzione era negare il negabile, essere magro, maschile, sicuro e risultare socialmente accettabile.
Crescendo ovviamente mi presi una cotta senza precedenti per il mio migliore amico come da buona tradizione, ma essendo lui etero non se ne poteva fare nulla. Decisi che negare sarebbe stata una costante di tutta la mia vita futura perché non accettavo e non volevo si sapesse che ero gay. In provincia era troppo rischioso, ed io non avrei retto emotivamente al disgusto che si sarebbe letto sui volti dei miei genitori (meridionali e di mentalità retrograda, soprattutto mio padre), e al giudizio dei miei amici.
Ebbi il mio primo rapporto etero con una mia amica molto tardivamente, che definirei fallimentare. In seguito inanellai una serie di mordi e fuggi sempre con ragazze problematiche finendo con l’innamorarmi di quella che mi ha, con il mio permesso, rovinato l’esistenza. Dieci anni in cui non siamo sempre stati insieme, ma emozionalmente eravamo come sposati. Eravamo impegnati in un rapporto malato. Non si riusciva a stare con, ma nemmeno senza.
Il fatto che sessualmente funzionavamo, e bene, mi aveva a tranquillizzato ed avevo finito col nascondere la testa sotto la sabbia: uno struzzo fatto e finito. Mi raccontavo di essere bisessuale e forse in parte lo ero. Il rapporto più procedeva e più era logorante: io in parte immaturo e lei piena di paure relative al rapporto non idilliaco con il padre, e a problemi alimentari irrisolvibili senza l’aiuto di uno specialista. Credevo di poterla salvare, e lei, di potermi perdonare una incapacità ad impegnarmi seriamente. Ero posseduto dalla sindrome della crocerossina: io ti salverò! Ma non si può salvare chi non vuole essere salvato, ed in primis, dovevo salvare me stesso.
Un braccio di ferro psicologico che mi fece ad un certo punto negare pure il sesso, perché cedendo sarei stato ricattabile, ed io volevo a tutti i costi la mia indipendenza, avere il controllo della situazione, non solo emotivamente. Anche da single, ma emotivamente impegnato, ebbi altre relazioni.
Nel mente ero sempre più attratto da uomini e sognavo di avere relazioni segrete che mai avrei realizzato per terrore di essere scoperto. Ebbi vari e svariati corteggiatori, ma li rifiutai tutti, sempre per paura del giudizio e di quello che avrebbe pensato la gente: un inferno! A volte ripenso a tutte le occasioni avute con uomini e donne e mi chiedo, come in sliding doors, come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto diversamente.
Ci sono state più occasioni in cui sarebbe potuta cambiata la direzione della mia esistenza. Di tanto in tanto c’erano episodi che capitavano come a dire… ed adesso cosa vuoi fare per non rimanere al palo e tornare sempre al punto di partenza senza passare dal via? Credo che il Signore mi abbia dato più occasioni per svoltare e cambiare, ma io non le ho volute cogliere e vedere: un incidente terrificante in macchina nel 2011, in cui sono sopravvissuto miracolosamente, ma anche allora decisi che stavo così comodo nella mia finzione, nella mia zona di comfort, un tentato approccio con un mio amico conosciuto su un forum musicale che mi rifiutò perché fidanzato, per poi inseguirmi senza successo successivamente, e la morte di mia mamma l’anno scorso a fine aprile, mi ha radicalmente cambiato la vita.
Mi crollò il mondo addosso, e per un attimo pensai pure di farla finita. Poi mi dissi che lei non avrebbe voluto questo per il suo adorato figlio minore, quello speciale, quello sensibile, e nemmeno il Signore, che avevo dimenticato e perso per strada. Mia mamma credo avesse intuito la mia condizione, e la mia sofferenza. Le madri sanno sempre tutto. Era giunto il tempo di essere finalmente me stesso e la mia migliore e più vera versione.
Così un passo alla volta decisi di rivoluzionare tutto. In fondo nulla si costruisce in un giorno. Mandai a monte il rapporto con la mia ex… che oramai era solo una amica, ma una amica tossica. Troncai svariate amicizie con cui non condividevamo più alcun percorso di vita, e a breve, conto di lasciare pure il mio lavoro tradizionale per un progetto fantastico che mi sta facendo scoprire cose di me, che neanche immaginavo essere capace di fare. Nel mentre ho riabbracciato la fede e Dio, che avevo dimenticato e che pensavo mi avesse abbandonato.
Ciliegina sulla torta approdai per caso in Gabriel Forum e Gabriel chat, credo nel periodo più oscuro della mia vita, nel periodo dei morti, periodo in cui pur essendo circondato da tanti amici sentivo un dolore ed una solitudine incolmabile. Qui ho trovato una famiglia. Credo che non sia un caso l’essere approdato qui, come credo che le persone che sto conoscendo non siano casuali nella mia vita. Siamo un divenire, e scopriremo cosa è scritto per noi. Sicuramente c’è qualcosa che devo apprendere ed un percorso che dovrò/dovremo affrontare insieme, e lo voglio vivere tutto.
Amici ne ho molti, e mi vogliono un bene dell’anima, ma qui, posso essere me stesso a 360 gradi e continuare la ricerca di me stesso, la crescita spirituale che volevo fare (Dio l’avevo rimosso e dimenticato pensando di essere a mia volta stato dimenticato e non amato). Niente di più errato.
Ora sono pronto a scrivere le mie nuove pagine e non sono più solo.