I mostri sconosciuti fanno sempre paura: la triptorelina
Riflessioni di Roberta Rosin*, autrice con Chiara Dalle Luche** di “Sconvolti. Viaggio nella realtà transgender” (Alpes Italia, 2017, 110 pagine)
Quando ho del tempo libero, ancor prima di prendere una boccata d’aria, generalmente faccio ordine. O mi fermo a riflettere – ordino me -, oppure sistemo cassetti, armadi, buttando via cose inusabili ottimizzando gli spazi. In questo modo il reperimento di ciò che serve diventa evidente e per nulla sommerso.
Gli spazi esterni a me sono gli ambienti effettivi di vita come la casa, il mio studio, gli ecosistemi naturali e culturali.
In questi giorni alcune persone mi hanno chiesto cosa ne pensassi della Determina dell’Agenzia Italiana del Farmaco datata 25 febbraio 2019 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 2 Marzo 2019, da cui si rileva “l’inserimento del medicinale triptorelina nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge 23 dicembre 1996, n. 648, per l’impiego in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere (disforia di genere) con diagnosi confermata da una equipe multidisciplinare e specialistica in cui l’assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva”.
Ho sempre cercato di evitare i gineprai, ma la confusione che si legge sulla questione mi induce a cercare di fare ordine.
Ordine in questo caso significa: leggere il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale – non solo il titolo come fanno i più -; informarsi su cosa sia la triptorelina; verificare con specialisti – ad esempio endocrinologi esperti nel settore della Disforia di Genere – sui criteri di inclusione; conversare con persone in transizione o genitori di minori in transizione; considerare le comorbilità (sintomatologie o patologie psichiatriche e non) associate alla Disforia di Genere; verificare costi-benefici in termini psichici, fisici ed economici; rintracciare o leggere notizie mettendo a confronto più voci: testate nazionali e non, riviste scientifiche – oltrepassando la semplificazione dettata dall’abitudine di chi si ferma nel ricercare la conferma al proprio pensiero -, e forse, ma dico forse, ci si potrebbe accorgere che l’idea di partenza poteva sembrare confusa.
Ritengo utile chiarire ciò che questo “temuto mostro, la triptorelina” non è.
- Non è un farmaco per far cambiare sesso ai minorenni.
- Non è un farmaco per promuovere l’avvio alla modificazione dell’identità di genere.
- Non è un farmaco che chiunque – in autonomia – può prescrivere.
- Non è senza via di scampo – di fatto gli effetti sono reversibili.
- Non è un farmaco somministrato solo in queste situazioni.
- Non è somministrabile senza il consenso dei genitori ed una accurata indagine e specifico sostegno psicologico, psichiatrico ed endocrinologico.
- Non è un farmaco obbligatorio ma una opportunità in situazioni particolari e selezionate.
- Non è un farmaco che tutti hanno da conoscere, ci sono molti altri aspetti umani e sociali legati a queste condizioni che si dovrebbero approfondire.
Mi sono permessa di scrivere solo poche cose, perché voglio sperare che a chi legge arrivi una spinta per fare chiarezza ed ordine. Un ordine dove nessuna voce possa sovrastare la capacità critica ed autoriflessiva di mettere in fila informazioni e trarne intelligenti conclusioni. Come sempre secondo scienza e coscienza.