L’omosessualità può essere un ostacolo alla relazione con Dio?
Testo pubblicato sul sito di Devenir Un En Christ, associazione cattolica francese per cristiani omosessuali, libera traduzione di Giuliano e Giovanna del gruppo Davide di Parma
L’omosessualità può essere percepita come un ostacolo alla relazione con Dio. In questo caso è importante scoprire da dove ha origine questo pensiero, come si alimenta e cosa può aiutare a superarlo.
La Bibbia ci insegna che sono gli idoli a ostacolare la relazione con Dio. Questi si fanno passare per Dio come origine e fine del nostro esistere. Promettono in modo ingannevole ciò che non possono dare e noi possiamo accettare di credere in loro. Nella sessualità – sia omosessuale che eterosessuale – ci sono modi idolatrici di manipolare l’altro, di utilizzarlo solo per il nostro piacere.
Esiste una attenzione idolatrica per il corpo e per il sesso. E ci può essere anche un modo idolatrico di costruire il proprio io a partire esclusivamente dall’orientamento sessuale. È idolatrico ciò che riempie lo spazio e impedisce a Dio e agli altri d’avere il posto che loro spetta. E’ dunque saggio identificare quei comportamenti della nostra vita che ci rendono conniventi con gli idoli perché è questo che può veramente impedirci di sviluppare la relazione con Dio.
Anche il senso di colpa percepito da persone omosessuali può essere esagerato e mortifero e può nascere semplicemente dal fatto di essere omosessuali, come se questo li rendesse a priori indegni agli occhi di Dio. È anche importante essere consapevoli dei vicoli ciechi ai quali le nostre azioni e le nostre pratiche possono condurci, così come è essenziale non restarci intrappolati e comprendere che Dio ci accoglie qualunque cosa succeda.
È in questo che Dio è così trascendente: ed è così difficile per noi credere che egli ci ami fino a questo punto! In quale Dio crediamo? Questa è la domanda. Ci può essere una certa sicurezza nel conservare l’immagine di un Dio duro e spietato, quando questa immagine fa parte del nostro universo e ci conserva un senso di indegnità.
Quando però il sentirsi indegno produce un senso di colpa eccessivo, questo potrebbe indicare che Dio è diventato lo specchio dei divieti, degli obblighi che la nostra psiche ha accumulato dalla nostra nascita. Potrebbe indicare che proiettiamo su di Lui le nostre paure in forma di esigenze di perfezione, di rettitudine temendo il suo abbandono, la sua collera, la sua condanna.
Certi discorsi religiosi sentiti qua e là potrebbero aver confermato queste immagini. E noi potremmo anche, in modo subdolo, andarli a cercare. Al contrario, siamo pronti a metterci in ascolto di Colui che ha qualche cosa da dirci su Dio, cioè di Cristo, venuto a rivelarci completamente chi è suo padre?
Ci lasciamo accogliere da Dio che, come il padre della parabola del figliol prodigo, ci viene incontro, apre le sue braccia e desidera prima di tutto accoglierci e amarci così come siamo? Per colui che si sente assolutamente indegno, il padre della parabola uccide il vitello grasso, lo riveste di un vestito di festa. Rifà di lui suo figlio! Ci lasceremo lavare i piedi, ci lasceremo servire da Dio stesso (Gv 13)?
Quando il Maestro si fa nostro Servo… c’è qui un passaggio molto importante da vivere nella fede! Se crediamo che l’omosessualità sia un ostacolo alla nostra fede, se ciò che viviamo nell’omosessualità non sembra compatibile con Dio, ma se allo stesso tempo sentiamo il desiderio di essere vicini a Lui, vale la pena di tentare l’esperienza di lasciarci accogliere da Dio.
Possiamo lasciare che si prenda cura di noi aprendogli semplicemente il nostro cuore, confidandogli umilmente il nostro desiderio di conoscerlo e domandando allo Spirito Santo di accompagnarci in questo cammino. Lui poi ci aiuterà a camminare!
Testo originale: L’homosexualité est-elle un obstacle à ma relation à Dieu?