Sono una persona omosessuale. Sono sempre figlio di Dio?
Testo pubblicato sul sito di Devenir Un En Christ, associazione cattolica francese per cristiani omosessuali, libera traduzione di Giuliano e Giovanna del gruppo Davide di Parma
Ogni essere umano ha delle caratteristiche che lo rendono unico e formano la sua identità. Alcune sono date: si è maschi o femmine, bianchi e neri, nati in una certa nazionalità e in una certa cultura, si può essere mancini o destrorsi. E si può essere eterosessuali o omosessuali. Altre caratteristiche sono frutto di una scelta più o meno libera: la residenza, il mestiere, le idee politiche, la confessione religiosa…
Che siano scelte o no, queste caratteristiche sono importanti. Il modo di viverle costruisce la nostra umanità. La fede insegna a scoprire un’altra dimensione della nostra identità, quella di figli di Dio. Da dove ha origine? Nel Vangelo, Gesù, con parole e gesti, rivela agli uomini che Dio è Padre: Padre suo, il Figlio, l’unigenito. Ma Dio è anche Padre di tutti noi!
La parabola del figliol prodigo (Lc 15) ci aiuta a cogliere questa rivelazione fatta da Gesù. Dopo questa notizia straordinaria, sconvolgente, Gesù ci introduce, ci insegna a entrare in questa filiazione nuova, specialmente quando ci insegna a pregare dicendo: «Padre nostro»! Questa rivelazione va accolta personalmente e lo Spirito Santo ci è dato perché ci accompagni: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi che vi lasci nella paura; ma avete ricevuto uno spirito di adozione a figli ed è in lui che possiamo dire “Abba”,” Padre”!»(Rm 8,15).
L’accompagnamento dello Spirito Santo è necessario per scoprire la paternità di Dio al di là delle figure genitoriali che conosciamo. Dunque, tutto ciò che costituisce la nostra personalità – specialmente l’orientamento affettivo e sessuale – non può essere preso in considerazione nella fede che a partire da questa identità di figli e figlie di Dio. Definirsi soltanto per l’omosessualità o vedere nell’altro solo l’omosessualità porta allo stesso errore di prospettiva.
L’omosessualità non definisce mai tutta la persona. L’essere figli di Dio viene prima. La fede a questo riguardo può aiutarci a non cadere né nella esaltazione né nella demonizzazione (due forme di fondamentalismo) della omosessualità. Essere figli e figlie di Dio illumina tutte le dimensioni della nostra esistenza, comprese quelle che riguardano il nostro orientamento, la nostra vita affettiva e sessuale. È in tutta la nostra esistenza che siamo figli di Dio e tutto in noi è destinato alla salvezza.
Scoprendoci figli del padre e lasciando che questa realtà si sviluppi in noi, procederemo verso una libertà interiore più grande, che ci permetterà di prendere decisioni, di vivere ciò che siamo, di riuscire talvolta a fare delle rinunce. Impareremo ad amare in modo giusto, a rispettare gli altri, a rispettare noi stessi, a trovare la nostra unità in Dio.
Essere figli e figlie di Dio è quindi ricevere in regalo una identità. Ma è anche lasciare che il battesimo ricevuto ci trasformi poco a poco, in modo che impariamo a vivere e amare come ama Dio e secondo il Vangelo, a partire da ciò che siamo.
Testo originale: Suis-je toujours enfant de Dieu ?