Agli omosessuali cristiani la Chiesa cattolica chiede di essere continenti?
Testo pubblicato sul sito di Devenir Un En Christ, associazione cattolica francese per cristiani omosessuali, libera traduzione di Giuliano e Giovanna del gruppo Davide di Parma
Se si segue rigorosamente ciò che chiede la Chiesa, una persona omosessuale dovrebbe essere continente: è quanto è prescritto nel catechismo (2359). Per coloro che vogliono vivere in conformità con ciò che propone loro la Chiesa e ci riescono, la continenza è un autentico cammino di crescita e santità.
Ma vivere la continenza può non essere possibile per tutti. È una scelta fondamentale della vita, se non una vocazione. Questa scelta ha delle implicazioni nella vita di tutti giorni e sul modo in cui possono essere gestite la propria affettività, i desideri, le attrazioni, i sentimenti. Peraltro coloro che decidono di restare continenti possono testimoniare che non è una via tranquilla, che viene richiesta una forte perseveranza e sostegno da parte degli altri. Non è dato a tutti di poter rinunciare all’esercizio della propria sessualità.
Occorre soprattutto fare attenzione a che la scelta della continenza non sia un modo di rifiutare, di reprimere una parte di sé, o di non accettare la propria omosessualità, vista in questo senso come peccato. Occorre mettere in guardia coloro che vogliono essere continenti a tutti i costi per seguire le esigenze della Chiesa, senza essersi presi il tempo di riflettere.
Cercare di mantenersi in questa scelta a qualsiasi costo e con la sola forza di volontà potrebbe generare tensioni interne insopportabili e provocare un impatto deleterio sulle relazioni con gli altri. Forse non è il caso di affrontare questa scelta ricorrendo al comando e al dovere:« per essere cristiano e coerente con ciò che domanda la Chiesa, tu devi essere continente»; ma piuttosto occorre interrogarsi su ciò che a noi, personalmente, il Signore chiede di vivere.
Ciò che il Signore chiede non è di seguire precetti morali, ma di scegliere la vita. Nel Deuteronomio è scritto: «Metto davanti a te la vita e la morte, la benedizione o la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viviate, tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, ascoltando la sua voce, e avendo fede in lui; è là che si trova la tua vita, una lunga vita sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco, Giacobbe». (Dt 30,19-20).
La cosa importante, per i cristiani, è scoprire ciò che fa vivere in pienezza. Se il fatto d’essere continenti rende felici, aperti agli altri e produce un approfondimento della vita di fede, allora la continenza è un cammino che apre alla vita. Ma se rende tristi, infelici, chiusi, separati dagli altri e da se stessi, allora occorre rendersi conto che non è un cammino di vita.
Se invece il fatto d’avere relazioni con una persona dello stesso sesso e di amarla rende felici, realizzati, fecondi, generosi, con una buona relazione con gli altri, allora questa scelta di vita porta frutti buoni per sé e per gli altri. Essere o no continenti è una scelta di vita. È compito di ciascuno prendersi il tempo di pregare, discernere ciò che è buono per lui e verificare la sua scelta secondo i frutti che porta.
Nelle nostre vite niente è mai definitivo. Qualunque sia la scelta fatta in coscienza oggi, occorre umilmente accettare che un domani se ne possa fare un’altra. Non siamo mai bloccati nelle nostre scelte: ascoltarsi e ascoltare il Signore con docilità per diventare di giorno in giorno esseri “adulti” è in definitiva la sola cosa che importa veramente.
Testo originale: Dois-je être continent comme le demande l’Église?