Il Congresso mondiale delle famiglie. Quando la famiglia diventa ideologia
Riflessioni di Gianni Geraci del gruppo Il Guado di Milano e de La Tenda di Gionata
Nella conferenza stampa di presentazione del XIII Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona durante il prossimo week-end, gli organizzatori hanno spiegato che il loro non sarà «un incontro “contro” qualcuno», ma che si tratta di un evento pensato: «per i genitori e i loro figli». Hanno poi sottolineato l’importanza della «famiglia naturale», intesa come «unione feconda tra un uomo e una donna» che rappresenta «l’unico vero antidoto alla società liquida contemporanea».
Magari non tutti sono d’accordo con queste frasi, di certo nessun può dire che non rappresentino delle opinioni legittime che hanno tutto il diritto di essere presentate pubblicamente con l’appoggio, magari, di alcuni esponenti politici che hanno fatto delle politiche per la famiglia uno dei loro cavalli di battaglia.
E allora perché il congresso di Verona sta suscitando così tante proteste? La risposta va cercata nelle scelte che stanno dietro a quelle parole formalmente legittime e corrette. Si tratta davvero di una vera lista di orrori che va dall’appoggio alle leggi che, in molti stati, prevedono delle sanzioni penali molto gravi (tra cui, in alcuni casi, c’è anche la pena di morte) per le persone omosessuali all’appoggio incondizionato a quelle terapie di conversione dell’orientamento sessuale che, quando va bene, non servono a niente, ma che, quando va male, provocano delle psicosi gravi che qualche volta conducono al suicidio (io stesso ho conosciuto una persona che ha vissuto quel calvario).
Tra i relatori ci sono personaggi che non si fanno scrupoli nell’associare l’omosessualità al satanismo o nel dire che l’emancipazione femminile è la causa di un presunto declino dell’Occidente. Tutti loro hanno elogiato la persecuzione a cui sono sottoposte le persone LGBT in Russia e hanno condannato duramente qualunque legge contro la violenza omofoba. Sul tema dei diritti delle persone omosessuali, naturalmente, i partecipanti al congresso di Verona, si dicono contrari a qualunque riconoscimento delle coppie formate da persone dello stesso sesso e si stracciano le vesti quando qualcuno, basandosi su quello che la storia, la scienza e la psicologia dicono, osa dire che non è vero che l’unica forma di famiglia possibile è quella che fa riferimento alla famiglia borghese in cui convivono un padre, una madre e un numero possibilmente alto di figli. Non è un caso allora che il Southern Poverty Law Center (un’organizzazione legale americana senza fini di lucro impegnata nella tutela dei diritti delle persone) abbia incluso il WCF (l’acronimo inglese del Congresso Mondiale delle Famiglie) nella lista dei gruppi che fomentano l’odio.
La cosa che io trovo però più preoccupante è il tentativo sistematico di falsificare la comprensione della realtà che ha portato il Congresso mondiale delle famiglie a finanziare decine di studi (tutti poi sistematicamente screditati nella comunità scientifica) che hanno come unico obiettivo quello di fornire argomenti alle sue campagne: per dimostrare che l’omosessualità può essere curata, per correlare le famiglie omogenitoriali a un peggior stato nella crescita dei bambini e delle bambine, per creare un nesso tra il matrimonio tra persone dello stesso sesso e aumento della pedofilia, per associare i metodi anticoncezionali a problemi di salute e a una maggior incidenza del tumore al seno e per dimostrare, infine, che i gender studies fanno parte di un complotto mondiale che ha come obiettivo quello di diffondere la cosiddetta “teoria del gender”.
In realtà il problema di fondo è che i gruppi che promuovono il Congresso mondiale delle famiglie portano avanti una lettura ideologica della realtà e, come sempre capita in questi casi, quando la realtà si manifesta in forme che non sono funzionali al loro approccio ideologico, iniziano a dire che è la realtà che è sbagliata, o per essere più precisi, iniziano ad attaccare le scienze umane che studiano la realtà dicendo che non sono in grado di descriverla nel modo corretto (che poi, nella loro testa, è quello che fa più comodo a loro e alla loro ideologia). Non è un caso che le critiche più autorevoli all’incontro del prossimo week-end siano arrivate dagli ambienti accademici veronesi.
D’altra parte la storia del Congresso Mondiale delle Famiglie affonda le sue radici in due terreni imbevuti di ideologia e di fanatismo: la destra religiosa statunitense (a cui faceva riferimento Alan Carson, uno dei due fondatori) e il comunismo sovietico (in cui si era mosso Anatoli Antonov, l’altro fondatore del movimento). Con il tempo, a questi nuclei originari, si sono aggiunti numerose realtà che vogliono difendere quella che loro considerano una società «moralmente fondata» dalle minacce che, a loro dire, rischiano di distruggerla: il divorzio, l’omosessualità e, soprattutto, l’emancipazione delle donne.
Dietro al linguaggio edulcorato e patinato con cui vengono presentate le iniziative che si svolgeranno a Verona durante il prossimo week-end c’è quindi un approccio ideologico fondamentalista che ha come obiettivo dichiarato quello di eliminare molti dei diritti che hanno progressivamente portato all’emancipazione delle donne e delle persone LGBT. Lo stesso obiettivo che hanno quasi tutti i partiti di estrema destra i cui esponenti, non a caso, si sono subito affrettati a comunicare la loro adesione al WCF.
Di fronte a una strumentalizzazione così sfacciata dell’esigenza (più che giusta) di aiutare le famiglie (declinate al plurale e non al singolare, come fanno gli organizzatori del WCF che, dimenticando quello che ci dicono la Storia, l’Antropologia e la Sociologia, affermano che c’è un solo modello famiglia) preoccupa anche l’ambiguità con cui si sono espressi alcuni esponenti del Magistero. Non si tratta, infatti, soltanto di prendere le distanze dai metodi proposti dagli organizzatori del convegno di Verona; il problema è più profondo e sta nella trasformazione di un istituto che, per sua natura, non può essere ingabbiato in un’ideologia, in uno slogan ideologico che rifiuta ostinatamente di fare i conti con la realtà.
Il fatto è che la famiglia, quando diventa un’ideologia, rischia solo di fare grossi danni ed è curioso che nessuno, guardando al congresso di Verona, non si sia ricordato della vicenda di Giulietta e di Romeo in cui un’idea ideologica e divisiva di famiglia ha provocato la tragica morte di chi, alle ragioni dell’ideologia aveva preferito le ragioni dell’amore.