Perchè ho letto tutto d’un fiato le 550 pagine di “Sodoma” di Frédéric Martel
Riflessioni di Marta*, semplicemente una madre
L’ho letto tutto d’un fiato, tutte le 550 pagine di Sodoma di Frédéric Martel (Feltrinelli Editore, 2019). E devo dire che è stata una lettura molto interessante. Dove voglia andare a parare, Frédéric Martel lo dice sin da subito: non c’è suspense nel suo lavoro, ma vuole dimostrare una tesi precisa: “il sistema creatosi attorno alla vita intima dei sacerdoti, alla loro fragilità e alla loro sofferenza legata al celibato forzato (…) E’ necessario rivelare un sistema costruito sia sulla doppia vita omosessuale sia sull’omofobia più spinta (…) Molti cattolici intuiscono ormai questa menzogna prima ancora di aver letto le argomentazioni di Sodoma”. (pag. 11).
Già. Molti cattolici intuiscono. Ma non lo dicono. Non riescono a dirlo
Io sono una “convertita” da adulta, non ho mai fatto vita di parrocchia, e mi ha sempre colpito molto l’atteggiamento molto deferente nei confronti di parroci, sacerdoti, vescovi, e via elencando i rappresentanti della gerarchia, tutti.
Sarà perché il mio cuore adolescente è fondamentalmente anarchico, sarà che prestare obbedienza non sta nelle mie corde, ma da quando ho iniziato a frequentare persone che si definiscono “credenti”, mi ha sempre colpito il loro atteggiamento di ascolto ed obbedienza, almeno in pubblico, nei confronti di sacerdoti e di vescovi vari.
E questo credo sia un elemento, tutto da indagare ed approfondire, ma che, a mio avviso, può spiegare perchè generalmente si accettano le posizioni, i pensieri, le dichiarazioni dei vari vescovi, cardinali, etc, etc., senza passarle al vaglio di un proprio pensiero critico, salvo magari poi, in un eccesso di disaccordo, buttare alle ortiche tutto ciò che sa di “religione”, senza soffermarsi a discernere davvero. O si obbedisce ciecamente, oppure altrettanto ciecamente si disobbedisce: sono due facce della stessa realtà. Il discernimento è un’altra faccenda.
Da decenni, se non anche da secoli, la chiesa ci ha tirato su obbedienti acritici. E riprendere lo spirito critico non è poi così immediato.
Tanto più sul tema della sessualità: il peccato dei peccati! Se poi è “contronatura”, è il peccato dei peccati all’ennesima potenza. E si fa peccato anche solo a parlarne.
Martel nel suo lavoro sostiene una tesi che anche io, come immagino tanti altri, “avevo intuito”: in una società altamente omofoba come è stata l’Europa dell’800 e fino a qualche decennio fa, vivere da omosessuali è stato un problema non da poco. Onuno di noi ha bisogno di avere una buona opinione di se stesso per stare in serenità, e se quel desiderio intimo che sorge spontaneo nell’innamoramento, viene definito, da chi ci sta attorno, “contro natura”, come si può mantenere una buona opinione di se stessi?
Ricordiamolo: quel desiderio intimo viene definito “contro natura”, “sbagliato, cattivo…”, da tutti, da tutta la società, non solo dalla chiesa, anzi! Vogliamo citare il giovane Pasolini cacciato dalla sua friulana Casarsa proprio dai compagni comunisti mangiapreti dell’epoca? Vogliamo ricordare le disgrazie di Oscar Wilde? Alan Turing? Le vittime dei campi di concentramento?
Ma basta anche fare una breve rassegna delle storielle e barzellette che abbiano per soggetto un omosessuale, oppure una macchietta con vocine femminile e qualche piuma come decorazione dei vestiti. Sì, insomma, che se ne dica, ancora, soprattutto fra gli eterosessuali, l’immagine dell’omosessuale è colorata di ridicolo. E non è mica bello sentire dentro di sé una spinta erotica che dagli altri verrebbe interpretata in modo ridicolo!
Ecco che, come ben illustra Martel, la via del sacerdozio diventa in una società fortemente omofoba, una via di fuga dignitosa ed accettabile per molti giovani omosessuali. A un seminarista non si chiede “Hai la fidanzata?”. Così non c’è imbarazzo nella risposta. Almeno fino a qualche decennio fa.
E’ un processo che ha fatto sì che gli omosessuali si autoselezionassero intraprendendo la carriera ecclesiastica, fino a costituire la “comunità gay” più grande del mondo attuale. Dire che in questo modo nella Chiesa siano entrati moltissimi omosessuali non ci trovo niente di scandaloso, ma solo una tesi volta a spiegare un dato di realtà. Con le conseguenze che conosciamo, e che nel libro vengono accuratamente esaminate.
Recentemente ho avuto un breve scambio epistolare (via mail) con un anziano sacerdote che stimo molto. L’argomento era l’omosessualità, come malattia o come normalità. Lui insisteva, ovviamente, che è una malattia curabile. Io gli ho linkato il “Progetto Gionata”, e stavo per regalargli almeno “Citizen gay” di Lingiardi. Poi ho pensato che no, non ho il diritto di turbare le certezze di un anziano sacerdote, peraltro bravissima persona. Forse omosessuale anche lui. Forse no, ma non ha importanza. A quasi 90 anni si ha il diritto di essere lasciati in pace nelle proprie certezze, anche se sbagliate.
Leggendo il libro di Martel mi si è chiarito meglio anche il senso di disagio che io, donna eterosessuale, ho provato tante volte negli ambienti omosessuali che ho frequentato. È quel misto di diffidenza e misogenia che mi ha sempre fatto sentire “straniera”, sostanzialmente non accolta nei vari gruppi omosessuali che ho avuto modo di conoscere. Non da tutte le persone, sia chiaro. Ma, come dire? Un po’ quel senso di sentirmi diversa, non presa in considerazione come avrei voluto.
Per mio interesse intellettuale ho frequentato alcune volte dei gruppi di approfondimento biblico: quei posti, dove un po’ si fa ferie e un po’ si studia per puro diletto, sono molto frequentati da sacerdoti, catechisti, parrocchiani vari. Come donna sola mi sono sentita, come dire? Un sassolino nell’ingranaggio. Con enorme difficoltà a socializzare, cogliendo quell’aria di misogenia che le comunità omosessuali riescono a produrre. E che gli amici omosessuali non riescono a capire. (E chi ha orecchie per intendere, intenda!)
Non che per me sia stato un problema: sono abituata a stare sola, anzi. Spesso da sola sto meglio. Ma ugualmente l’aria era quella delle occasioni perse. Adesso mi è più chiaro. La misogenia della chiesa è molto più chiara con questa chiave di lettura.
Credo che Sodoma, il libro di Martel, sia un lavoro importante. Non distrugge la Chiesa. No, decisamente no. Andrebbe letto da tutte le persone di buona volontà. E sicuramente da tutto gli omosessuali che si sentono sbagliati, indegni, che non si sentono anch’essi voluti ed amati da Dio proprio così come sono.
* Conosco il Progetto Gionata ormai da anni. È stato il luogo che più ho frequentato in internet per cercare di capire un’altra vicenda fondamentale nella mia vita. Qui ho conosciuto persone molto belle. E ho avuto modo di conoscere di persona anche i webmaster.
Giorni fa, parlando con Innocenzo, gli ho detto che mi piacerebbe scrivere di queste mie vicende su Gionata, ma che non so neppure da dove cominciare, tanto è un groviglio, che non è facile dipanare.
“Fallo a puntate”, mi ha risposto. E allora, se volete, questa può essere una puntata, un po’ diario, un po’ ricordo. Un racconto in itinere. Che un po’ va avanti, e un po’ torna indietro, per cercare di capire, e trovare il filo di una vicenda normale, perché normale è innamorarsi e amare, anche se l’orientamento non è quello normalmente considerato normale. Non ho idea di come andrà a finire, perché si sta ancora svolgendo. E io non ho ancora compreso tutto. Anzi, a volte mi pare di non aver capito niente.