La famiglia usata per le crociate
Articolo di Francesco Jori pubblicato in “Trentino” del 25 marzo 2019.
Il Risiko della famiglia. Suggerisce un’amara riflessione, il frastuono che accompagna da settimane l’appuntamento del prossimo fine settimana a Verona: quel che conta non è occuparsi della sostanza, e cioè cosa significhi fare famiglia oggi, ma la smania di piantarci sopra la propria bandierina di parte. Con la desolante previsione che questo mobilitarsi trasversale si risolverà il giorno dopo in un crudele pesce d’aprile.
Spenti i microfoni la sera di domenica 31 marzo, dalla mattina seguente la famiglia, di qualsiasi tipo di famiglia si tratti, si troverà perdente come prima, a misurarsi con le concretissime difficoltà quotidiane dovendo contare unicamente sulle proprie inadeguate forze. È significativo che la tempesta si scateni nella prima volta italiana di un evento partito nel 1997 nella Repubblica Ceca, e giunto ora alla tredicesima edizione.
Tra i Paesi occidentali, il nostro è tra quelli con la peggior politica di settore. Lo è da sempre: inclusi i decenni in cui la forza politica di maggioranza ostentava nella propria ragione sociale l’aggettivo “cristiana”. Negli aiuti alle famiglie, siamo sotto la media dei Paesi aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, così come nei congedi riservati ai padri, e nel rapporto tra richieste e posti disponibili negli asili nido.
Nell’Europa a 27, siamo agli ultimi posti nella spesa sociale per famiglie e minori. Nel recente “Rapporto sul diritto alla famiglia nel mondo”, che prende in considerazione le misure in 46 Paesi, ci collochiamo al 39mo posto. Eppure continuiamo a cavarcela con le mance economiche anziché puntare su servizi concreti che consentano alle coppie una vita di relazione tale da includere la genitorialità: come accade negli altri Paesi, dalla Francia alla Spagna, dall’Inghilterra alla Germania, dall’Olanda all’area scandinava.
Peggio: ci trinceriamo nella retorica ipocrita di esaltare la famiglia come il principale ammortizzatore sociale; che tradotto in italiano corrente, significa scaricare su di essa le pubbliche inadempienze. Come dire: arrangiatevi. Per giunta, ogni governo accusa i precedenti di non aver fatto nulla, come ci ha da poco spiegato l’attuale ministro leghista della famiglia in un suo dotto saggio: dimenticando che il suo partito ha alloggiato nella stanza dei bottoni dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011.
Ma tutto questo poco o nulla interessa a chi, nel prossimo fine settimana, è interessato soprattutto a mettersi in vetrina, specie sul versante politico: interpretando la questione familiare non come confronto sulle azioni da intraprendere, ma come scontro con cui promuovere la crociata di turno. In cui c’è molto più da perdere che da guadagnare, come insegna la storia delle crociate. Facendo comunque pagare il costo alle vittime: le famiglie, dall’1 aprile sole ed inermi. Come prima, più di prima.