Attivisti per i diritti dei gay incontrano in Vaticano il cardinale Parolin
Articolo di Giovanni Panettiere pubblicato sul sito QuotidianoNet il 5 aprile 2019
Attivisti per i diritti gay in Santa Sede. Non per una clamorosa protesta, ma per un incontro con i vertici della Chiesa nel cuore della cristianità, il primo nella storia. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, come tale il collaboratore principale del Papa nel governo del popolo di Dio, ha ricevuto questa mattina per oltre un’ora, a nome dello stesso Francesco, una cinquantina di rappresentanti di gruppi Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). Oggetto del confronto, la presentazione ai vertici della Santa Sede dei risultati preliminari di uno studio, condotto dall’Instituto interamericano de derecho humanos (Iidh), sulla criminalizzazione degli omosessuali nei Paesi caraibici.
Inizialmente la delegazione, composta da avvocati, giudici e politici guidati dal professor Raul Zaffaroni, ordinario emerito della cattedra di Crimonologia all’Università di Buenos Aires, amico personale di Bergoglio, avrebbe dovuto essere ricevuta dal Pontefice. La soffiata online del sociologo francese, Frédric Martel, autore del libro inchiesta ‘Sodoma’, incentrato sulla diffusione dell’omosessualità nelle stanze vaticane, ha indotto alla prudenza il gotha ecclesiale. Sul suo sito l’autore aveva anche preannunciato “un discorso storico” del Papa contro l’omofobia. Risultato, niente faccia a faccia con Francesco, ma il vertice è stato comunque confermato alla presenza del solo Parolin.
L’appuntamento non è stato un fuoco di paglia. Si è trattato piuttosto del primo passo di un cammino comune inedito destinato a proseguire nel tempo, come confermano gli attivisti. “Siamo stati ricevuti bene, abbiamo iniziato un dialogo e il cardinale Parolin ha detto che questo continuerà – dichiara in un incontro con la stampa la baronessa Helena Ann Kennedy –. Non abbiamo avuto l’impressione di un incontro diplomatico”. Nonostante non nascondano “di essere tristi per non aver potuto incontrare il Papa”, i delegati Lgbt annunciano che “forse lo vedremo la prossima volta”. Nell’attesa si dicono soddisfatti per l’accoglienza a loro riservata dal segretario di Stato e soprattutto per le sue parole. In particolare, “Parolin ha detto chiaramente che bisogna rifiutare ogni tipo di violenza e che va rispettata la dignità di qualsiasi persona – continua la baronessa Kennedy –. Il cardinale è stato molto reattivo sull’idea di persecuzione, sottolineando che non è ammissibile la persecuzione nella società”.
Al momento sono 68 gli Stati che criminalizzano i comportamenti omosessuali. Tra questi non figura il Belize. Anche per merito di papa Francesco. A rivelarlo Leonardo Raznovich, un altro degli attivisti ricevuti in Santa Sede: “All’inizio degli studi per la ricerca condotta dall’Iidh, la Corte suprema dello Stato dell’America centrale, ha dichiarato incostituzionale la legge sulla crimininalizzazione degli omosessuali. A quel punto, però, la Chiesa locale ha impugnato la decisione“. Secondo il rappresentante dell’Iidh, il Papa, messo a conoscenza del fatto, “è intervenuto“, sollecitando le istituzioni ecclesiali del luogo a ritirare l’appello. Un’operazione di moral suasion che ha avuto il suo peso nell’uscita del Belize dal novero dei Paesi che criminalizzazano i gay. “Dopo essere intervenuto sulla Chiesa locale – puntualizza Raznovich –, il Pontefice ha voluto sapere di più della ricerca, e questo è il motivo per cui siamo venuti in Vaticano”.
Lo studio sarà completato nel febbraio prossimo. Il canale di contatto fra la Santa Sede e i gruppi Lgbt è stato avviato. Il destino ha fatto sì che a rompere il ghiaccio sia stato Parolin, lo stesso che, quattro anni fa, dopo il varo del matrimonio gay in Irlanda, parlò di “sconfitta dell’umanità”. Ma un conto è la difesa della famiglia tradizionale, altro è l’impegno per la tutela della dignità di ogni persona, contro la messa in carcere o peggio a morte degli omosessuali (Brunei docet). E’ lo stesso Bergoglio, nella recente esortazione apostolica post sinodale, ‘Christus vivit’, a ribadire l’impegno della Chiesa “contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale”.
Vanno in questa direzione anche le pastorali specifiche per i gay, avviate in alcune diocesi del mondo, a dipanare dagli anni’ 90 (apriprista la Chiesa di Innsbruck), e incoraggiata dal ‘Documento finale del Sinodo sui giovani’ uscito lo scorso ottobre. Un’indicazione, quest’ultima, se non scoraggiata, almeno non ripresa dal Papa nell’esortazione che tira le somme dei lavori in assemblea.