Una giornata di conoscenza tra Arcigay e valdesi in vista del Pride di Vercelli
Articolo di Martina Panarello pubblicato sul bisettimanale La Sesia il 6 aprile 2019
Manifestare a favore dei diritti delle persone Lgbt+, ma anche richiamare l’attenzione sui diritti e l’autoaffermazione di chiunque sia vittima di limitazioni della propria libertà di pensiero e di espressione.
Un invito che la Chiesa evangelica valdese di Vercelli ha deciso di accettare, sostenendo la manifestazione, dal momento che condivide un percorso di conquista dei diritti civili molto simile. Quella dei valdesi è una storia di persecuzioni che li ha portati a testimoniare la propria fede di nascosto per un lungo periodo, essendo l’unica minoranza protestante in Italia.
Il Vercelli Pride, iniziativa del Gruppo Arcigay Vercelli-Valsesia, si terrà, per la prima volta nella storia della città, il prossimo 11 maggio. In quest’occasione gay, lesbiche, transessuali e chiunque scelga di definire se stesso (o di non farlo), chiedono visibilità alle persone e alle istituzioni per contrastare politiche e comportamenti discriminatori troppo spesso attuati dalla società.
Oltre all’affinità dal punto di vista storico, ci sono anche motivi teologici che spingono la Chiesa valdese a prendere a cuore la causa Lgbt: primo tra tutti la consapevolezza che la diversità è la ricchezza dell’umanità e come tale in nessun modo è stata mai respinta da Dio.
Nella chiesa evangelica metodista di via Bodo la scorsa domenica si è tenuto un incontro per conoscere meglio l’associazione Arcigay, un’occasione importante, dal momento che in Italia non c’è una vera e propria cultura in questo senso, e troppo spesso si fa ancora confusione tra espressioni come sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale.
Durante questo pomeriggio si è parlato a lungo di integrazione e diritti e Giulia Bodo, presidente di Arcigay, ha spiegato: “Siamo ‘intersezionali’: come comitato crediamo nel fatto che nessuno di noi sia una cosa sola e che spesso ciascuno sia coinvolto in più di una battaglia. Ormai più di tre anni fa abbiamo ricevuto le prime richieste d’aiuto da parte di persone richiedenti asilo Lgbt+. Ad oggi abbiamo seguito più di ottanta di questi casi, le persone africane attive sono circa una quarantina e sono i primi africani in tutta Italia che scelgono di sensibilizzare i connazionali con interventi di formazione all’interno dei centri di accoglienza, gli stessi connazionali che fino a ieri li avrebbero lapidati per strada o bruciati vivi”.
Questo primo Pride vercellese, quindi, sarà dedicato anche a loro, in modo tale che non solo si parli del tema, ma anche che possano essere protagonisti e avere voce in prima persona.
Domenica erano presenti Edward Montis, consigliere di Arcigay, e il vicepresidente Gabriele Manachino, che ha ricordato come il primo Pride organizzato nella nostra città cada in un anno particolarmente importante: “È il cinquantennale dei moti di Stonewall del 28 giugno 1969, quando la polizia di New York irruppe in un bar gay del Greenwich Village, e i successivi scontri sono poi diventati il simbolo delle lotte e delle rivendicazioni della comunità Lgbt+ di tutto il mondo”.