Storie di donne per l’emancipazione
Articolo* di Giacomo Tessaro, volontario del Progetto Gionata, pubblicato sul blog della comunità MCC Il Cerchio il 31 marzo 2019
In occasione dell’ultima celebrazione del nostro Cerchio, domenica 3 marzo scorso, vista la vicinanza con la Giornata della Donna abbiamo voluto dedicare le nostre riflessioni alla donna, da varie ottiche. A condurre la celebrazione la nostra Marta, che ha appena concluso il suo ciclo di studi in teologia.
Ildegarda e Riccarda: monache, mistiche e amanti
Nel Cerchio non mancano mai gli approfondimenti sulla storia LGBT e facciamo così la conoscenza di una delle più grandi mistiche cattoliche, Ildegarda di Bingen, e della sua storia d’amore con la consorella Riccarda di Stade. Ildegarda è, tra le altre cose, punto di riferimento per la Spiritualità del Creato di Matthew Fox, il quale ha in qualche modo ravvivato l’interesse per il pensiero di Ildegarda nell’epoca contemporanea.
Nelle lettere della mistica a Riccarda, che da segretaria della badessa Ildegarda era diventata lei stessa badessa di un convento distante, dovendo quindi abbandonare la sua compagna, troviamo un immenso affetto espresso nei termini delle consacrate e consacrati dell’epoca; infatti nei conventi e nei monasteri di quel tempo troviamo moltissime relazioni affettive, spesso probabilmente platoniche, ma non meno passionali, come testimoniato nelle lettere dei monaci e delle monache arrivate fino a noi, che emanano una passione bruciante anche attraverso il filtro del linguaggio biblico-teologico e classico. In questo passo Ildegarda esprime il dolore di quello che sta vivendo come un abbandono (le due in effetti non si rivedranno mai più):
“Figlia! Ascolta tua madre che ti porta nello spirito e che ti dice: in me si leva forte un dolore. Il dolore uccide la gran fiducia e la consolazione che avevo riposto in una persona. D’ora in poi desidero dire: è meglio sperare nel Signore che sperare nei prìncipi, cioè: l’uomo deve aspirare verso l’alto, senza lasciarsi confondere dall’amore e dalla debole fiducia, come l’umidità dell’aria offre alla terra solo per brevissimo tempo. L’uomo che contempla Dio in tal modo, come l’aquila, pone il suo occhio nel sole. E così non si deve puntare l’occhio su una persona altolocata che come fiore appassisce. In questo modo ho sbagliato per amore di una nobile persona. Ora ti dico: ogni volta che ho peccato in questo modo, Dio mi ha chiaramente manifestato il peccato attraverso qualche angoscia o dolore, com’è successo per te come ben sai. E ancora ti dico: povera me madre, povera me figlia! Perché mi hai abbandonato come un’orfana? Ho amato la nobiltà delle tue maniere, la tua saggezza e la tua purezza, la tua anima e tutta la tua vita, tanto che molti dicevano: ma cosa fai? Ora piangano con me tutti quelli che hanno un dolore simile al mio, quelli che in cuor loro e nell’intimo dell’animo, hanno provato per amore di Dio un affetto per qualcuno, come io ho per te, ed è stato loro strappato all’improvviso, come tu sei stata strappata a me. L’angelo di Dio ti preceda, ti protegga il Figlio di Dio e la sua Madre ti custodisca. Ricordati della tua povera madre Ildegarda perché non svanisca la tua felicità”.
Proprio come i sacerdoti e i religiosi gay, durante tutta la storia della Chiesa Cattolica le religiose lesbiche hanno offerto generosamente i propri doni alla cristianità, spesso sublimando l’amore terreno in un ardente amore e intimità con Dio.
Lo scrittore gallese Ken Follett ha tratto ispirazione dall’amore di Ildegarda e Riccarda per un episodio del suo documentario Journey into the dark ages (Viaggio nell’epoca oscura), uscito nel 2013; dopo la lettura del brano precedente, Marta ci propone un video che monta alcune delle immagini del documentario con il brano L’enfant des étoiles del musicista francese Higgins. Il video è molto suggestivo ed evoca con delicatezza il tenero rapporto tra le due monache.
Noemi e Rut: affetto e fedeltà tra donne
Molto prima di Ildegarda e Riccarda, troviamo due donne che hanno inciso il proprio nome nella stirpe del popolo ebraico l’una, e nella storia del cristianesimo nascente l’altra. Rut diverrà un simbolo di fedeltà e affetto per l’attaccamento alla suocera Noemi, e anche se molto probabilmente il loro rapporto nulla aveva di sessuale, questa coppia atipica è un esempio di solidarietà fra donne in un mondo dominato dal patriarcato, un segno che l’amicizia può essere addirittura più forte dell’amore, e se il popolo ebraico celebra Rut come antenata del re Davide, questa figura è tornata di grande attualità nel mondo LGBT cristiano. Personalmente mi piace soprattutto, di questo rapporto, il nesso tra amicizia e solidarietà per affrontare un mondo non fatto per… (le donne, oppure chi volete voi). Leggiamo, all’inizio del libro a lei dedicato, la dichiarazione d’amicizia di Rut:
“Noemi disse alle due nuore: «Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con me! Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare riposo in casa di un marito». Essa le baciò, ma quelle piansero ad alta voce e le dissero: «No, noi verremo con te al tuo popolo». Noemi rispose: «Tornate indietro, figlie mie! Perché verreste con me? Ho io ancora figli in seno, che possano diventare vostri mariti? Tornate indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per avere un marito. Se dicessi: Ne ho speranza, e se anche avessi un marito questa notte e anche partorissi figli, vorreste voi aspettare che diventino grandi e vi asterreste per questo dal maritarvi? No, figlie mie; io sono troppo infelice per potervi giovare, perché la mano del Signore è stesa contro di me». Allora esse alzarono la voce e piansero di nuovo; Orpa baciò la suocera e partì, ma Rut non si staccò da lei. Allora Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata al suo popolo e ai suoi dèi; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut rispose: «Non insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove andrai tu andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch’io e vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi separerà da te». Quando Noemi la vide così decisa ad accompagnarla, cessò di insistere”. (Rut 1:8-18)
Lidia: impreditrice intraprendente e coraggiosa
Un’altra grande donna della Bibbia è Lidia di Tiàtira, donna indipendente, imprenditrice e intraprendente, spesso considerata la prima convertita europea al cristianesimo. Mi rammarico molto che sappiamo così poco di lei, che a lei non sia stato dedicato addirittura un libro intero, anche se breve come quello di Rut: amo molto le biografie, e sono sicuro che a leggere la sua vita avremmo tutte e tutti molto da imparare. Di lei viene specificato che è una donna di fede, e che ha una famiglia, ma non sappiamo da chi costituita: figli, altri famigliari che forse dipendevano da lei, visto che, commerciando porpora, doveva essere più che benestante? Sappiamo solo che non esita a invitare gli apostoli a stabilirsi per un tempo a casa sua, e che ovviamente non era una moglie chiusa nel gineceo o serva del marito, come molte donne a quell’epoca (e non solo…). Sarebbe anche bello sapere quanto questa figura abbia influito sulle donne cristiane nella storia.
“Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. C’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: “Se avete giudicato ch’io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa”. E ci costrinse ad accettare.” (Atti 16:11-15)
Teresa d’Ávila: donna innamorata del mistico sposo
Per la nostra condivisione del pane e del vino (come amiamo chiamarla) facciamo riferimento a un’altra grande donna cristiana, la prima ad essere nominata Dottore della Chiesa, assieme a Caterina da Siena: Teresa di Gesù è un esempio di mistica la cui influenza sul cattolicesimo è stata enorme, tanto da essere un’autrice spirituale ancora molto letta al giorno d’oggi. Il riferimento è contenuto in una canzone di Giuni Russo tratta dal pensiero di Teresa, Nada te turbe (Nulla ti turbi); la mistica e il mistico, di fronte alla realtà tangibile del Divino e ai casi fluttuanti della vita, mai devono abbandonarsi al turbamento e allo scoramento, perché hanno trovato un porto sicuro, che permane attraverso le tempeste della vita.
Nada te turbe
Nada te espante
Todo se pasa
Con la paciencia
Todo lo alcanza
Dios no se muda
Nada te turbe
Nada te espante
Quien tien a Dios
Nada le falta
Nada te turbe
Nada te espante
Solo Dios basta
Nulla ti turbi
nulla ti spaventi
tutto passa
con la pazienza
che tutto ottiene
Dio non cambia
Nulla ti turbi
nulla ti spaventi
chi possiede Dio
non manca di nulla
Nulla ti turbi
nulla ti spaventi
Dio solo basta
Marielle Franco: profetessa LGBT e martire
Le lotte delle donne si intrecciano quasi sempre con le lotte LGBT, specialmente nei Paesi dove queste categorie sono più a rischio. Di fronte al rischio di un nuovo regime che rischia di riportare molto indietro il Brasile, già afflitto da innumerevoli forme di violenza, e per non dimenticare nessuna lotta nel nome di quello Spirito che ci spinge a indignarci per le ingiustizie, vogliamo ricordare Marielle Franco, attivista lesbica brasiliana il cui assassinio è un atto di guerra contro la vita delle minoranze, come se ne vedono molti in quel Paese. Sullo schermo scorrono le immagini di Marielle e della sua compagna Monica, immagini di serenità e amore in una vita di lotte, prima della tragedia.
Il video che chiude la celebrazione riassume efficacemente il tema della celebrazione, ma potremmo dire di tutta l’attività e il pensiero del Cerchio, una canzone di un’altra donna combattente, Fiorella Mannoia.
Forse è vero
mi sono un po’ addolcita
la vita mi ha smussato gli angoli
mi ha tolto qualche asperità
Il tempo ha cucito qualche ferita
e forse tolto anche ai miei muscoli
un po’ di elasticità
Ma non sottovalutare la mia voglia di lottare
perché è rimasta uguale
non sottovalutare di me niente
sono comunque sempre una combattente
È una regola che vale in tutto l’universo
chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso
e anche se la paura fa tremare
non ho mai smesso di lottare
Per tutto quello che è giusto
per ogni cosa che ho desiderato
per chi mi ha chiesto aiuto
per chi mi ha veramente amato
E anche se qualche volta ho sbagliato a qualcuno
non mi ha ringraziato mai
so che in fondo
ritorna tutto quel che dai
Perché è una regola che vale in tutto l’universo
chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso
e anche se il mondo può far male
non ho mai smesso di lottare
È una regola che cambia tutto l’universo
perché chi lotta per qualcosa non sarà mai perso
e in questa lacrima infinita
c’è tutto il senso della vita
È una regola che vale in tutto l’universo
chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso
e anche se il mondo può far male
non ho mai smesso di lottare
È una regola che cambia tutto l’universo
perché chi lotta per qualcosa non sarà mai perso
e in questa lacrima infinita
c’è tutto il senso della mia vita
“Tutti combattiamo. Per un’idea, un amore, un’ingiustizia, un traguardo… in generale per il diritto di essere felici.” Fiorella Mannoia
*I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.