Come la cattedrale, anche degli esseri umani aspettano un tetto
Articolo di Béatrice Bouniol pubblicato sul quotidiano La Croix il 18 Aprile 2019, libera traduzione di finesettimana.org.
Mentre affluiscono grandi donazioni per ricostruire Notre-Dame di Parigi, alcune associazioni invitano ad essere altrettanto generosi nei confronti delle persone più vulnerabili.
“Guardatemi, io sono Notre-Dame!”. Nel quartiere della Porte d’Orléans a Parigi, una donna le cui mani mostrano quanto sia dura la sua vita, alza questo grido che ripete come un ritornello da lunedì. Per la cattedrale, anche lei ha tremato, e vuole vederla di nuovo ricostruita. Ma ammette, lei che per evitare le pulci dei dormitori mette a riparo i suoi lunghi capelli rossi, che quel miliardo di euro immediatamente offerti per l’edificio religioso le dà le vertigini.
Come questa donna, anche molte associazioni trovano positiva questa generosità e sono perplessi di fronte a quella massa di denaro che a loro purtroppo manca: infatti, la diminuzione delle offerte nel 2018 è stimata a 4,2% da France Générosité, in particolare per la soppressione dell’ISF (imposta sul patrimonio) e per l’aumento della CSG (imposta sul reddito) per i pensionati. Sui social, la Fondation Abbé Pierre ha perfino invitato a destinare una minima parte di quelle somme ai più poveri. “Anche solo l’1% ci sarebbe molto utile”, sorride un delegato generale Christophe Robert, “vorremmo solo invitare le persone più agiate a donare sia per Notre-Dame che per i poveri”.
Lo slancio di generosità per la cattedrale in cui l’abbé Pierre aveva ricevuto l’ultimo omaggio della Nazione, Christophe Robert lo condivide, augurandosi che “anche l’urgenza sociale dei senzatetto faccia nascere un’attenzione collettiva”. Facciamo “di Notre-Dame un tesoro nazionale e della lotta alla povertà una grande causa nazionale”, rincara Bruno Morel, direttore generale di Emmaus-Solidarité. “Le chiese sono luoghi di rifugio per i più esclusi come testimonia l’Hôtel-Dieu, accanto alla cattedrale. È questa storia che dobbiamo far continuare”.
L’idea di trasferire una parte delle donazioni, e anche dei fondi eccedenti che potrebbero derivarne in seguito, si fa strada in coloro che lottano per salvaguardare la dignità della vita delle persone. “Non si ricostruirà Notre-Dame due volte, anticipa padre Hervé Perrot, cappellano generale del Secours catholique. È responsabilità della Chiesa orientare le offerte supplementari verso la fraternità nazionale”.
Resta il fatto che la donazione deriva da un’emozione per una causa o un simbolo e per questo rimane una faccenda personale. “È proprio la magia del dono,anche se questo può apparire ingiusto per coloro che si battono per cause meno appariscenti”, sottolinea Pierre Siquier, presidente di France Générosité. A suo avviso, questo movimento per Notre-Dame non dovrebbe limitare altri gesti di generosità: “94% dei donatori sono persone che offrono regolarmente”, sostiene. “Le persone fanno una dono per una causa che sta loro a cuore e restano fedeli alla loro scelta”.
L’alchimia del dono è una cosa complessa. A differenza degli scambi commerciali che rispondono ad una logica immediata, “il dono crea riconoscenza, debito, e quindi relazioni durature”, spiega il filosofo Olivier Abel. Tuttavia, esistono diverse economie del dono, precisa. C’è la donazione di cui ci si ricorda e che dà prestigio. Gesto di generosità che non bisogna scoraggiare, insiste il filosofo, è comunque anche un gesto di potere.
E poi c’è il dono gratuito, quello che si dimentica, “anonimo, insieme sublime e molto ordinario”, nota ancora, “infatti riceviamo e diamo continuamente delle cose senza nemmeno accorgercene, anche tramite le istituzioni”. E questa economia della carità, del bene comune, è quella che manca di più al nostro mondo “dove ognuno vuole ricevere quello che pensa di meritare”. Vale a dire che l’urgenza ricordata da Notre-Dame di Parigi supera ampiamente quella della sua ricostruzione.
Ad esempio, per “spegnere gli incendi quotidiani nelle nostre strade, scuole, ospedali, foreste”, la piattaforma HelloAsso chiede al governo di elargire alle associazioni di interesse generale la riduzione di imposta consentita per le donazioni inferiori ai 1000 €. E in un video, padre Hervé Perrot invita a soccorrere i “Quasimodo” di oggi, “gli sfortunati che aspettano anche loro la nostra emozione e la nostra solidarietà”: ricostruiamo la nostra cattedrale, conclude, “e con altrettanto ardore, anzi di più, solleviamo i nostri fratelli e le nostre sorelle feriti”.
Testo originale: Comme la cathédrale Notre-Dame de Paris, des hommes attendent un toit.