La cattedrale di pietra, la cattedrale delle vittime
Articolo di Mauro Armanino pubblicato in Avvenire del 19 Aprile 2019.
Il fuoco distruttore di Parigi visto con gli occhi di un missionario nel Sahel
«Sappiamo cosa sono le ceneri e le distruzioni di chiese. Il 16 gennaio del 2015 Zinder, la prima capitale del Niger, e il giorno seguente 17 gennaio Niamey, l’attuale capitale del Niger, sono state colpite dal fuoco distruttore di fanatici. Eravamo in pieno “fattore Charlie Hebdo”, anche lontano da Parigi e buona parte della gente non aveva accettato che il Presidente del Niger affermasse di “essere Charlie”.
Conosciamo il dolore della distruzione di chiese, luoghi di culto, di incontro, di identità e di presenza per comunità esili e fragili in un contesto di egemonia culturale islamica. Alcune chiese erano state appena inaugurate o restaurate, con la partecipazione dei fedeli e aiuti esterni. L’attacco di bande di giovani guidati da adulti era stato colto come un tradimento della fiducia riposta nel dialogo quotidiano coi vicini.
Tutto è andato in fumo in poche ore quel sabato mattina. Persino la cattedrale di Niamey, dedicata a “Nostra Signora del Soccorso”, era stata difesa per un paio d’ore dai militari e salvata dalla distruzione. Sappiamo cosa significhi la desolazione di altari profanati, tabernacoli carbonizzati e statue ridotte a pezzi informi di legno. Siamo consapevoli della perdita e addolorati per quanto di prezioso si è perduto.
Non dimentichiamo, non possiamo farlo, che quanto è accaduto alla cattedrale di Parigi, di natura forse accidentale, accade quotidianamente nell’altra Cattedrale. Donne, bambini, giovani, adulti e anziani, ognuno di loro autentica Cattedrale, bruciati da bombe, droni armati, sofisticati mezzi di distruzione e armi chiamate leggere. Volti sfigurati e dilaniati dal fuoco e dalle bombe, in Libia, nello Yemen, in Siria, in Palestina, in Afghanistan e chissà in quanti altri sconosciuti luoghi di tortura.
Ci sembra essere questa la Cattedrale reale che, quotidianamente è profanata con la complicità di tanti costruttori e venditori d’armi. L’altra cattedrale, quella di pietra, di legno e di storia illustre e quotidiana dovrebbe essere immagine della prima, fatta di carne. Lo stesso scandalo, lo sgomento, la tristezza e il senso della perdita di un bene prezioso dichiarato a Parigi dovrebbe essere provato, e per davvero almeno con la stessa intensità, per la Cattedrale impastata di terra e di cielo, la Cattedrale umana, la Cattedrale dei volti.
Inizieranno, anzi sono già iniziate, le raccolte per ricostruire quanto è andato perduto. Ricchi e poveri, credenti e no, uniranno le forze finanziarie e morali per ridare alla cattedrale di Parigi il posto che le spetta nella fede e nell’immaginario culturale della Francia e non solo.
Questo non può che rallegrare e allo stesso tempo indurre a domandarsi che fare della Cattedrale delle vittime per la quale Dio ha dato la vita. È infatti quest’ultima, a forma di croce, che Lui ha scelto di abitare. E di questa non si parla.
Niamey, 16 aprile 2019»