I volti dell’omofobia? Essere vittime degli stereotipi e dei pregiudizi
Testo di Carlotta Galbo*, volontaria de Il Progetto Gionata, tratta dalla sua tesi di laurea “Omofobia: breve percorso storico ed etimologico”, Corso di analisi dei crimini violenti a distanza dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, prima parte
Questo mio lavoro si propone di affrontare gli aspetti salienti della tematica sull’Omofobia, iniziando lo studio sotto l’aspetto del pregiudizio e degli stereotipi riguardanti i maggiori gruppi sociali per poi focalizzare l’attenzione del lettore sull’odio nei confronti degli omosessuali. Quest’ultimo verrà trattato iniziando a domandarci “Chi sono gli omosessuali”, ed analizzando tale gruppo sociale partendo dall’etimologia della parola per arrivare, questa breve analisi, nel fare un excursus storico-sociale dal mondo greco-romano ai giorni nostri.
Pregiudizi e Stereotipi
Lo studio dell’Omofobia deve necessariamente partire da due elementi: Pregiudizi e Stereotipi. A mio avviso, la paura e l’avversione irrazionale nei confronti di un determinato gruppo sociale nascono da un pregiudizio e/o da uno stereotipo. Ma che cosa sono i Pregiudizi e gli Stereotipi? Pregiudizio deriva dal latino prae, “prima” e iudicium, “giudizio”, quindi da ciò si può desumere che sia giudizio privo di dati empirici. Proprio per tale assenza di giustificazione empirica, un giudizio siffatto viene considerato errato.
I pregiudizi detti anche Idola Mentis, (1) vengono classificati da Bacone nel seguente modo:
1. Idola Tribus: errori tipici del genere umano come, ad esempio, il lasciarsi influenzare nelle valutazioni dei fatti da sentimenti, speranze, timori, e oggi li definiremmo errori cognitivi;
2. Idola Specus: errori tipici del singolo individuo, derivanti da una propria esperienza personale, da un proprio vissuto;
3. Idola Fori: errori derivanti dall’interazione tra gli uomini legati in primis al linguaggio, che se non compreso dalle “menti meno fini” può diventare “impedimento alla vera conoscenza”;
4. Idola Theatri: a questo gruppo appartengono gli errori tipici generati dalle favole e dai miti, che per essere soppiantate si necessitano del metodo scientifico sperimentale.
Stereotipo, invece, deriva dal greco “stereos” (duro, solido) e “typos” (impronta, immagine, gruppo), quindi “immagine rigida” ed originariamente, venne utilizzato nell’ambito tipografico ed indicava un metodo di duplicazione delle composizioni tipografiche e dei cliché.
Successivamente, il giornalista Walter Lippmann l’introdusse nel 1922 nell’ambito delle scienze sociali: “Egli sostiene che il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto, bensì mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ciascuno si forma, in ciò fortemente condizionato appunto dalla stampa, che andava allora assumendo i connotati moderni della comunicazione di massa. Secondo Lippmann, gli stereotipi sono parte della cultura del gruppo a cui si appartiene e come tali vengono acquisiti dai singoli e utilizzati per comprendere la realtà. Gli stereotipi svolgono per l’individuo una funzione di tipo difensivo: contribuendo al mantenimento di una cultura e di determinate forme di organizzazione sociale, essi garantiscono all’individuo la salvaguardia delle posizioni da lui acquisite.” (Mazzara, 2010)
Si può evincere da ciò come il pregiudizio e lo stereotipo siano connessi l’uno all’altro, quest’ultimo essendo il nucleo cognitivo del primo.
Vittime degli stereotipi e dei pregiudizi
Ciascuno di noi può essere vittima sia dei pregiudizi che degli stereotipi, per tanti motivi: di genere, in quanto donna, etnico-razziale, antisemitica, generazionale o per disabilità.
• Questione femminile: per comprendere tale fenomeno basta prendere in considerazione gli ultimi dati del censimento in Italia: in media ci sono 52 donne ogni 100 abitanti. Da questi dati si può intravedere l’affermazione di Bruno Mazzara: (Mazzara, 2010) “il maschio dominante e orientato verso l’esterno; la femmina dominata e ripiegata su se stessa e sulla casa”; ma altresì in che modo le stesse donne si vedono: lo si è evidenziato nel video, realizzato dall’agenzia Leo Burnett per Always, marchio di igiene intima, nel quale la documentarista Lauren Greenfield, dalla quale è nata l’idea, chiede a delle ragazze di mimare come corre una ragazza, come gioca una ragazza. La regista ha voluto dimostrare, tramite questa semplice domanda, come le ragazze vedessero il loro stesso genus di ragazza, donna: goffa, maldestra, incapace. Tali negative caratteristiche mettono in risalto soprattutto le insicurezze insite nelle stesse giovani donne, ed altresì nascondono le loro potenzialità;
• Pregiudizio etnico-razziale: a tal proposito basti leggere la decisione di primo grado del 1959 sul caso Loving v. Virginia: “Dio onnipotente ha creato le razze bianca, nera, gialla, malese e rossa e le ha piazzate su diversi continenti. Se non per l’interferenza con i Suoi piani non ci sarebbe spazio per tali matrimoni [interrazziali]. Il fatto che Egli abbia separato le razze dimostra che non voleva che fossero mescolate”. Qualche mese dopo, da un censimento negli Stati Uniti, il 60% dichiarava che non avrebbe votato per la Presidenza un candidato nero che fosse stato proposto dal partito.
• Antisemitismo: il pregiudizio nei confronti degli ebrei è derivato dal fatto che per molto tempo le uniche attività essi consentite sono state il commercio ed il prestito di denaro. Da ciò il pregiudizio per il loro amore per il denaro, che si esprime in avidità e speculazione, e di ebrei usurai senza scrupoli o abili speculatori, “disposti a qualsiasi nefandezza pur di aumentare i propri guadagni”. (Mazzara, 2010). Per non parlare dell’inaffidabilità politica, la naturale propensione al tradimento, il rifiuto di partecipare alla difesa del paese di appartenenza. Tali tratti negativi sono stati utilizzati come elementi giustificatori per la Shoà.
• Generazionale: anche gli anziani sono vittime degli stereotipi, basti vedere come vengono considerati: mentalmente rigidi, orientati al passato e senza progetti per il futuro, poco disponibili all’innovazione, ostinati, collerici, suscettibili, poco adattabili, tendenti al vittimismo, esigenti e in continua ed eccessiva richiesta di assistenza. Tutto ciò si può tradurre in discriminazione: “il fatto cioè che gli anziani siano considerati in definitiva incompetenti, sicché al procedere dell’età le persone si trovano progressivamente marginalizzate non solo dal sistema produttivo, ma anche dai processi di elaborazione e circolazione delle idee.” (Mazzara, 2010);
– Disabilità: Se storicamente si è avuto un atteggiamento nei confronti dei disabili di ostilità abbastanza esplicita, concretizzata quasi sempre nella reclusione e nell’occultamento materiale degli handicappati, oggi “i disabili vengono visti come psicologicamente fragili, troppo emotivi, volubili, irascibili, sostanzialmente inaffidabili; nell’interazione con essi si tende a manifestare un imbarazzo che si giustifica come un non sapere come comportarsi, ma che esprime in realtà il disagio della loro stessa presenza.” (Mazzara, 2010)
(1) Errori o illusioni dello spirito che allontanano dalla vera conoscenza del mondo.
* Dedico questo mio lavoro alla mia compagna, alla mia amica e al mio amore. Svegliarsi accanto a te è stupendo. Grazie di tutto! Ti amo!