Diego Passoni: “Ma è stupendo!”, il romanzo di un gay cristiano
Dialogo di Massimo Battaglio con Diego Passoni
Diego Passoni è uno dei conduttori di “Pinocchio”, trasmissione di Radio Deejay seguitissima da più di dieci anni. Ha recentemente scritto un romanzo autobiografico dal titolo “Ma è stupendo” (Vallardi – 224 pagine), in cui racconta i suoi primi quarant’anni. C’è l’infanzia in periferia, il binomio scuola-parrocchia, il costante senso di inadeguatezza di chi sente nascere in sé qualcosa di “diverso” a cui non sa dare il nome. Quindi la vocazione religiosa, due anni di monastero, e lì la scoperta chiara dell’omosessualità. Diego è uscito dal convento ma non per questioni di “rispetto della norma”.
Semplicemente, mi dice: “avevo bisogno di ricominciare, provare. Volevo evitare che la mia sessualità diventasse un fantasma che mi avrebbe inseguito. Non volevo diventare come quei preti irrisolti che alla fine … ci siamo intesi, no?”. Di prove ed esperimenti, Passoni ne ha poi vissuti tanti, fino a sposarsi con Pier, a Milano, durante il pride 2017. Lo incontro per telefono. E’ un fiume di parole bellissime, dalle quali estraggo a fatica le più frizzanti.
Un romanzo autobiografico a 42 anni. Non è un po’ presto?
Forse. Ma di sbagli ne ho già fatti abbastanza e non ho nessuna intenzione di smettere. Meglio cominciare a scriverli. Gli altri, li racconterò tra vent’anni.
E’ un libro di sbagli. Come mai ti sei concentrato così tanto sui tuoi errori?
Perché gli errori sono molto più interessanti dei trionfi. Coi trionfi si fa cronaca; con gli errori si fanno i romanzi. Perché è dagli errori che si trae qualcosa; non dai consigli degli altri o dalle proprie convinzioni. Non ci si può fidare di se stessi se non rileggendo i propri errori.
La scelta del monastero è uno di questi errori?
Non del tutto. Sentivo davvero l’esigenza di scegliere la vita consacrata. Solo che le scelte si chiariscono poco per volta. E mi sono accorto di aver compiuto un errore di tempistica. Se avessi già avuto chiaro il mio orientamento sessuale, forse avrei scelto ugualmente quella strada o forse no. Sicuramente, mi sono trovato di fronte a un altro “me stesso”, a una nuova affettività, alla scoperta del corpo.
Non hai perso la fede. Anzi: le frasi più belle del tuo libro sono quelle dedicate a Dio
La fede non è una cosa che scegli di tenere o di buttare via. Puoi essere arrabbiato con Dio in certi momenti, ma lui ti insegue. E non è un “appoggio”, tuo malgrado. E’ parte di te; forse la parte più importante. Soffro molto per quei ragazzi che, alle prese con la sessualità, abbandonano la fede. E’ tristissimo!
Ti sei mai sentito rifiutato dalla Chiesa?
Personalmente no. Ho sofferto per il rifiuto vissuto da tanti che conosco. Ho provato rabbia. Soprattutto per quei preti che allontanano invece di includere. Mi ricordano i pastori mercenari di Ezechiele, che “vedono venire il lupo, abbandonano le pecore e fuggono e il lupo le rapisce e le disperde” (Ez. 34,12). Spesso gli uomini di chiesa sono così. Si consolano tra loro, si chiudono a cantare e osannare ma hanno paura di ciò che accade al di fuori dei loro portoni. Io sto lì: “Sto alla porta e busso” (Ap. 3,20). Prima o poi qualcuno aprirà.
Quindi ti definisci ancora cattolico.
No; di più: mi definisco cristiano. Frequento anche una chiesa protestante ed è un’esperienza che tutti dovrebbero fare. Confronto, dialogo, sono valori che dovremmo sperimentare. Perché non esiste solo il nostro ombelico. E d’altra parte, la Chiesa siamo noi, no? Siamo noi a definire che cos’è la Chiesa, non il contrario. Le persone stanno sopra, non sotto le diciture.
Forse, uno dei doni che noi gay possiamo dare alla Chiesa è proprio quello: una spinta ecumenica. Che ne dici?
Beh … “La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo” (Mt 21,42), no? Dio sceglie Maria per la sua umiltà, per la sua insignificanza, no? E la Chiesa è così: sono sempre stati i più “lontani” a permettere che si rinnovasse.
Curiosità: dal tuo romanzo di direbbe che non ti abbia mai sfiorato l’idea di vivere l’omosessualità secondo dottrina, cioè in castità
No! Proprio no. A volte non c’è niente che allontana di più da Dio che la dottrina. Spesso si scrivono regole che potrebbero essere buone per qualcuno e le si estendende a tutti. A fare così si finisce per allontanare tutti. E’ un peccato, perché si perdono un sacco di cose. Sarebbe bello poter proporre un’omosessualità vissuta sui valori cristiani; parlare d’amore, di affettività. Invece così si continua ad alimentare lo stereotipo della promiscuità, del sesso come dipendenza. Che, come tutti gli stereotipi, non corrisponde alla realtà.
A un certo punto del romanzo c’è il personaggio della Valentina: una ragazza di successo, che ti stupisce perché scopri che è credente.
Sì. L’ho messa proprio per quello. Valentina è il contrario dello stereotipo del credente “sfigato”. Ed è un problema che viviamo molto. Dovremmo uscire da certo “vattimismo”; riconquistare anche l’orgoglio di essere credenti.
Consiglio a tutti questo intenso e leggerissimo romanzo: DIEGO PASSONI, “Ma è stupendo”, Vallardi, Milano 2018, pagg. 220