Pregare insieme per vincere l’omofobia
Riflessioni della teologa Elizabeth Green pubblicato sul blog “Il regno delle donne” della rivista Il Regno il 13 maggio 2019
Nelle veglie organizzate per la Giornata contro l’omo-transfobia ascolteremo la Parola che Dio rivolge a tutte e tutti: «Sei prezioso ai miei occhi, sei degno e io ti amo». Di questa luce abbiamo bisogno per relazioni rinnovate, non gerarchiche e non violente.
Il 17 maggio è la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Intorno a quella data, leggiamo su Progetto Gionata – Portale su fede ed omosessualità, «in tante città europee i cristiani uniranno i loro cuori e la loro preghiera con i gruppi di cristiani LGBT per dire No alla violenza dell’omo-transfobia e alle tante ferite inferte dalle discriminazioni, che vediamo intorno a noi». Ma perché parlarne in un blog che si occupa del “regno delle donne”? Per tre motivi semplici.
Il legame fra sessismo e omofobia
In primo luogo, perché non tutte le donne sono eterosessuali e non tutte le persone omosessuali e transessuali sono uomini! In altre parole, tra le persone attratte affettivamente, eroticamente e sessualmente da persone del loro stesso sesso, ci siamo anche noi, le donne.
La violenza contro le lesbiche va, come abbiamo visto nel film La diseducazione di Cameron Post, dalle terapie cosiddette riparative (anche in salsa cristiana) allo stupro cosiddetto “correttivo”. Infatti, è ben noto che la violenza maschile mira al controllo della donna e scatta quando essa lo abbandona. Figuriamoci, quindi, quando una donna – costruendo una relazione di intimità con un’altra donna – si sottrae al controllo maschile dichiarando con la propria vita affettiva e sessuale di poterne fare a meno!
Il secondo motivo è dovuto alla posizione peculiare occupata dalle donne nell’ordine sociale e simbolico. Il femminismo della seconda ondata ha messo in evidenza il rapporto tra la discriminazione delle donne e quella nei confronti di altri soggetti sociali. Anzi, ritiene che tutte le istanze di esclusione sociale siano basate su quella, primaria, della donna da parte dell’uomo.
Secondo Simone de Beauvoir, per esempio, la donna è vista come l’altro per eccellenza; tuttavia, prosegue, l’uomo bianco non ha esitato a rendere oggetto anche altri soggetti umani, come i neri o gli ebrei, i quali, nell’immaginario patriarcale, assumono tratti “femminili”. L’analisi di de Beauvoir è illuminante: per dominare gli uomini di altre categorie sociali essi vengono femminilizzati! Come donne, dunque, ci troviamo socialmente e simbolicamente all’intersezione di diverse istanze di esclusione sociale, inclusa ovviamente quella esercitata nei confronti delle persone omo e transessuali.
In questo modo arriviamo al terzo motivo per cui come donne ci occupiamo delle veglie contro l’omo-transfobia. Siamo diventati consapevoli che la relazione gerarchica che esiste nella nostra società tra eterosessualità e omosessualità rafforza la relazione gerarchica tra uomini e donne. Detto altrimenti, sessismo e eterosessismo sono intimamente connessi e si alimentano a vicenda.
Certo, si continua a discutere su quale sia la differenza primaria intorno alla quale la società patriarcale si organizza; tuttavia, e a scapito di tutte le nostre elucubrazioni, penso che la straordinaria complessità della vita umana, la ricchezza delle relazioni e una bella dose di buon senso si facciano beffe delle nostre categorie binarie. Per far splendere la luce nel mondo ci vogliono ben sette colori dell’arcobaleno, i quali, ahimé, non sono così distinguibili come alcuni vorrebbero. Evviva!
Dio non ci guarda con le nostre categorie
Cosa ci vorrebbe allora? Che i cieli si squarciassero e che Dio, indicando l’arcobaleno tra le nuvole, dicesse all’umanità, alle Chiese e a ognuno e ognuna di noi «non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni, sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno e io ti amo» (Isaia 43,1.4). È il versetto, proposto dalla commissione “Fede e omosessualità” delle Chiese battiste, metodista e valdese, che guiderà le veglie quest’anno. Una vera e propria dichiarazione di amore da parte della Luce divina in modo che noi tutte e tutti diventiamo luce gli uni per gli altri.
Così, «tante parrocchie cattoliche e chiese evangeliche ospiteranno veglie di preghiera, culti domenicali, preghiere dei fedeli o fiaccolate silenziose, che inviteranno tutte le persone di buona volontà ad essere costruttori del cambiamento, per superare la violenza dell’omo-transfobia e tutte le discriminazioni». Sì, perché Dio non ci guarda con le nostre categorie ma con le sue, secondo le quali siamo tutte e tutti preziose e preziosi.
Anche io, anche tu dobbiamo dichiararlo gli uni agli altri per fare scomparire le nostre paure e le nostre fobie, sia che discriminiamo sia che siamo discriminate e discriminati. Potremmo cominciare partecipando alle veglie o organizzandone anche noi.