Chi sono i Pentecostali e come sono nati?
Riflessioni di Carlotta Galbo, volontaria del Progetto Gionata
Benvenuti nel mio Blog per il Progetto Gionata. Sono contenta di far parte di questo Team, soprattutto perché offre l’occasione di trattare varie tematiche inerenti al mondo LGBT e di dare voce a persone che, come me, vogliano condividere il proprio vissuto. È proprio questo lo scopo del mio articolo: presentare la mia esperienza ed essere, a mio modo, d’aiuto per chi si rispecchia in una storia simile alla mia.
Prima di iniziare vorrei puntualizzare con grande fermezza, dato il clima xenofobo nel quale stiamo vivendo, che lo scopo delle mie parole non è odiare una realtà piuttosto che un’altra ma, anzi, di informare dell’esistenza dell’omofobia insita in alcune realtà Pentecostali, o tra alcuni loro esponenti. Ma esattamente chi sono i Pentecostali e come sono nati?
Il movimento Pentecostale è una recente creazione del pastore metodista Charles F. Parham, originario dell’Iowa (USA), che nell’ottobre del 1900 decise di aprire una scuola biblica chiamata Bethel Bible School, o anche Bethel Healing Home.
Il Pentecostalismo si caratterizza soprattutto per quattro elementi:
1. Il primo aspetto si ritrova già nella denominazione stessa della scuola di Parham, ossia “Healing”, e la “cura” avveniva tramite le guarigioni, i miracoli e vari altri segni della presenza dello Spirito Santo (profezie, estasi, ecc.).
2. Il secondo elemento è l’uso dell’oralità, che è praticato ancora oggi e deriva dalla tradizione sciamanica nera, la quale esprimeva la sua religiosità prevalentemente tramite il canto, la danza e i movimenti del corpo in generale, più che attraverso la parola scritta e la teologia.
3. la terza peculiarità è quella più importante e caratteristica del movimento Pentecostale: la glossolalia, cioè il dono dello Spirito Santo, acquisito prevalentemente durante il Battesimo, di parlare delle lingue sconosciute all’uomo. Molto spesso, però, tali lingue si esprimono tramite suoni inarticolati simili a quelli che fanno i bambini quando non sanno parlare. La glossolalia non deve essere confusa con la xenoglossia, o xenolalia, che consiste nella capacità reale di parlare delle lingue esistenti nello scibile umano senza averle mai studiate. La prima persona all’interno del movimento a “parlare in lingue” fu Agnes Ozman, che acquisì “magicamente” la capacità di parlare un perfetto cinese durante la notte di Capodanno fra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901. La sua presunta capacità ebbe, però, un effetto “boomerang” per il movimento perché da un lato Parham annunciava entusiasta alla stampa questo “dono”, dall’altra, durante una missione presso le popolazioni asiatiche emergeva che la lingua parlata da Agnes Ozman non era affatto cinese. Si era, quindi, di fronte ad un fenomeno di glossolalia e non di xenoglossia.
All’interno della Chiesa, comunque, ci furono diverse correnti che non concordavano sulla necessità di “parlare lingue sconosciute” come elemento distintivo, e il primo stop in tal senso venne dalla predicatrice Alma White della Chiesa Pillar of Fire, al quale seguì un più evidente contrasto da parte della stampa quando il Los Angeles Times definì la glossolalia una “selvaggia Babele di lingue”.
Altri contrasti su questo punto arrivarono, successivamente, anche da altre Chiese, come la Chiesa del Nazareno, l’Esercito della Salvezza e la Chiesa di Dio, per le quali la glossolalia non era un’opera divina, ma un’opera del diavolo.
4. Il quarto elemento è il mesmerismo, una tecnica ipnotica grazie alla quale è possibile far crollare a terra una persona o condurla ad atteggiamenti stabiliti dall’ipnotista, vale a dire che chi utilizza questa tecnica ha la capacità di innalzare lo stato emotivo di un soggetto, o addirittura di un’intera platea, fino ad un livello anomalo attraverso la ripetizione continua di parole, o con l’utilizzo di canti esaltanti, con un ritorno all’elemento dell’oralità della cultura sciamanica a cui si accennava in precedenza. Le emozioni dei partecipanti in questo modo vengono controllate, e si generano nelle loro menti suggestioni quali la possibilità di guarire realmente grazie alla permanenza nello stato di emozioni controllate da parte del “guaritore”. Una volta che gli effetti del medsmerismo cessano e, conseguentemente, anche le relative emozioni, la vittima scoprirà che a cessare sarà, purtroppo per lei/lui, anche la “guarigione” (con un effetto simile a quello che hanno ottenuto alcuni famosi venditori di creme dimagranti e sale contro il malocchio, per intenderci).
Vorrei accennare ad uno dei più famosi artisti del mesmerismo in America: Benny Hinn, che “lavora” come “predicatore televisivo” ed è a capo di una congregazione di circa 12.000 persone, oltre che essere autore anche di diversi bestseller.
Tali sono state le sue abilità che una signora di Houston aveva sospeso per “fede” i suoi trattamenti medici, convinta proprio dalle rassicurazioni del predicatore Hinn.
Disgraziatamente, però, tale sospensione delle sue cure farmacologiche ne ha provocato la morte due mesi dopo, e si potrebbero raccontare anche altri casi di questo genere, o anche peggiori, come quello di una famiglia che ha “investito” ben 2.000 dollari perché il predicatore guarisse il figlio ammalato, che comunque passò a miglior vita a sei settimane dalla presunta guarigione “acquistata” con il pagamento del predicatore “imbonitore”.
Oltre alle guarigioni “miracolose” Benny Hinn dispensa anche profezie, e una delle tante che si sono rivelate false si rivolge anche alla comunità omosessuale americana ed è del 31 dicembre del 1989, che recita: “Il Signore mi dice anche di dirvi che a metà degli anni ’90, intorno al ’94-’95, non più tardi, Dio distruggerà la comunità omosessuale d’America. Però, non la distruggerà nel modo in cui hanno pensato, ma con il fuoco. E molti si convertiranno e saranno salvati, mentre altri si ribelleranno e saranno distrutti”.
Per concludere questo primo intervento, vorrei ribadire che il senso di questo post e di altri futuri è semplicemente quello di raccontare una realtà poco nota alla stragrande maggioranza delle persone, e con il quale, mio malgrado, sono entrata in contatto personalmente, e fa parte del mio vissuto in maniera tale che, se qualcuno dovesse rivedersi in quello che racconto e nella mia esperienza, possa sentirsi libero di confidarsi.
Perché, a volte, per sentirsi meglio, basta “tirare fuori” le cose o, come diremmo noi, fare il proprio “coming out”, anche se non relativo alla propria omosessualità.