Ero una trans sola e spaventata. Il mio abbraccio “rigenerante” con don Gallo
RIflessioni di Alessia Nobile, una donna transgender cristiana
Era il mese di marzo, uno di quei giorni in cui si comincia ad assaporare il profumo della primavera; avevo da diverso tempo congelato il desiderio di poter svolgere un lavoro come chiunque svolge in base alle proprie competenze; razionale,determinata e speranzosa, avevo realizzato (dopo una miriade di tentativi) che sarebbe stato difficile ottenere quel lavoro a causa del pregiudizio sociale nei confronti delle ragazze transessuali.
Decisi di partire da Bari per Genova, avevo trovato una casetta in via Garibaldi (tramite un sito di affitti a breve periodo), una strada centrale della città, almeno così mi fu detto dal proprietario di casa, col quale avevo parlato tramite telefono.
Ebbene in quella casa avrei potuto ricevere uomini, avevo bisogno di soldi per vivere.
Appena arrivai a Genova, proprio su via Garibaldi incontrai Manuel che doveva consegnarmi le chiavi e mostrarmi l’appartamentino; dopo essermi presentata mi disse di seguirlo e mi resi subito conto che in realtà la casa era in uno dei vicoli alle spalle di via Garibaldi.
Il vicolo si chiamava vico Galera, ed era colmo di ragazze straniere che nelle ore diurne sostavano nella stradina per aspettare clienti. La sera quel vicolo che s’intersecava con altri vicoli e diventava tenebroso e pericoloso.
Sommersa dalla paura, l’indomani decisi d’incontrare e conoscere Don Andrea Gallo (sapevo della sua esistenza) per un conforto. Quell’incontro memorabile, lo vivo ogni giorno come se fosse ieri.
Mi abbracciò e mi lasciò piangere. “Finisci di piangere e poi alza la testa” mi disse. Non ricevevo un abbraccio da anni e nemmeno da anni piangevo così tanto.
Parlammo molto e mi tranquillizzò, poi mi regalò un suo libro che avrei potuto leggere per tamponare l’ansia e i momenti vuoti.
Da quel giorno diventammo buoni amici, io restai a Genova per un mese, e incontai il Gallo ancora. Poi ci tornavo spesso, anche in zone diverse della città e ogni volta lo incontravo per parlarci e ascoltarlo. “Alessia, sempre a testa alta, mi raccomando“.. così mi salutava.
Il 22 maggio 2013, giorno della sua morte, un pezzo del mio cuore è andato via. Mi son sentita orfana. Manchi tanto Don Gallo,sei stato un padre, un vero padre. Adesso ho il vuoto, ma i tuoi insegnamneti li vivo ancora. Dal 22 maggio 2013 non son più tornata a Genova per incontrare uomini.
“Sempre con coraggio,continuiamo ad essere trafficanti di sogni”, l’hai scritto tu Don Gallo e per me è sempre una lezione di vita.
Il prete degli ultimi, il padre che tutti vorrebbero. Se sono più forte è grazie a te, se non mi son persa è grazie a te. Non ti dimenticheremo mai.