Per noi sieropositivi si è lasciata ‘mano libera allo stigma sociale’
Testimonianza Hugues raccolta da Luc Biecq tratta da TÊTU+. Guide gratuit d’information sur le VIH. 2010-2011 (Francia), Dicembre 2010, p.11, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Parla di fortuna come se avesse avuto una botta di sedere. Una cosa che stupisce, affascina e stona. Dice di amare il suo uomo e che sì, la vita va bene. Di fronte a lui, placido, calmo e generoso, gli domandiamo la sua ricetta. “Non mi sono mai nascosto e ho conservata intatta la mia capacità di rivolta.”
Evidentemente, questo giovane cinquantenne si abbevera alla sorgente dei militanti, fonte di eterna giovinezza. Per non ripetere il racconto degli anni neri, riassumiamo: un test, dal risultato atteso, rivela la sua sieropositività nel 1986. Un anno dopo, il suo primo “marito” perde la vita. Va ad ingrossare le fila dell’associazione Act Up, mentre la ricerca stagna. Le orazioni funebri accompagnano i requiem. Hugues si domanda se vedrà la fine dell’anno.
“Ho subito comprato un appartamento. È difficile da analizzare, ma nelle avversità sono come mia mamma, ne faccio fronte. Si fanno delle cose per forgiarsi una convinzione.”
Il suo lavoro di ingegnere del suono lo appassiona ancora. Il suo primo rinascimento lo situa nel 1996, quando inizia una triterapia [un cocktail di farmaci per il trattamento dell’HIV n.d.t.]. “È stando meglio che mi sono accorto che prima stavo male. Sono ringiovanito, mi sono rimesso a fare sport, ho ricominciato a rimorchiare.” Un anno dopo, seduce il suo nuovo “marito”, sieronegativo. “E dire che l’anno prima, senza rendermene conto, ero alla frutta. Tremendi gli sforzi che si possono fare per tenere la testa sotto la sabbia, per non vedere il proprio stato…”
La coppia si ama ancora come il primo giorno e, all’epoca, Hugues si immaginava di arrivare ai quaranta. Questa sensazione di stare ancora meglio l’ha vissuta quando ha potuto beneficiare, qualche anno fa, di una seconda triterapia, meno pesante. Ne parla come di un secondo rinascimento. Questa volta ha di mira…gli 81 anni! “La mia cifra simbolica…”
Perché la sua collera è intatta, perché sa che i politici non si interessano all’AIDS, che non porta praticamente voti, ha anche scelto di lasciare il suo mestiere per un impiego da militante, meno ben pagato.
Come va questa cosa? “Faccio parte di coloro che credono alla persuasione, alla necessità di un lavoro di lobbying, anche se non basta e altri tipi di dimostrazione sono indispensabili.” È sorpreso da questo stigma che circonda i sieropositivi, che non regredisce minimamente, indignato da questa crassa ignoranza, questa negazione collettiva?” “Alcuni militanti hanno tentato di resistere, ma si è lasciata mano libera allo stigma. La nostra società non è solidale, e l’AIDS, trasmesso sessualmente, le pone troppe domande.”
La cosa urgente, ancora e sempre, è di ridurre i casi di nuova contaminazione. “Si può fare di meglio, ne sono sicuro…” Chi oserebbe contraddirlo?
Testo originale: « La stigmatisation, on l’a laissée s’installer… » tratto da TÊTU+ Le guide gratuit d’information sur Le ViH. Edition 2010-2011 (file pdf)