I cattolici statunitensi che partecipano alla stagione dei Pride
Articolo di Michael J. O’Loughlin* pubblicato sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti) il 19 giugno 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Decine di cattolici sono attesi alla Messa all’aperto che si svolgerà il prossimo 27 giugno vicino allo Stonewall Inn, il locale omosessuale di New York considerato la patria del moderno movimento per i diritti LGBT: qui, nel giugno di cinquant’anni fa, avvenne la famosa rivolta contro le brutalità della polizia.
Un gruppo di cattolici che si incontra nei pressi di un celeberrimo locale gay forse può sconcertare le persone LGBT, ma questo gruppo intende celebrare la stagione del Pride con una Messa, e poi spostarsi allo Stonewall o in un altro locale dei dintorni per socializzare: il suo scopo è ringraziare coloro che sono stati in grado di accettare la propria identità sessuale rimanendo nella Chiesa.
“Per noi, la nostra identità queer non è mai scollegata dalla nostra identità cattolica” dice Xorje Olivares, membro di Out at Saint Paul, il ministero LGBT messo in piedi dalla parrocchia di San Paolo Apostolo, la stessa che sta organizzando la Messa vicino allo Stonewall.
Secondo Olivares, che è uno speaker radiofonico, è importante che i cattolici come lui dimostrino come si può essere al tempo stesso membri della Chiesa e membri della comunità LGBT: “Nonostante quello che molti pensano, la nostra spiritualità e la nostra sessualità” non sono in contraddizione, “e non vediamo perché dovremmo soffocare uno dei due aspetti per migliorare l’altro”.
La Messa nei pressi dello Stonewall è solo uno dei molti eventi e iniziative messe in campo dalle persone LGBT cattoliche e dai loro alleati questo mese di giugno, il mese del Pride, per celebrare i progressi nella lotta per i diritti civili e per spingere la società ad andare oltre.
Secondo alcuni cattolici, questo mese non è molto positivo per le persone LGBT cattoliche: un vescovo ha twittato che il mese del Pride è un evento pericoloso per i bambini, e il Vaticano ha pubblicato un documento che critica l’identità transgender. Molti cattolici sono in sintonia con queste uscite, ma per i membri della comunità LGBT cattolica il mese di giugno continua ad essere il periodo in cui celebrano due lati della loro identità che non sempre sono stati in grado di convivere pacificamente.
Hilary Howes è fondatrice di TransCatholic e si batte attivamente per rendere la Chiesa un luogo accogliente per le persone transgender: “A volte non è facile essere cattolica all’interno della comunità queer, come non è facile essere queer all’interno della comunità cattolica. Quando sono a un Pride indosso sempre qualcosa che mi identifica come cattolica, in modo che la gente sappia che esistono cattolici che sostengono [i diritti LGBT]”.
Howes, che abita nei dintorni di Washington, durante [la stagione dei] Pride si offre sempre di raccontare la storia della sua transizione e della sua conversione al cattolicesimo per far vedere come nella Chiesa esista una grande diversità.
Poi c’è il trentaduenne Patrick Gothman, che ha passato molti anni a cercare di capire come potesse conciliare la sua sessualità e la sua fede cattolica. Qualche mese fa Gothman ha incontrato Patrick Weston, con il quale ha lanciato Vine & Fig (Vigna e fico), “uno spazio web dove le persone queer cattoliche possono dire al mondo che le loro vite sono autentiche, sante e bellissime”. I due creano video e articoli e hanno un canale su Slack, un’applicazione di messaggeria istantanea, dove circa 150 persone LGBT cattoliche si raccontano assistite da dei moderatori.
È un progetto in gran parte autofinanziato, anche se sul sito c’è una pagina per le donazioni. I due si sono incontrati poche volte di persona, soprattutto quando Gothman, che abita ad Austin, in Texas, ma è un assistente di volo, si reca per lavoro a Columbus, in Ohio, dove risiede Weston, ma perlopiù i due soci comunicano attraverso messaggi e videochiamate: “Volevamo uno spazio web dove le persone queer cattoliche si potessero incontrare per parlare della durezza e della bellezza dell’essere cattolici” dice Gothman.
In una discussione su Slack qualcuno ha chiesto ai membri di parlare delle loro “consolazioni” e “desolazioni”, due termini ignaziani che designano la presenza o l’assenza di Dio dalla vita di ognuno: “C’erano molte risorse protestanti, ed erano molto utili, ma mancava il punto di vista cattolico che io cercavo. Non posso non essere gay, e non posso non essere cattolico” racconta il ventiseienne Weston della sua ricerca di materiali che gli fossero d’aiuto per conciliare la sua fede e la sua sessualità.
Oggi si ritiene in pace, anche se ammette che “essere un cattolico queer significa vivere in una sorta di zona grigia”.
Per Patrick Gothman e Patrick Weston il mese di giugno è un’opportunità per incontrare altre persone LGBT cattoliche e ricordare loro che la Chiesa è casa loro. Il 10 giugno scorso sul loro sito è comparso un video in cui i due invitano le persone LGBT cattoliche ad essere fiere della loro doppia identità: durante la stagione dei Pride “vedrete molta gioia e molto amore. Se la Chiesa assomigliasse un pochettino di più a un Pride, andremmo tutti infinitamente più volentieri a Messa la domenica” dice Gothman.
I rappresentanti di alcune denominazioni cristiane sostengono pubblicamente il Pride, ma i cattolici negli Stati Uniti difficilmente sentono dichiarazioni simili da parte dei vescovi (negli ultimi anni alcuni vescovi statunitensi hanno espresso il loro sostegno alla comunità LGBT, per esempio l’arcivescovo di Newark, cardinale Joseph Tobin, il quale lo scorso aprile ha dichiarato a NBC News che il linguaggio che la Chiesa utilizza per parlare dell’omosessualità è “decisamente infelice”), ma alcune risorse pro-LGBT esistono.
Le Suore della Misericordia delle Americhe pubblicano sul loro sito web una serie di riflessioni sulle questioni LGBT. Pride with Mercy (Fierezza nella misericordia) viene pubblicato in inglese e spagnolo, e contiene ad esempio articoli sul significato della bandiera arcobaleno, sull’energia della gente che sfila a un Pride o sulla difficoltà dei giovani LGBT: “In che modo possiamo assistere, nella misericordia, i giovani LGBTQ+ che non sanno sfuggire al racket perché non sanno a chi rivolgersi, perché dove vivono non ci sono risorse (per esempio, posti letto o fondi), o perché temono che chi gestisce i rifugi discrimini le persone LGBTQ+? Come possiamo venire in aiuto di questi giovani, alleviare il loro isolamento, la loro paura e la loro solitudine?” si chiede suor Jeanne Christensen, la quale scrive nel suo blog che i giovani LGBT costituiscono una percentuale altissima dei senzatetto.
Il gruppo cattolico Network, che si occupa di giustizia sociale, evidenza in un saggio le difficoltà economiche della comunità LGBT: “In questo mese dedicato ai Pride vogliamo continuare a lottare perché il governo lavori per la giustizia e l’uguaglianza nei confronti della comunità LGBTQ+ negli Stati Uniti”.
Quest’anno molti gruppi cattolici parteciperanno alle sfilate dei Pride e organizzeranno speciali gruppi di preghiera e forum educativi: per esempio, la parrocchia di San Francesco Saverio [a New York] e l’Università Fordham hanno organizzato una tavola rotonda su cattolicesimo e attivismo LGBT su scala globale, con ospiti provenienti dal Messico, dalle Filippine e dell’Uganda.
Secondo Xorje Olivares il Pride è un’opportunità per far sapere alle persone LGBT cattoliche che la Chiesa è la loro casa, un messaggio che spera risulti ben chiaro grazie alle bandiere arcobaleno che sventoleranno durante la Messa nei pressi dello Stonewall Inn: “Da qualsiasi luogo proveniate, anche se la vostra fede cattolica è poco profonda, ci sarà almeno un luogo che potete considerare casa vostra, un luogo in cui potrete essere quello che siete, ed esserne felici”.
* Michael J. O’Loughlin è corrispondente di America per gli Stati Uniti.
Testo originale: How L.G.B.T Catholics are celebrating Pride Month